Dopo il caso delle banche commerciali, anche tre dei quattro istituti statali e controllati dal governo hanno deciso di interrompere i rapporti con le aziende sanzionate russe. E il fronte si allarga
Finché era una piccola banca commerciale, seppur strategica per le importazioni dalla Cina, non c’era da allarmarsi più di tanto. Ora che però sono tre delle quattro grandi banche statali a congelare i pagamenti della Russia per ricevere le merci cinesi, allora la musica cambia. La Industrial and Commercial Bank of China, la China Construction Bank e la Bank of China, che da sole reggono gran parte dell’economia cinese, hanno interrotto le transazioni dall’inizio del 2024 con la Cina. Attenzione, si tratta di giganti interamente controllati dallo Stato, dunque dal partito. Il messaggio è quindi, anche, politico.
Il motivo è sempre lo stesso, la paura di rimanere invischiati nelle sanzioni in formato extra large e che permettono di colpire tutti quegli intermediari finanziari che fanno ancora affari con Mosca. D’altronde, l’economia cinese è in grave difficoltà e Pechino non può certo permettersi nuove sanzioni (qui l’intervista all’economista Carlo Pelanda). La prova è nel fatto che i primi problemi tra le grandi banche statali e l’ex Urss risalgono addirittura allo scorso dicembre, quando l’Europa ha approvato il dodicesimo pacchetto di sanzioni.
Lo stesso mese in cui sono divenute operative le sanzioni secondarie americane, contro gli istituti finanziari che aiutano la Russia. Tutto questo ha fatto sì che le banche cinesi ora non siano più disposte a fare affari con le aziende russe sanzionate. A questo punto è chiaro come il fronte si stia allargando e come il grosso del sistema finanziario del Dragone si stia progressivamente disimpegnando dal sostegno alla Russia.
L’effetto domino è dunque assicurato. Per stessa ammissione del viceministro degli Esteri russo, Andrey Rudenko. Il quale ha ammesso senza troppi giri di parole come un certo numero di banche cinesi si sono improvvisamente “astenute da attività bancarie” con la Russia a causa di “timori di sanzioni”. Tutto questo mentre i prezzi delle case nuove in Cina a gennaio sono scesi per il settimo mese consecutivo. Secondo i calcoli Reuters basati sui dati dell’Ufficio nazionale di statistica (Nbs), i prezzi delle nuove case sono scesi dello 0,3% su base mensile dopo essere scesi dello 0,4% a dicembre. I prezzi sono scesi dello 0,7% rispetto all’anno precedente, segnando il calo più marcato in 10 mesi, rispetto al calo dello 0,4% di dicembre.