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Clima, energia, ambiente. Le sfide dell’Europa e del G7

Cosa è emerso all’incontro “L’Europa e il suo avvenire alla prova della transizione” organizzato da Globe, l’associazione nazionale per il clima, e dal World Energy Council Italia, una delle tappe di avvicinamento alle Giornate dell’Energia e dell’Economia circolare di Trevi, che vedrà una serie di appuntamenti dedicati al tema della transizione ecologica

Il messaggio che arriva da Palazzo Chigi a tutti i ministri è chiaro e non lascia dubbi a interpretazioni: le riunioni della presidenza italiana del G7 devono essere improntate al raggiungimento di obiettivi “tangibili, concreti e misurabili”. Niente voli pindarici, poco o nessuno spazio a fumosi piani difficilmente realizzabili. Anche, forse soprattutto, per quelli che riguardano l’ambiente e la transizione ecologica, i dossier ancora aperti a Bruxelles (a cominciare dal Regolamento sugli imballaggi), i progetti del Pnrr.

È quanto emerso all’incontro “L’Europa e il suo avvenire alla prova della transizione”, dove Laura D’Aprile, capo del Dipartimento Sviluppo Sostenibile del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nonché Chair della parte ambiente per il G7, è stata molto chiara sui traguardi da raggiungere. E riguardano tre ambiti principali. “Il primo riguarda l’economia circolare, oggetto dell’incontro di oggi. L’economia circolare è l’esempio pratico e tangibile di quello che chiamiamo ‘decouplimg’, disaccoppiamento, cercando di sviluppare al massimo il riciclo. Nel riciclo troviamo, tra l’altro, anche le materie prime critiche”. Poi c’è il tessile, un comparto che ha un impatto ambientale molto forte. “Occorre quindi ricercare nuove tecnologie in grado di portare risultati meno impattanti e meno inquinanti”.
“Il secondo ambito – ha proseguito la D’Aprile – si occupa di biodiversità e di natura, che dobbiamo valorizzare in funzione della lotta ai cambiamenti climatici, il contrasto al degrado del suolo e la conservazione e l’utilizzo efficiente delle risorse idriche. Terzo ambito, che è trasversale a tutti gli altri, riguarda lo sviluppo delle tecnologie, per un approccio nuovo e funzionale al monitoraggio e alla prevenzione degli effetti dei cambiamenti climatici. Su tutti questi temi il nostro Paese è in grado di proporre tutta una serie di conoscenze e pratiche di particolare rilievo” .

L’incontro romano, organizzato da Globe, l’associazione nazionale per il clima, e dal World Energy Council Italia, è una delle tappe di avvicinamento alle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi, che vedrà una serie di incontri dedicati al tema della transizione ecologica. Il prossimo si terrà proprio in occasione del G7 Clima, Energia e Ambiente, a Torino, a fine aprile. Un anno, il 2024, che sarà decisivo per la politica europea. I leader che saranno eletti a giugno saranno, infatti, chiamati a mettere in atto politiche ambiziose per rispettare gli impegni fissati dagli accordi internazionali su clima e Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

“Questo primo incontro – ha detto Matteo Favero, presidente di Globe, aprendo i lavori – rappresenta un’occasione preziosa per rendere più aderente alla realtà e ai bisogni la piattaforma nata otto anni fa (le Giornate di Trevi, n.d.r.). Quella che è diventata una comunità forte, formata dalle maggiori imprese e consorzi della green economy italiana, ha l’ambizione di contribuire ai processi decisionali e di favorire il dibattito in un momento min cui la sostenibilità è il cuore dello sviluppo: un processo che si declina in termini ambientali, economici e sociali”.

“Continueremo a lavorare insieme nelle prossime settimane – ha proseguito Favero – seguendo il filo rosso della via delle transizioni, dall’Italia de dall’Europa verso l’Africa e gli Stati Uniti. Nel mese di aprile saremo a Torino in occasione della Planet Week e del G7 Clima, Energia e Ambiente a guida italiana; a settembre a Trevi per l’8° Edizione delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare; a ottobre a Washington per il secondo bilaterale per la cooperazione Italia-USA su energia, clima e economia circolare; quindi nuovamente a Roma per fare il punto sul lavoro svolto nel corso dell’anno. Un percorso che si svilupperà in sinergia con i progressi che emergeranno dai lavori del G7, dalle elezioni europee e dalla Cop29 di novembre a Baku, in Azerbaigian”.

La seconda parte dei lavori della giornata è stata dedicata agli esempi di eccellenza dell’economia circolare, i consorzi degli imballaggi in primis, e al Regolamento sugli imballaggi che sta per essere approvato a Bruxelles, dove il prossimo trilogo si terrà il 4 marzo. Tutti, rappresentanti dei consorzi e di imprese e parlamentari europei, hanno ancora una volta stigmatizzato la netta contrarietà ad un provvedimento che non tiene conto delle specificità nazionali e dei risultati ottenuti nel conseguire gli obiettivi di riciclo. “Ce ne faremo una ragione e continueremo sulla strada fin qui tracciata” è stato il commento unanime. Anche se da parte di tutti è stato espresso l’augurio che potessero essere ripristinati gli emendamenti approvati dal Parlamento e non accettati dal Consiglio.

Ma, ha detto Ivan Illomei, responsabile delle relazioni istituzionali del Conai, “noi guardiamo al futuro”. “Il Conai, come già sta facendo da qualche anno a questa parte, dovrà sempre più essere riferimento dei Sistemi di Responsabilità del Produttore, ponendosi come interlocutore primario delle istituzioni nazionali e comunitarie, promuovendo studi e ricerche, analisi, approfondimenti e confronti sulle varie tematiche che le normative pongono al settore industriale. Il Piano Mattei potrebbe essere un’occasione interessante per esportare nei Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo, le competenze per accompagnarli verso una reale transizione all’economia circolare”.

Il Piano Mattei, appunto. È la punta di diamante del Governo. “Il nostro futuro dipende dal futuro del continente africano”, aveva detto Giorgia Meloni al vertice Italia-Africa di fine gennaio. E di Global South si parlerà alle riunioni del G7, compresa quella sull’ambiente di fine aprile. D’altra parte per il Governo si tratta di un’occasione unica, non soltanto a breve termine, vedi le elezioni europee di giugno, ma, più a lungo termine, per ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama geopolitico internazionale.

E poi c’è sempre il Pnrr, un “volano incredibile” per rilanciare l’economia del Paese. Anche in chiave green. Con pragmatismo e senza ideologia. Portando a compimento i tanti progetti che lo tengono in piedi. Tenendo sempre presente, come è stato sottolineato da alcune aziende energy intensive in una dichiarazione sottoscritta nei giorni scorsi ad Anversa, in Belgio, che “non vi può esserci green deal senza industrial deal”.

Un concetto, questo, ripreso da Patrizia Toia, vice presidente della Commissione industria, ricerca e energia del Parlamento Europeo. “Non possiamo pensare ad un Green Deal in maniera astratta e avulsa dalla realtà. Se l’Europa vuole avere un sistema industriale competitivo deve agire sull’innovazione e la ricerca. La transizione è un passaggio epocale e non si fa dall’oggi al domani. Per questo occorre un patto convinto tra coloro che credono fino in fondo in questa transizione e quelli che sono più pragmatici, per coglierne le opportunità e superarne i limiti. Un patto che comprenda gli strumenti e le risorse necessarie a raggiungere gli obiettivi fissati”.


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