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Sì al commissario Ue alla Difesa. Pinotti spiega il perché

“L’Europa? Deve superare le gelosie nazionali e anche alcune impuntature. Noi non sappiamo come finiranno le elezioni americane, ma non c’è dubbio che la minaccia di Trump rivolta all’Ue va tenuta presente”. Intervista a Roberta Pinotti, già ministra della Difesa

Un commissario Ue alla Difesa, dice a Formiche.net l’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, sarebbe un segno importante, un “acceleratore decisivo”. Il ragionamento della senatrice dem parte dal fatto che la mossa esprimerebbe la volontà politica della nuova Commissione di dare alla Difesa un’attenzione particolare.

Difesa comune europea: questa volta ci siamo?

Io lo spero, però non mi arrischio a fare delle previsioni trionfalistiche o troppo ottimistiche, perché purtroppo più di una volta in passato mi sono trovata nella situazione in cui si è detto “se non ora, quando?”, penso, ad esempio, dopo la rovinosa ritirata dall’Afghanistan, quando l’Europa si è interrogata se non avrebbe potuto decidere autonomamente di rimanere per evitare quel disastro dell’Occidente che è stato lasciare il Paese in mano ai talebani. Ma in quel momento, nonostante non servisse un contingente illimitato, l’Europa non aveva l’organizzazione necessaria a prendere in mano autonomamente la missione.

Poi la promessa di procedere speditamente verso una difesa comune ce la siamo fatta quando la Russia ha cominciato la guerra all’Ucraina. Su questo ricordo, e devo dire che lo ha fatto con molta forza, che il presidente Mario Draghi sia nel Parlamento italiano sia poi nei Consigli europei aveva portato il tema della difesa come un obiettivo prioritario; impegno suggellato simbolicamente dalla foto di Macron, Scholz e Draghi sul treno per Kiev. Il tema ritorna anche nel documento sulla competitività europea, a cui sta lavorando. La difesa comune è un passaggio essenziale per qualificare il ruolo che l’Europa può avere nel contesto globale.

Anche dopo quella situazione sembrava vicina la meta…

C’erano stati commenti e dichiarazioni dei leader europei coinvolti che sembravano far sperare in positivo in questo senso, quindi oggi io me lo auguro fortemente. È qualcosa per cui ho lavorato strenuamente negli anni in cui sono stata ministro. Tanto che nel 2017 è partita la prima cooperazione rafforzata sulla difesa, che non era mai stata attivata in precedenza, e sicuramente posso dire che il ruolo di spinta dell’Italia è stato un ruolo essenziale. Però prima di fare previsioni aspetto di vedere il passaggio dalle intenzioni alla realtà dei fatti.

In passato il freno maggiore ad una difesa Ue era rappresentato da stati membri che, in parte, avevano una politica estera non sempre comune e con diverse sensibilità: adesso proprio la cementificazione della politica estera di tutti gli Stati membri sull’Ucraina può essere un volano decisivo?

Sicuramente l’unità che c’è stata da parte dei Paesi europei, con qualche tentennamento da parte dell’Ungheria, ma che poi nelle decisioni finali con vari escamotage è sempre rientrato, è un elemento importante che io metterei insieme ad un’altra questione: il ruolo degli Usa. Noi non sappiamo come finiranno le elezioni americane, ma non c’è dubbio che la minaccia di Trump rivolta all’Ue va tenuta presente. Ha detto che chi non raggiungerà la percentuale del 2% non sarà difeso dalla Nato. Sicuramente lo ha fatto anche per alzare l’attenzione della campagna elettorale su di sé, ma laddove ci sia di nuovo una politica da “America first” con un disimpegno americano, che in questi anni Biden ha invertito, agendo con protagonismo sulla crisi ucraina e ora in Medioriente, beh anche per questo l’Europa potrebbe essere più fortemente spinta a superare le gelosie nazionali e anche alcune impuntature. Io me lo auguro.

Un altro aspetto sollevato da Ursula von der Leyen è stato quello legato al beneficio di un’industria europea comune, settore in cui l’Italia eccelle. Come intrecciare policies e pil?

È un elemento essenziale, sappiamo bene che non bisogna allineare soltanto i valori fondamentali ma anche gli interessi: due elementi che devono marciare di pari passo perché poi le cose si realizzino davvero. Allora, costruire in Europa un’industria della difesa più forte, più integrata, più cooperante è essenziale ma non è un passaggio da enunciare soltanto. Bisogna che ci si lavori, che gli Stati accompagnino i grandi complessi industriali in questa integrazione per evitare di rischiare effetti che possono essere di deperimento industriale o di posti di lavoro per i singoli Paesi. È un percorso che non ci vede partire da zero : abbiamo già sperimentato architetture di cooperazione, in consorzi come MBDA e quando abbiamo costruito il caccia europeo l’Eurofighter Typhoon, un intercettore che inizialmente doveva essere di tutti i principali paesi, ma poi la Francia si è sfilata, mentre sono rimaste insieme Germania, Spagna, Italia e Gran Bretagna. Altro esempio, che purtroppo è sfumato, il progetto di integrazione Fincantieri – Stx France, operazione bloccata da resistenze interne alla Francia ma resa complicata anche da una normativa europea che vuole evitare concentrazioni.

Però dovremmo prestare attenzione: se impediamo il rafforzamento di colossi europei, saranno quelli cinesi o coreani a surclassarci. Sulla questione ho ascoltato parole molto convincenti da parte degli amministratori delegati di Leonardo e Fincantieri: Cingolani ne ha parlato in più di un’occasione e anche Folgiero ne ha trattato molto recentemente. Credo che lavorare in questo senso sia fondamentale perché ancora oggi circa il 70% delle dei prodotti d’armamento acquistati dalle nazioni europee sono Made in Usa.

Condivide la proposta von der Leyen di prevedere un commissario ad hoc alla difesa nella prossima Commissione?

Sì, è una proposta che io appoggio. Per capire di cosa si tratta: sarebbe come se nascesse un nuovo ministero nel governo italiano, sarebbe un segnale forte della volontà politica della nuova Commissione di dare alla difesa un’attenzione particolare. È uno spazio centrale sarà riservato all’integrazione industriale: oggi questa parte è inserita nel portafoglio dell’industria. Con la direzione generale sulla difesa e un responsabile politico può avere un’importante accelerazione .

Per impostazione dei Trattati, non c’è oggi in Ue una riunione formale dei ministri della Difesa, e io credo che dovrebbe esserci, ma i tempi a riguardo non sarebbero brevi. Un passo in avanti della Commissione sarebbe in ogni caso un acceleratore importante.

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