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Riservisti, missioni e finanziamenti. Ecco i nuovi progetti della Difesa

Dalla riserva militare a nuove regole per la partecipazione alle missioni internazionali, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, punta a Forze armate pronte ad agire con rapidità alle diverse sfide che caratterizzano lo scenario internazionale

L’attuale scenario geopolitico internazionale richiede un aggiornamento dell’intero sistema-Difesa nazionale “che consenta al Paese di dotarsi di una migliore e più efficace capacità di risposta alle crisi”. A ribadirlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in audizione presso le commissioni Difesa di Camera e Senato e reduce dalla riunione informale dei ministri della Difesa a Bruxelles. Entrambe occasioni nelle quali il ministro ha affrontato i principali temi di insicurezza che circondano l’Europa e il Paese, dalla guerra in Ucraina alla minaccia nel mar Rosso, passando per la crisi a Gaza. È in questo scenario che, per il ministro, è necessario apportare delle modifiche all’architettura delle Forze armate e del comparto difesa in generale, a cominciare dalle norme che regolano la partecipazione italiana alle missioni internazionali.

La sfida asimmetrica

Per il ministro, infatti, gli attacchi delle milizie yemenite filo-iraniane Houthi nel mar Rosso fa parte di una più ampia strategia ibrida di destabilizzazione asimmetrica “cui Mosca e Pechino perseguono l’obiettivo di prevalere slealmente nella competizione globale e di guadagnare nuove sfere di influenza”. Per Crosetto, infatti, Russia, Iran, Corea del Nord e Cina “stanno intenzionalmente conducendo un conflitto ibrido contro l’Occidente: un confronto per l’accesso alle materie prime, alle fonti di energia, alle terre rare, un confronto sulla capacità produttiva in settori e capacità strategiche, un confronto sulla superiorità tecnologica e sulla ricerca, ma anche un confronto sulla competitività economica”. Una sfida asimmetrica che “pagherà principalmente l’Europa, soprattutto i Paesi della sponda sud come l’Italia”.

La legge sulle missioni internazionali

Per Crosetto, dunque, quanto sta accadendo “ha fatto risaltare ancora di più i limiti della legge 145 del 2016” che la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. L’obiettivo della modifica è elaborare “uno strumento normativo migliorato che consenta al Paese di dotarsi di una migliore e più efficace capacità di risposta alle crisi, potendo contare su procedure di impiego immediato delle forze armate e conferendo maggiore flessibilità operativa e di impiego alle forze operanti in una stessa area geografica”. Come sottolineato dal ministro anche in altre occasioni, “la Difesa deve stare al passo coi tempi per affrontare con rapidità ed efficacia le emergenze e le crisi internazionali”. La modifica, come già annunciato nel Documento programmatico pluriennale della Difesa e nell’ultima Nadef, rivisita la procedura di autorizzazione delle missioni all’estero con lo scopo di assicurare maggiore flessibilità d’impiego allo strumento militare. Il provvedimento agevolerà l’impiego a livello operativo delle unità ad alta e altissima prontezza, da impiegare all’estero al verificarsi di crisi o in situazioni di emergenza. L’attivazione di quest’ultime sarà disposta con delibera del Consiglio dei ministri da inviare alle Camere per l’autorizzazione, con una tempistica più rapida, in linea con esigenze derivanti dalla gestione della crisi. Tutto questo “senza togliere le prerogative del Parlamento che resteranno centrali”.

Finanziamenti

Altro aspetto fondamentale previsto dalla nuova legge è una notevole semplificazione procedurale che consentirà l’effettiva riduzione dei tempi per il finanziamento delle missioni. La norma prevede anche lo spostamento, dal 31 dicembre al 31 gennaio, del termine per la presentazione del governo alle Camere della relazione analitica sulle missioni in corso, necessaria per la loro prosecuzione, allineando la pianificazione operativa a quella finanziaria, derivante dalla legge di bilancio. “Il quadro che si sta delineando – ha spiegato Crosetto – prefigura un accresciuto impiego di capacità della Difesa, non preventivabili in fase di predisposizione delle assegnazioni finanziarie per gli impegni del 2024 e difficilmente compensabili attraverso una rimodulazione degli impegni in altre aree di crisi”. Per questo l’impegno italiano per la sicurezza nelle aree di crisi “deve trovare ristoro attraverso finanziamenti aggiuntivi oltre il perimetro previsto dalla legge di bilancio”.

La riserva ausiliaria

Accanto a queste misure, il ministro sta da tempo sottolineando la necessità per il Paese di attivare una riserva militare sul modello della Guardia nazionale statunitense o delle riserve militari di Svizzera e Israele, “volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le Forze armate”. Per adesso il progetto prevede di attivare personale in congedo, in riserva o con già esperienze militari pregresse, da attivare “in caso di situazioni e crisi eccezionali”. Questi riservisti saranno “ripartiti in nuclei operativi di livello regionale posti alle dipendenze delle autorità militari individuate con decreto del ministro della difesa” e al momento del richiamo sarebbero impiegati in “attività in campo logistico nonché di cooperazione civile-militare”. Insomma non direttamente nelle operazioni militari ma in loro supporto, permettendo un impiego più razionale dei militari attivi in funzioni operative. Accanto all’idea della riserva, si aggiunge anche l’incremento del personale “attivo” delle Forze armate a 160mila unità (rispetto alle attuali 150mila). Le diecimila unità in più, inoltre, vedrebbero un attenzione particolare a professionalità specifiche nelle nuove dimensioni operative della difesa, a partire da hacker o esperti di intelligenza artificiale.

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