Il Paese è in linea con gli obiettivi europei e di sviluppo sostenibile per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma sulle emissioni c’è da lavorare ancora
Nel giorno in cui a Bruxelles viene raggiunto l’accordo sulla nuova direttiva per la qualità dell’aria, a Roma si certifica che il nostro Paese è in linea con gli obiettivi europei e di sviluppo sostenibile per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che raggiunge buoni livelli di raccolta differenziata dei rifiuti e diminuisce lo smaltimento in discarica, che continua il lento miglioramento della qualità dell’aria (a parte certi picchi di questi giorni nella Pianura Padana), che ottiene buoni risultati con l’agricoltura biologica. Meno confortanti i dati sulle emissioni di gas serra, l’incidenza del turismo sui rifiuti urbani, la produzione dei rifiuti speciali e il consumo di suolo. Stabile la situazione dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici, della gestione delle aree protette e del rumore.
A certificare questo quadro nazionale è il quarto Rapporto Ambiente di Ispra e del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Un’analisi in ventuno punti sullo stato dell’ambiente in Italia “per capire quali trend stanno andando nella direzione giusta e quali no, cosa risulta stabile, quali elementi andrebbero maggiormente indagati e migliorati. Il tutto per monitorare gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo, dall’ottavo programma d’azione ambientale, dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
“Molte sono le minacce che incombono sullo stato di salute del nostro Pianeta”, ha detto il presidente di Ispra Stefano Laporta. “Un’appropriata diffusione delle informazioni tra i cittadini e i decisori pubblici su come sta il nostro ambiente è fondamentale per accompagnare e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Per intervenire efficacemente, per intraprendere qualsiasi azione di prevenzione e di ricostruzione e per non incorrere ciclicamente negli stessi problemi, sono fondamentali il monitoraggio e la rilevazione dei dati e la conoscenza che ne deriva. Le azioni concrete, poi, spettano ai decisori politici”.
E allora vediamoli più da vicino questi indicatori e i loro trend, alla luce dei dati contenuti nel rapporto. Bene le energie rinnovabili: negli ultimi venti anni la loro quota è più che triplicata passando dal 6 al 20 per cento, superando l’obiettivo del 17 per cento assegnato all’Italia. Per quanto riguarda l’agricoltura biologica, il Piano strategico nazionale 2023-27 destina il 25 per cento dei terreni agricoli a questo tipo di coltura. Negli ultimi trent’anni l’andamento è stato sempre crescente sia in termini di operatori sia di superficie coltivata, “in controtendenza rispetto allo astorico declino della superficie agricola”.
Si conferma in crescita costante la raccolta differenziata dei rifiuti che raggiunge il 65%. L’organico si conferma la frazione più raccolta (oltre il 38%), seguito da carta e cartone (poco più del 19%) e dal vetro (12%). Di conseguenza diminuisce la quantità dei rifiuti smaltiti in discarica: dal 63 per cento del 2002 si è passati al 18 per cento del 2022. Le discariche ancora in funzione sono 117: 50 al Nord, 25 al Centro e 42 al Sud. Occorre imprimere un’accelerazione nel miglioramento della gestione dei rifiuti se vogliamo raggiungere l’obiettivo del 10 per cento previsto dalla normativa entro il 2035. Le regioni più performanti in questo senso sono la Campania (1,1 per cento di rifiuti in discarica), seguita dalla Lombardia, dal Friuli Venezia Giulia e dall’Emilia Romagna. E sempre a proposito di gestione dei rifiuti, la situazione è sostanzialmente stabile per quanto riguarda la produzione: nel 2022 abbiamo prodotto quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con quasi 500 chili per abitante.
Si riducono le emissioni di gas serra rispetto al 1990 (-20 per cento), ma non sufficienti per raggiungere i nuovi obiettivi al 2030. Dopo la battuta d’arresto dovuta al periodo pandemico, i gas serra hanno visto un incremento dell’8 e mezzo per cento dovuto alla ripresa delle attività economiche. Critica anche le condizioni dell’aria per quanto riguarda il particolato (PM10), nonostante una consistente di munizione riscontrata negli ultimi dieci anni: siamo molto lontani dai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’obiettivo previsto dalla normativa su tutto il territorio nazionale.
Come dimostrano, anche, le ultime notizie che arrivano dalla Pianura Padana. Per quanto riguarda, poi, le aree protette terrestri e marine, l’obiettivo dell’Unione Europea è di tutelare almeno il 30 per cento del territorio entro il 2030. Ad oggi la superficie terrestre protetta è di 6 milioni e mezzo di ettari pari a poco più del 21,5% del territorio italiano; 4 milioni quella marina, poco più dell’11%. Siamo ancora piuttosto indietro rispetto all’obiettivo fissato. Va anche peggio per il consumo di suolo: dal 2006 al 2022 ne sono stati consumati oltre 120 mila ettari; nell’ultimo anno abbiamo viaggiato addirittura a una media di oltre 21 ettari al giorno, 2 metri quadrati e mezzo al secondo. Un incremento che allontana il nostro Paese ancora di più dall’obiettivo dell’azzeramento del consumo netto di suolo previsto dall’Ottavo programma di azione ambientale.
Buone notizie sul fronte laghi e fiumi. Per i primi il 69 per cento lo stato chimico, ossia la presenza di sostanze chimiche contaminanti derivanti dalle attività dell’uomo, è in stato “buono”. Per i fiumi siamo quasi all’80 per cento. “Complessivamente, si registra un generale aumento, rispetto ai sei anni precedenti, dei corpi idrici superficiali classificati in stato chimico buono”. Stessa situazione per le acque sotterranee (falde e sorgenti) il cui “stato chimico” viene classificato “buono” per il 70 per cento del totale.
Un giudizio complessivo sullo stato dell’ambiente di casa nostra non è possibile formularlo, perché, come ha fatto notare qualcuno, “sarebbe una scorciatoia che non possiamo prendere” vista la complessità e la vastità delle problematiche e delle situazioni registrate lungo la penisola e nei territori. Possiamo e dobbiamo registrare le informazioni e dati del rapporto che rimangono fondamentali per i decisori pubblici nazionali e locali.
“Il rapporto è uno strumento fondamentale di conoscenza per le azioni che il governo deve attuare a livello nazionale e nei territori”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo alla presentazione, “così come ci chiede l’Unione europea, specialmente per quanto riguarda la qualità dell’aria, nella Pianura Padana in particolare, attraverso l’efficientamento energetico degli edifici e dei trasporti e la modernizzazione del sistema produttivo agricolo. La decarbonizzazione è il principale fronte sul quale dobbiamo agire, per contrastare il cambiamento climatico, per tutelare la biodiversità, per dare piena attuazione all’economia circolare, per la difesa del suolo. I dati del Rapporto aiutano a progettare la nostra transizione ecologica ed energetica all’insegna della sostenibilità”.