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Documenti nucleari. Cosa ci dicono le carte russe di cui parla il Financial Times

Documenti classificati ottenuti dal Financial Times rendono più chiari alcuni dei criteri seguiti da Mosca nell’impiego di armi atomiche. Pur scendendo nei dettagli, questi criteri non si contrappongono con le linee guida generali già diffuse pubblicamente

La fog of war sullo strumento nucleare russo è diventata meno fitta. Ventinove diversi documenti classificati, relativi a simulazioni belliche (riferite ad una “Dasinia” molto simile alla Repubblica Popolare Cinese che invade una “Federazione settentrionale” che ricorda invece la Russia)  in cui si fa riferimento a principi operativi per l’uso delle armi nucleari, sono stati condivisi da fonti occidentali anonime con il Financial Times, che ne ha prontamente divulgato i contenuti.

I criteri desumibli per il potenziale impiego dell’opzione nucleare sono diversi: da una penetrazione nemica sul suolo della Federazione Russa (tra cui uno sbarco del nemico sul territorio russo, la sconfitta delle unità responsabili della sicurezza delle aree di confine) a un imminente attacco nemico con armi convenzionali.

Nei documenti sono identificati combinazioni di fattori e indicatori specifici in cui le perdite subite dalle forze russe “porterebbero irrevocabilmente a non riuscire a fermare un’importante aggressione nemica”, una “situazione critica per la sicurezza dello Stato della Russia”: dalla distruzione del 20% dei sottomarini balistici strategici russi, del 30% dei sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, di tre o più incrociatori, di tre campi d’aviazione o di un colpo simultaneo ai centri di comando costieri principali e di riserva.

Pur essendo stati stilati tra il 2008 e il 2014, i documenti vengono considerati ancora validi dagli analisti occidentali. “È la prima volta che vediamo documenti come questo riportati nel pubblico dominio”, è il commento del direttore del Carnegie Russia Eurasia Center di Berlino Alexander Gabuev riportato dal FT. “Dimostrano che la soglia operativa per l’uso di armi nucleari è piuttosto bassa se il risultato desiderato non può essere raggiunto con mezzi convenzionali”.

Una soglia bassa, ma non più bassa di quanto ci si potesse aspettare. Anche perché i criteri presenti nei documenti si collocano in modo apparentemente coerente con la dottrina ufficiali di Mosca riguardo all’uso dell’ordigno atomico: nella dottrina di deterrenza nucleare, firmata dal presidente russo Vladimir Putin nel 2020, è prevista l’eventualità di first nuclear strike in diversi scenari, come quelli in cui è minacciata l’esistenza della Russia come Stato, ma anche in caso di difesa da attacchi con armi convenzionali. Secondo il ben noto approccio “escalate to de-escalate”, volto a segnalare all’avversario del caso la risolutezza della Federazione Russa nel difendere sé stessa o nel perseguire obiettivi che ritiene di interesse vitale. Lo stesso approccio che avrebbe contribuito a limitare l’assistenza occidentale (e in particolare statunitense) all’Ucraina invasa in termini qualitativi, quantitativi e temporali, proprio per evitare un’eventuale escalation.

Secondo Jack Watling, senior researcher presso il Royal United Services Institute, il materiale di cui è entrato in possesso il Financial Times è finalizzato ad addestrare le unità russe per le situazioni in cui il Paese potrebbe eventualmente impiegare le armi nucleari, piuttosto che stabilire un regolamento per il loro utilizzo, che rimarrebbe comunque una decisione politica.

Mentre William Alberque, direttore del programma “Strategy, technology and arms control” per l’International Institute for Strategic Studies ed ex-impiegato per la Nato e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sul controllo degli armamenti, ritiene che i documenti riflettono i modelli visti nelle esercitazioni che l’esercito russo ha tenuto regolarmente prima e dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin nel 2022. L’esperto porta come esempi le esercitazioni russe tenute nel giugno e nel novembre dello scorso anno proprio in due regioni confinanti con la Cina, dove sono stati impiegati missili Iskander a capacità nucleare.



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