Nel contesto del programma per l’elicottero di nuova generazione, Next generation rotorcraft capability, la Nato ha selezionato la tecnologia Open system architecture (Osa) di Lockheed Martin che consentirà ai nuovi mezzi di operare con le altre piattaforme in ottica multidominio grazie a nuove architetture modulari che accelerano l’integrazione di nuove tecnologie di sensori e sistemi
Un’architettura innovativa, capace di integrare gli elicotteri della Nato di prossima generazione con gli altri mezzi e velivoli attualmente in servizio nei diversi domini operativi militari. È il principio del sistema Open system architecture (Osa) di Lockheed Martin selezionato dalla Nato per studiare il proprio programma Ngrc (Next generation rotorcraft capability), che vede tra i Paesi partecipanti, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Grecia, con Stati Uniti e Canada come osservatori. A metà del 2022 i sei Paesi hanno siglato un memorandum d’intesa per lavorare insieme allo sviluppo del progetto con 26,7 milioni di euro allocati. Il progetto Ngrc ambisce a sviluppare un velivolo capace di raggiungere velocità, distanze, e altezze superiori ai modelli attuali, capace di operare nello spettro elettromagnetico con manovrabilità mai raggiunte e di penetrare i sistemi di difesa avversari (A2/AD), anche attraverso l’inter-connettività (multi-dominio) e l’uso dei droni lanciati dagli stessi elicotteri (Air launched effects).
Il nuovo elicottero della Nato
L’Alleanza Atlantica sta attualmente delineando lo studio concettuale per il programma Ngrc, il quale, a partire dal giugno 2022, sta seguendo uno sviluppo in cinque fasi distribuite nell’arco di tre anni. I cinque requisiti base, decisi per il programma Ngrc, stabiliscono che la piattaforma non superi i 35 milioni di euro per unità, con un costo per ora di volo compreso tra i cinque e i diecimila euro. Tali parametri, inoltre, devono essere raggiunti con il minimo di configurazioni diverse, così da ridurre i costi stessi del programma. Nel dettaglio, finora non sono ancora stati fissati requisiti dettagliati per l’Ngrc, ma nel maggio 2021 è stato rilasciato un elenco di “attributi”, tra i quali si prevedono un’autonomia senza rifornimento di novecento miglia nautiche (1.650 chilometri) e una gamma di velocità di crociera, di gran lunga superiori agli elicotteri tradizionali.
Open system architecture
La soluzione Open system architecture di Lockheed Martin permetterà alla Nato di comprendere meglio come accelerare gli aggiornamenti tecnologici necessari per le nuove piattaforme, attraverso un sistema che permetterà ai nuovi elicotteri di scambiare rapidamente informazioni tra sensori diversi e garantirà al contempo ai sistemi di nuova generazione di comunicare ed operare con le cosiddette piattaforme legacy, quelle cioè attualmente in servizio. L’obiettivo è creare un sistema di sistemi all’interno del quale le piattaforme lavorano insieme e condividono le informazioni, in modo da creare una visione completa del quadro operativo, consentendo operazioni congiunte in ogni dominio.
La proposta di Lockheed Martin
La società americana, inoltre, sempre nel contesto del programma Ngrc, ha offerto la sua proposta per lo sviluppo di un nuovo elicottero di medio tonnellaggio, il Next generation fast helicopter (Ngfh) basato sulla tecnologia X2 attualmente in gara negli Stati Uniti nel programma del Future vertical lift (Fvl) Questa tecnologia è basata su un doppio rotore coassiale rigido, unitamente ad un propulsore, in grado di far raggiungere all’elicottero velocità superiori ai quattrocento chilometri orari ed elevati livelli di agilità e manovrabilità. Il velivolo proposto da Lockheed sarebbe una macchina modulare e multiruolo, bimotore, a metà strada tra il più piccolo elicottero da ricognizione e attacco RaiderX e quello più grande pensato per il trasporto truppe d’assalto DefiantX.
“La lunga esperienza di Lockheed Martin in Open System Architecture (OSA) – ha detto Luigi Piantadosi, direttore del programma Future vertical lift internazionale – aiuterà la Nato a comprendere meglio come abilitare rapidi upgrades, cioè una integrazione rapida di software, sensori, sistemi e sotto-sistemi così da garantire sempre la possibilità di scambiare informazioni e creare un quadro completo della situazione operativa, elemento chiave per le Joint all-domain operations. L’introduzione della Open system architecture rappresenta una vera e propria rivoluzione nel design degli elicotteri, sin dall’inizio della loro progettazione, garantendo ai sistemi presenti e futuri di essere integrati e facilmente aggiornati, quindi mantenendo con facilità e costi nettamente più contenuti, rispetto ai sistemi attuali, la rilevanza operativa del sistema d’arma per tutto il suo ciclo di vita”.