Il Frankfurter Allgemeine Zeitung dedica un approfondimento allo stabilimento Enel di Catania, sempre più polo europeo per la produzione di pannelli solari e pietra angolare di una politica industriale verde in grado di limitare lo strapotere del Dragone
La sfida è di quelle ambiziose, se non altro perché si parla di mettere in discussione un monopolio granitico come quello che vede la Cina leader mondiale nella produzione di pannelli solari. Un mercato ancora oggi a senso unico: nel fotovoltaico il Dragone in meno di 20 anni ha conquistato una posizione di controllo assoluto. E il dominio non riguarda solo le materie prime, ma ogni singolo anello della catena di rifornimento, dal silicio al pannello finito.
Ora però le cose potrebbero cambiare. Il punto di partenza è il cambio della percezione del mercato cinese, con l’Occidente che finalmente ha preso coscienza di trovarsi dinnanzi a un’industria, dalle auto, alle batterie, ai pannelli, letteralmente dopata a suon di sussidi statali. Per decenni la Cina ha imbottito la propria manifattura di soldi pubblici, allontanandosi sempre di più dalle logiche di concorrenza, a discapito delle altre economie, costrette a inseguire prezzi alla produzione e dunque al dettaglio, costantemente al ribasso.
Da questa consapevolezza è partita la reazione industriale, che almeno in Europa batte bandiera italiana. Siciliana, per la precisione. Esattamente un anno fa, febbraio 2023, è stata inaugurata la Gigafactory 3Sun di Catania, un impianto di proprietà di Enel, plasmato grazie a un investimento di 700 milioni di euro e destinato, anche e non solo per questo, a diventare la più grande fabbrica europea di pannelli solari. Entro il 2024 il sito siciliano avrà la capacità produttiva di 3GW all’anno e una tecnologia avanzata unica al mondo, garantendo non solo energia pulita e rinnovabile ma anche una spinta verso la sicurezza e l’indipendenza energetica dell’Italia.
Tutto questo grazie a una tecnologia nota come HeteroJunction Technology, ovvero eterogiunzione di silicio, su cui sarà basato lo sviluppo di moduli fotovoltaici. La sfida alla Cina c’è tutta insomma e di questo sono consapevoli molti Paesi europei, oltre che lo stesso governo italiano (nei giorni scorsi, in occasione di una visita a Catania, il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, ha parlato di più grande polo industriale green, e digitale, d’Italia e forse d’Europa). Non è certo un caso se il Frankfurter Allgemeine Zeitung abbia dedicato allo stabilimento siciliano un approfondimento con il quale ragionare sul nuovo corso della politica industriale italiana, in chiave di sfida alla Cina.
“Il futuro della produzione solare europea sarà deciso in un’area industriale a sud della città siciliana di Catania. È qui che l’azienda elettrica italiana Enel sta avviando la produzione di celle e moduli solari, che presto diventerà la più grande d’Europa”, premette il Faz. “I produttori europei del settore solare sono a un bivio: il boom dell’energia fotovoltaica ha innescato un’ondata di importazioni cinesi che ha messo fine a molti produttori europei. Nel 2022, oltre il 95% dei pannelli solari in Europa proveniva dalla Cina. La Commissione europea e molti governi ritengono che le cose non possano continuare così”.
Dunque, serve un cambio di rotta. “L’Europa dovrebbe diventare meno dipendente ed Enel punta a raggiungere una produzione equivalente a tre gigawatt di energia elettrica o 15 mila pannelli al giorno su cinque linee di produzione nel corso del 2025. Per fare un confronto: il più grande fornitore europeo fino ad oggi, la svizzera Meyer Burger, ha solo poco meno della metà di questa capacità a Freiberg, in Sassonia. A Sarreguemines, in Francia, gli investitori stanno lavorando ad una fabbrica da cinque gigawatt, ma non è stata ancora posata la prima pietra”.
E che Enel si prepari a diventare un unicum, è molto più di una sensazione. Tra i produttori di energia elettrica in Europa, solo la spagnola Iberdrola ha intrapreso finora una strada simile a quella italiana: ha avviato la produzione con il produttore ispano-cinese Exiom, che però è significativamente più piccolo e non contiene celle solari, ma solo moduli. E il già citato gruppo elvetico Meyer Burger ha annunciato il trasferimento di buona parte della produzione dalla Germania agli Stati Uniti, mentre Enel va nella direzione opposta.
Insomma, entusiasmo in Germania per il caso italiano. “L’Enel è una delle locomotive dell’industria solare europea, di cui c’è urgente bisogno per la sua rinascita”, ha affermato Carsten Körnig, direttore generale della Federal Solar Industry Association. “Naturalmente occorre trovare domanda per le grandi capacità. In precedenza Enel costruiva nello stabilimento celle e moduli solari solo su piccola scala, in gran parte per la propria produzione di elettricità nelle centrali elettriche sudamericane, ad esempio. Ora l’azienda deve convincere i clienti in Europa della sua offerta, che si dice sia quindici volte più ampia di prima”.