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Tajani è l’uomo giusto per FI, ma non si candidi in Europa. Parla Piepoli

Il vicepremier si appresta ad affrontare due congressi importanti: quello di Forza Italia e quello del Ppe. Ne uscirà rafforzato e il partito ha buone chance di espandersi se rimarrà compatto. Ma a lui non conviene candidarsi e sfruttare la sua credibilità presso l’opinione pubblica per rendere la campagna elettorale del partito ancor più efficace. Conversazione con Nicola Piepoli, sondaggista e saggista

Arriva anche la benedizione di Pier Silvio Berlusconi. “Tajani è l’uomo giusto per Forza Italia”. Il vicepremier e ministro degli Esteri ha sulle spalle una grande responsabilità, sia in chiave interna ma soprattutto in vista dell’appuntamento elettorale delle Europee. Prima di allora, per il Antonio Tajani ci sono due “tappe intermedie” dalle quali è verosimile uscirà rafforzato. Il congresso di Forza Italia, in programma il 23 e il 24 febbraio e il congresso del Ppe a Bucarest. “Tajani è l’uomo giusto per aumentare l’appeal del partito. Ma non si deve candidare alle Europee in prima persona”. A dirlo a Formiche.net è il sondaggista e saggista Nicola Piepoli.

Il vicepremier è un leader molto apprezzato in Ue. Perché secondo lei sarebbe sconveniente un suo impegno in prima persona?

Tajani deve fare in modo di pescare i voti centristi e degli astenuti. La sua leadership è apprezzata e riconosciuta proprio perché dà il senso di essere al di sopra delle parti. Per cui, la campagna elettorale di Forza Italia sarà più efficace se Tajani giocherà la partita “dall’esterno” dell’agone politico.

Quindi lo stesso discorso vale anche per il premier Giorgia Meloni?

Certo, anche lei è riuscita a costruirsi una grande credibilità all’estero come capo del Governo. Per cui sarebbe sconveniente una sua candidatura. Anche perché il gruppo dei conservatori dell’Ecr farà il pieno di voti ugualmente.

Torniamo a Forza Italia. Che messaggio è arrivato da Pier Silvio?

Un messaggio di fiducia, ma al contempo di presenza. Berlusconi resta il punto di riferimento per il partito. E il testimone l’ha racconto Tajani. Ma in qualche modo anche Pier Silvio, il figlio, è coinvolto.

Secondo lei il “brand” Berlusconi ha ancora potenziale e appeal sull’elettorato?

Sì. Almeno due milioni di persone hanno pianto quando il Cavaliere è morto. E il grande “miracolo” è che la sua scomparsa ha ricompattato la base del partito. E l’autore di questa forte operazione di coesione della comunità politica è stato proprio Tajani a cui va riconosciuto prima di tutto questo merito.

Che cosa lo aspetta dopo il congresso di Forza Italia?

Il vicepremier è cresciuto molto politicamente in questi anni e parallelamente ha sviluppato ottime doti organizzative. Ha un buon credito nell’opinione pubblica e anche all’interno del partito. Per cui mi aspetto che lui da un lato rinsaldi la comunità e dall’altro aumenti la base elettorale del partito a livello europeo. Ma deve seguire un metodo.

E quale sarebbe questo metodo?

Trovare delle persone da collocare nelle zone strategiche del Paese: Nord, Centro e Sud. Questo potrebbe permettere al partito di strutturarsi sui territori ancor di più di quanto già non sia e di raccogliere preferenze.

Alcune rilevazioni sul gradimento degli elettori darebbero favorita Forza Italia sulla Lega in termini di preferenze alle Europee. È verosimile?

I sondaggi hanno un margine di errore di tre punti percentuali. E in tre punti, specie in una consultazione come le Europee, c’è il mondo in mezzo. Per cui sarebbe una previsione quasi oracolare. Mi spingo a ipotizzare per lo meno un pareggio tra i due partiti.

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