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A cosa servirà il cavo elettrico sottomarino tra Grecia, Cipro e Israele

Precedentemente noto come EuroAsia Interconnector, il piano collegherà le reti elettriche di Grecia, Cipro e Israele, tramite un cavo sottomarino profondo, e ha una capacità pianificata di 2.000 megawatt: costerà complessivamente 657 milioni e potrebbe sbloccare anche l’impasse sull’Eastmed

Il nuovo vertice ministeriale sulla interconnessione elettrica Grecia-Cipro-Israele (il Great Sea Interconnector) porta in dote una certezza: nella macro area del Mediterraneo orientale, dove si sta già giocando in parallelo la delicata partita del gas, l’elettricità è già vettore di relazioni e partnership che possono trovare un punto di equilibrio oggettivo. Per cui la realizzazione dell’interconnettore elettrico se da un lato rafforza la rete di relazioni fra Atene, Nicosia e Tel Aviv, dall’altro può offrire anche un gancio per provare a risolvere il difficile puzzle dell’Eastmed, complicato ancora di più dopo lo scoppio della guerra a Gaza.

Il progetto

Il Consiglio dei ministri cipriota ha approvato la partecipazione della Repubblica di Cipro all’Interconnessione per un importo fino a 100 milioni di euro. I rapporti sulla sostenibilità del progetto saranno condotti insieme a soggetti di caratura mondiale, come il DMS, fondi di investimento come Taqa degli Emirati Arabi Uniti e la Repubblica di Cipro. La distanza tra Cipro e Israele è di 380 km e circa 900 km da Cipro a Creta, mentre la profondità dell’acqua tra Cipro e Creta è compresa tra 3 e 3,5 km e tra Israele e Cipro tra 2 e 2,5 km. L’azienda che produce il cavo è la Nexans, mentre il cavo è materialmente prodotto in Norvegia.

Il Great Sea Interconnector, precedentemente noto come EuroAsia Interconnector, è un piano per collegare le reti elettriche di Grecia, Cipro e Israele tramite un cavo sottomarino profondo, e ha una capacità pianificata di 2.000 megawatt: costerà complessivamente 657 milioni di euro e sarà finanziata dall’Unione Europea.

I vantaggi

L’ente attuatore del progetto è l’operatore indipendente greco di trasmissione di energia elettrica (IEO). Cipro beneficerebbe del 66% dell’energia elettrica, mentre la Grecia riceverebbe il restante 34%. Tale dotazione rafforzerà in primis l’indipendenza energetica di Nicosia e, al contempo, consentirà una più rapida integrazione delle fonti energetiche rinnovabili. Secondo il ministro cipriota dell’Energia, George Papanastasiou, “Cipro sta diventando un hub geostrategico perché sarà situato tra i flussi elettrici di Israele, Grecia, Europa”.

Secondo l’amministratore delegato di Admie, Manousos Manousakis, il primo tratto del progetto, il collegamento Cipro-Creta dovrebbe iniziare nel 2024, con una durata stimata di 4-5 anni. Il collegamento dei convertitori a Cipro e Creta verrà assicurato dalla Siemens entro la fine del 2024.

Energia e geopolitica

Oltre al dato tecnico relativo all’elettricità in sé, appare evidente che la nuova infrastruttura si posiziona come una ghiotta novità nel Mare Nostrum, lì dove è ancora bloccata la partita sullo sfruttamento dei copiosi giacimenti di gas presenti in acque cipriote, israeliane e greche. Lo scorso 28 novembre Bruxelles ha deciso di mantenere il gasdotto EastMed tra i 166 progetti inseriti nella lista aggiornata dei Projects of Common Interest.

Il motivo è che, sin dal 2013, il progetto puntava a sfruttare i giacimenti per consentire a quel gas di giungere in Europa “via Italia” e così rafforzare con decisione la diversificazione energetica del vecchio continente. L’intralcio, prima della guerra a Gaza, era di natura geopolitica e rappresentato dalla contrarietà della Turchia che non accetta la delimitazione marittima di Cipro, stato membro dell’Ue. Per questa ragione Ankara aveva trovato un accordo parallelo con la Libia sulla zona economica esclusiva, ma “dimenticandosi” di Creta su quella mappa e così aprendo un altro fronte diplomatico di tensioni con la Grecia.

Ma negli ultimi mesi, complice la moral suasion esercitata dagli Usa, Atene e Ankara hanno ricominciato a parlarsi dopo anni di relazioni diplomatiche mute e parallelamente la crisi in Medio Oriente potrebbe essere anch’essa elemento di novità, per la soluzione di un puzzle ancora tremendamente complesso, ma che può contare su una fase del tutto nuova.



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