Si tratta, secondo mi ministro dell’Ambiente, di una “revisione completa del Codice ambiente”, una “riforma normativa” che si affiancherà anche a una semplificazione dei “procedimenti burocratici per renderli meno farraginosi”. Da qui l’azione comune con il ministero delle riforme istituzionali e la semplificazione normativa
La scadenza del 31 gennaio entro la quale la Commissione istituita per la revisione del Codice ambientale avrebbe dovuto predisporre uno schema di legge delega è stata prorogata al 30 settembre; quella del 31 dicembre entro la quale elaborare lo schema di uno o più decreti legislativi attuativi della legge delega è stata posticipata al 30 giugno 2025. Lo stabilisce il nuovo decreto dei ministri dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e delle Riforme istituzionali Elisabetta Alberti Casellati, che sostituisce integralmente il precedente del 7 novembre 2023. Sono 33 in tutto i membri della Commissione il cui lavoro sarà supportato da 38 esperti in campo giuridico e ambientale (nel precedente decreto erano 22). I lavori della Commissione saranno coordinati dai Capi di Gabinetto dei due ministeri, Antonio Scino e Giulia Zanchi; mentre quelli degli esperti dal Capo Dipartimento sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente, Laura D’Aprile.
Il cosiddetto Testo Unico Ambientale (TUA) era stato emanato quasi vent’anni fa, nel 2006 (decreto legislativo 152 del 3 aprile) con l’allora ministro dell’Ambiente Altero Matteoli e il suo Capo di Gabinetto Paolo Togni. Nel frattempo sono avvenuti non pochi cambiamenti e aggiornamenti legislativi a livello comunitario e nazionale. Il più importante la legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, che ha modificato gli articoli 9 e 41 della nostra Carta. Al primo è stato aggiunto il seguente comma: (la Repubblica) “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Al secondo, (“l’iniziativa economica privata è libera e può svolgersi in modo da recare danno”) sono state aggiunte le parole “alla salute , all’ambiente”.
Nonostante la Commissione sia stata istituita principalmente per dare un seguito normativo ai nuovi principi costituzionali, non sono da escludere ulteriori interventi, considerato il fatto che lo stesso ministro Pichetto Fratin ha parlato di “revisione completa del Codice ambiente”, una “riforma normativa” che si affiancherà anche a una semplificazione dei “procedimenti burocratici per renderli meno farraginosi”. Da qui l’azione comune con il ministero delle riforme istituzionali e la semplificazione normativa.
Nel frattempo, lo scorso 22 dicembre, è entrato in vigore il nuovo regolamento di organizzazione del ministero, che sostituisce il precedente del luglio 2021. Prevede l’istituzione di tre dipartimenti e 12 direzioni generali. Il Dipartimento amministrazione generale, pianificazione e patrimonio naturale (DiAG) esercita le competenze in materia di gestione delle risorse umane, pianificazione degli acquisti, innovazione tecnologica e digitalizzazione, comunicazione istituzionale, programmazione europea e internazionale, tutela della biodiversità, delle aree protette, della difesa del mare e della tutela degli ambienti marini e costieri. Il Dipartimento sviluppo sostenibile (DiSS) esercita le proprie competenze per lo sviluppo dell’economia circolare, la bonifica dei siti di interesse nazionale, il danno ambientale, la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico, la tutela delle risorse idriche, la ecosostenibilità dei prodotti e dei consumi, gli acquisti verdi, le certificazioni ambientali. Il Dipartimento energia si occupa dei mercati e degli approvvigionamenti energetici, la promozione delle energie rinnovabili, il nucleare e la gestione dei rifiuti nucleari, infrastrutture e sicurezza dei sistemi energetici, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per la transizione energetica.
Il 10 gennaio, inoltre, è stato pubblicato l’atto di indirizzo sulle priorità politiche per il triennio 2024-2026, in accordo con PNRR e il REPowerEU, con gli obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con il contrasto ai cambiamenti climatici, con il Green Deal europeo e la proposta “Fir for 55” , con gli impegni che verranno presi dalla Presidenze italiana del G7. “Il PNRR, si legge nel documento, definisce interventi e riforme atte a rafforzare la crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica, all’insegna di una transizione verde e digitale, e rappresenta il primo deciso impulso all’avvio di una transizione ecologica di grande portata, garantendo un volume di investimenti di rilievo assoluto, vincolati ad un serrato cronoprogramma che si chiuderà nel 2026”.
Sette le priorità politiche del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima; sicurezza energetica, decarbonizzazione e sostenibilità; economia circolare e prevenzione dell’inquinamento atmosferico; tutela della biodiversità e degli ecosistemi terrestri, costieri e marini; prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico, difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e risanamento ambientale; azioni internazionali per la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile; efficienza amministrativa, transizione burocratica ed educazione ambientale.
Un contributo fondamentale alle attività previste dal Piano verrà con “l’attuazione degli ulteriori piani e strategie di interesse nazionale, quali il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, il Fondo sociale per il clima, il Programma di controllo dell’inquinamento atmosferico, la Strategia nazionale per l’economia circolare, il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, la Strategia nazionale per la biodiversità, la Strategia marina per la regolamentazione delle attività antropiche in mare, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e il Piano per la transizione energetica sostenibile.
C’è da far tremare le vene ai polsi, per i tanti impegni e interventi previsti da qui al 2026, in pratica domani. Solo il Pnrr, per fare un esempio, non si occuperà soltanto della Missione 2 (“Rivoluzione verde e transizione ecologica”), ma la nuova ridefinizione del Piano, approvata dalla Commissione europea lo scorso novembre, ha aggiornato la proposta italiana insieme al nuovo capitolo del piano previsto dal REPowerEU con risorse aggiuntive per l’attuazione della strategia energetica nazionale. “Tali nuove risorse mobilitano investimenti per oltre 5 miliardi di euro, come risposta europea alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico causate dall’invasione della Russia in Ucraina, ponendosi come obiettivo prioritario la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti energetici unitamente all’incremento del ricorso alle fonti rinnovabili”.
“Il Piano italiano – ha spiegato a Formiche.net Fabrizio Penna, Capo Dipartimento Unità di Missione per il Pnrr del Mase – è tra quelli dell’Unione europea che sta viaggiando più velocemente per il raggiungimento delle scadenze. La rimodulazione del Piano è stato un passaggio importante come step intermedio che ha dato nuova carica. Abbiamo sfrondato i rami che ne appesantivano la costruzione secondo i nuovi parametri europei, sia in termini temporali che di rispetto dei principi ambientali. Abbiamo, inoltre, inserito, come parte integrante del Piano, gli investimenti del REPowerEU sulla resilienza, la resistenza e la sicurezza energetica”.
Queste le grandi linee di intervento, ha aggiunto Penna: “Una infrastrutturale, la dorsale adriatica del gas o la linea tirrenica dell’elettricità; la riforma del testo unico sulle rinnovabili; gli investimenti sulla ricerca dei minerali e le materie critiche che rappresentano una svolta applicativa della Strategia nazionale dell’economia circolare”.
Nel frattempo, il 31 gennaio, è diventato legge il “decreto Energia”. Prevede misure per le rinnovabili, l’eolico, il nucleare, i rifiuti, la geotermia e gli indennizzi per l’agricoltura e le aziende colpite dalle alluvioni dello scorso anno. “Un bel segnale per il Paese che presiede il G7 e che ha messo la crescita attraverso la sostenibilità al centro della propria azione”, ha commentato il ministro Pichetto Fratin. “Oggi l’Italia è più forte nelle sfide climatiche. Il provvedimento accompagna le imprese nel loro percorso di decarbonizzazione, sviluppando tante filiere di energia rinnovabile che possono aiutarci al raggiungimento dei nostri obiettivi delineati dal Piano nazionale integrato energia e clima”.
Dal 1° gennaio l’Italia ha assunto la presidenza del G7 fino al 31 dicembre. “L’Italia, si legge in una nota di Palazzo Chigi, dedicherà grande importanza alle questioni migratorie e porrà all’ordine del giorno alcune tra le principali sfide dei nostri tempi, tra cui il nesso clima-energia e la sicurezza alimentare. Il G7 ha la responsabilità e il dovere di individuare, insieme ai suoi partner globali, soluzioni innovative”. Il vertice dei Capi di Stato e di Governo si terrà in Puglia a metà giugno. Il G7 Energia e Ambiente “lo faremo in Piemonte, a Venaria Reale, il prossimo mese di aprile, dal 28 al 30”, ha annunciato il ministro dell’Ambiente. Per ora si conoscono solo luogo e data, Aspettiamo per maggiori dettagli sui contenuti.