I progressi nel settore satellitare e in quello della raccolta ed elaborazione dati potrebbero portare presto alla nascita di un “sistema di sorveglianza continua”. Un’opportunità per gli Usa, ma anche un rischio da non sottovalutare
Per gli Stati Uniti, i prossimi dieci anni saranno testimoni di una rivoluzione nel settore dello spionaggio satellitare, una trasformazione di enorme rilievo nelle capacità militari di Washington. L’aumento della cost-effectiveness nella produzione dei satelliti permetterà il dispiegamento di un numero di sistemi nell’ordine di migliaia; mentre i progressi dell’Intelligenza Artificiale, dei big data e del cloud computing andranno and impattare in modo positivo sul processo di elaborazione delle informazioni raccolte. Tuttavia ci sono anche dei lati negativi: dal sovraccaricando di informazioni, con annesse possibilità di errore nel micro-management delle stesse, al rischio di acquisizione di queste tecnologie da parte degli avversari. Per far ciò, è necessario che l’amministrazione Biden avvii un processo di adattamento del National Security Council alla nuova realtà che si prospetta all’orizzonte.
A presentare la questione in un articolo comparso su Foreign Affairs èì David Zikusoka, attualmente Senior Director for Defense allo Special Competitive Studies Project e Nonresident Senior Fellow at New America, con alle spalle esperienze alla Casa Bianca e al Dipartimento della Difesa. Zikusoka denota come già oggi le “megacostellazioni” di satelliti realizzati da imprese private come SpaceX e Rocket Lab (ma non solo) rappresentino una fondamentale fonte di intelligence per una serie di attori più o meno legati all’apparato statale. Quando l’anno scorso un pallone sospetto venne individuato sui cieli americani, le informazioni così acquisite furono rapidamente processate dall’Intelligenza artificiale per ricostruire il tragitto dell’oggetto fluttuante ed individuarne l’origine in territorio cinese.
Il governo statunitense è intenzionato a dotarsi di una rete ancora più ampia di satelliti, che gli permetta di sorvegliare qualsiasi punto della superficie terrestre senza dover decidere di concentrarsi su “bersagli prioritari”: dai recinti in cui sono custoditi i sottomarini balistici nucleari della Cina alle strutture della Guardia Rivoluzionaria iraniana che possono minacciare le truppe statunitensi in Iraq e Siria, tutto potrebbe essere tenuto sott’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette. A oggi, non è possibile una sorveglianza continua di questi obiettivi, con il rischio che non vengano catturati sviluppi fondamentali. Ma la situazione sembra destinata a cambiare.
Questa nuova struttura satellitare, combinata con le armi ipersoniche di nuova generazione, permetterà al Pentagono di colpire obiettivi a lungo raggio in tempi brevi e con meno rischi quasi nulli per il proprio personale. Inoltre, un sistema simile consentirebbe un coordinamento senza precedenti tra i servizi militari e con gli alleati in operazioni di combattimento complesse. E anche il fatto che la sorveglianza costante possa fornire una copertura sufficiente per anticipare i atti di aggressione da parte di attori revisionisti non è da sottovalutare come fattore di deterrenza.
Ma, come già menzionato, ci sono anche delle criticità da considerare. L’Intelligenza Artificiale, per quanto possa sembrare avanzata ai nostri occhi, potrebbe commettere errori di interpretazione, scambiando bersagli non-militari per bersagli militari, o errando a individuare questi ultimi. La sovraesposizione al flusso informativo potrebbe portare enti come il National Security Council a una tendenza all’iper-azione. O ancora, Mosca e Pechino potrebbero acquisire una capacità simile, riducendo così il margine di superiorità delle forze armate statunitensi. La Cina è già sulla buona strada: l’azienda Changguang Satellite Technology sta costruendo una sua megacostellazione che, entro il 2030, dovrebbe essere in grado di riprendere ogni punto della Terra a intervalli di dieci minuti. Considerando quanto siano labili i confini tra settore pubblico e privato in Cina, è ragionevole aspettarsi che l’esercito cinese avrà un accesso affidabile alla collezione di Changuang. Questa sovraesposizione alle informazioni potrebbe avere implicazioni potrebbe avere conseguenze particolarmente nefauste all’interno di uno scenario di escalation nucleare.
L’amministrazione Biden dovrebbe prepararsi a ogni evenienza, sviluppando linee guida per sull’addestramento degli algoritmi di riconoscimento delle immagini satellitari, che dovrebbe essere condotto sia reali con archivi reali che generati al computer, costruite a partire da dati di immagine credibili e accurati. Così da rendere gli algoritmi affidabili e comprensibili. L’amministrazione dovrebbe anche valutare se limitare l’accesso all’intelligence “in tempo (quasi) reale” ad alcune categorie specifiche, come gli analisti di prima linea, avviando una diffusione più ampia solo per operazioni e situazioni specifiche. In questa limitazione dovrebbero essere compresi anche i membri del Nsc, che altrimenti rischierebbero di cedere allo stress informativo. E queste riforme andrebbero implementate il prima possibile. Con i progressi nella raccolta di informazioni dallo spazio che si muovono più velocemente che mai, non c’è tempo da perdere.