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Tutto quello che sappiamo (finora) sulla bomba atomica di Mosca nello Spazio

Sulla scia dell’allarme lanciato da un senatore statunitense, si sono accavallate le notizie su un possibile ordigno nucleare russo nello spazio extra-atmosferico. Ma ancora c’è poco di chiaro. Intanto Mosca smentisce le voci

C’è ancora confusione su quanto avvenuto ieri negli Usa. Il 14 febbraio il presidente della Commissione Intelligence della Camera degli Stati Uniti, Michael Turner, ha dichiarato con un post su X di aver messo a disposizione di tutti i membri del Congresso informazioni su una “grave minaccia alla sicurezza nazionale” e ha invitato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a declassificare tutte le informazioni relative a tale “capacità militare straniera destabilizzante”.

Dopo il tweet esplosivo di Turner le notizie sono trapelate per tutto il giorno, nonostante gli sforzi della Casa Bianca di controllare il flusso di informazioni. Diverse fonti mediatiche occidentali hanno riportato che, secondo i servizi segreti statunitensi, Mosca voglia dispiegare un’arma nucleare nello spazio: ABC News ha citato due fonti anonime secondo cui tale arma sarebbe destinata non a colpire obiettivi a terra, ma satelliti orbitanti; mentre il New York Times, pur confermando le informazioni rilasciate dai funzionari statunitensi, afferma che la Russia stia ancora sviluppando questo tipo di capacità e che non l’abbia ancora dispiegata, aggiungendo che essa non rappresenti una minaccia urgente per gli Stati Uniti, l’Ucraina o gli alleati europei di Washington.

“Sono un po’ sorpreso dal fatto che il deputato Turner abbia fatto questa dichiarazione pubblica oggi, prima di una riunione in programma per domani dove io e lui ci saremmo seduti insieme ai nostri professionisti dell’intelligence e della difesa”, ha dichiarato ai giornalisti il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, specificando che all’incontro prenderà parte la “Gang of Eight”, che include i quattro leader dei partiti al Congresso e i leader delle commissioni di intelligence di Camera e Senato.

Il presidente del Comitato ristretto sull’intelligence del Senato Mark Warner e il vicepresidente Marco Rubio, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermano che il loro comitato ha seguito “diligentemente la questione fin dall’inizio. Continuiamo a prendere sul serio la questione e stiamo discutendo con l’amministrazione una risposta appropriata. Nel frattempo, dobbiamo essere cauti nel divulgare potenzialmente fonti e metodi che potrebbero essere fondamentali per preservare una serie di opzioni per l’azione degli Stati Uniti”.

Cinque giorni prima della dichiarazione di Turner, la Federazione Russa ha perfezionato con successo il lancio di un razzo Soyuz-2-1v “con un carico utile militare classificato”. Da anni gli Usa cercano di evidenziare il carattere sempre più aggressivo dell’attività spaziale di Mosca, dai satelliti incustoditi alle armi spaziali. Alla luce di ciò, la presenza di un ordigno nucleare nello spazio non sarebbe una sorpresa. Anzi, sarebbe facile immaginare a cosa esso possa servire.

Nel 1962 la detonazione di un ordigno da 1,4 megatoni a circa 250 miglia sopra l’Oceano Pacifico durante un test statunitense (noto come Starfish Prime) creò una tempesta geomagnetica che distrusse i satelliti nell’area coinvolta. Un esperimento con delle conseguenze: l’anno successivo venne firmato il Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari proprio per vietare simili test.

Ma l’effetto di un’arma del genere oggi sarebbe esponenzialmente maggiore rispetto a sessant’anni fa, sia a causa dei progressi registrati nell’ambito della tecnologia nucleare che per via della massiccia proliferazione di satelliti commerciali nello spazio. L’anno scorso, il Center for Strategic and International Studies ha fornito questa descrizione nel suo Space Threat Assessment: “L’uso di un’arma nucleare nello spazio avrebbe effetti indiscriminati e su larga scala che sarebbero attribuibili e pubblicamente visibili. Una detonazione nucleare nello spazio colpirebbe immediatamente i satelliti nel raggio d’azione dell’Emp (ElectroMagnetic Pulse) e creerebbe un ambiente ad alta radiazione che accelererebbe il degrado dei componenti dei satelliti a lungo termine per i satelliti non schermati nel regime orbitale interessato”. Recentemente le forze armate americane hanno studiato dei modi per rendere più resistenti i suoi principali satelliti contro un’esplosione nucleare nello spazio, come ad esempio l’uso di onde radio per eliminare le radiazioni dall’orbita. Non vi è stato però modo di testare queste soluzioni.

Nel frattempo è arrivata la risposta di Mosca alle indiscrezioni Usa. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato di non voler commentare la sostanza dei rapporti fino a quando i dettagli non saranno svelati dalla Casa Bianca, affermando però che l’avvertimento di Washington era chiaramente un tentativo di influenzare il Congresso ad approvare più fondi.

“È ovvio che la Casa Bianca sta cercando, con le buone o con le cattive, di incoraggiare il Congresso a votare una legge per lo stanziamento di fondi (che ha recentemente incassato l’Ok dal Senato, ma che potrebbe essere affossata alla camera dagli esponenti filo-trumpiani ndr), questo è ovvio. Vedremo quali trucchi userà la Casa Bianca”, ha detto Peskov. A cui ha fatto eco il vice-ministro degli Esteri Sergei Ryabkov, uomo di riferimento di Mosca per il controllo degli armamenti, che ha accusato gli Stati Uniti di “illazioni malevole”.



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