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Dal Mar Rosso un brutto scherzo alla crescita. Il monito dell’Ocse

Da Parigi arrivano i primi calcoli sul costo, in termini di prezzi, degli attacchi ai cargo delle grandi compagnie. Possibile fiammata dello 0,4% entro la fine dell’anno se le acque non si calmeranno. E l’Italia continui a pensare alla crescita

Quanto può costare al mondo la crisi nel Mar Rosso? Non è certo un mistero che gli attacchi alle grandi compagnie di navigazione siano un potenziale innesco per una nuova esplosione dei prezzi. Anzi, forse è già troppo tardi. L’Ocse, nell’aggiornare le sue previsioni per l’economia globale, ha provato a fare due conti. Gli attacchi dei miliziani islamisti Houthi alle navi nel Mar Rosso “se persistenti, potrebbero aggiungere fino a 0,4 punti percentuali all’inflazione dei prezzi nell’area Ocse per la fine dell’anno”, è la stima dell’Organizzazione parigina.

D’altronde, l’impossibilità di utilizzare i canale di Suez, dovendo usare la rotta alternativa che doppia il Capo di Buona Speranza, ha poi rilevato la capo economista dell’Ocse, Clare Lombardelli, fa aumentare i tempi di viaggio per navi e petroliere di 10-14 giorni. “I costi risultano raddoppiati rispetto a fine anno ma restano sotto livelli che avevano raggiunto durante i lockdown imposti a motivo del Covid”. Insomma, gli attacchi alle navi nel Mar Rosso “hanno fatto salire fortemente i costi di trasporto marittimo e allungato i tempi di consegna, danneggiando le scadenze di produzione e aumentato le pressioni sui prezzi”.

Ovviamente il tutto impatterebbe sulla crescita. “Le elevate tensioni geopolitiche rappresentano un rischio rilevante sul breve termine, sia per l’attività economica sia per l’inflazione, secondo l’ente parigino in particolare il conflitto in Medio Oriente dovesse avere ricadute sui mercati dell’energia. Il persistere di pressioni sui prezzi dei servizi potrebbe anche generare spinte rialzo a sorpresa sull’inflazione generale e innescare inasprimenti delle aspettative sulle politiche monetarie”.

L’Italia, a detta dell’Ocse, farebbe bene a premunirsi. Parigi proprio pochi giorni fa ha stilato un lungo elenco di raccomandazioni per Roma, dalle pensioni alle tasse, passando per il debito. Ed evidentemente bisogna calcare ancora la mano. “Il nostro suggerimento all’Italia, che è valido per tutte le economia avanzate ma in particolare nel suo caso dato l’elevato debito pubblico, è quello di pensare alle prospettive di crescita sul medio e sul lungo termine, anche in considerazione della necessità di mantenere il controllo sulla sostenibilità dei conti nel contesto demografico di invecchiamento della popolazione”.


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