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Il paradossale dibattito sulla Nato raccontato da D’Anna

Da Trump alle tesi sulla fuoriuscita dell’Italia, l’Alleanza Atlantica è al centro di una polemica geopolitica che finge di dimenticare il grande ruolo di baricentro difensivo europeo che la Nato esercita da 75 anni e che sta risultando ancor più decisivo con i venti di guerra che minacciano l’Europa. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Contesti ambigui e scenari contraddittori stanno animando un paradossale dibattito sulla Nato. Un dibattito più funzionale alla contrattazione borsistica dei future che ad una analisi reale su situazioni concrete. All’evidentissima millantata presunzione di Donald Trump di lasciare al proprio destino di vittime della Russia di Putin i Paesi europei che non si adegueranno agli investimenti militari previsti dall’adesione all’Alleanza Atlantica, è seguita un’ancor più ipotetica pseudo analisi sull’opportunità che l’Italia esca dalla Nato per stringere un’alleanza bilaterale con gli Stati Uniti.

Ipotesi davvero incentrata più sull’alea speculativa dei future che su effettive prospettive internazionali. In contraddizione con l’esperienza e con l’attuale realtà geopolitica europea e americana, il paradosso più macroscopico del dibattito è che nulla di quello di cui si discute ha un fondamento contingente ma é esclusivamente riferibile a sviluppi internazionali che non solo non sono ancora iniziati e ma che non é neanche certo che seguiranno le dinamiche date oggi per scontate.

Il teorema del dibatto sul nulla scaturisce dalle affermazioni elettorali di un Trump non ancora sicuro candidato presidenziale americano e soprattutto non ancora rieletto alla Casa Bianca.

L’insofferenza nei confronti della Nato di Trump data ormai da un decennio e con una straordinaria coincidenza di obiettivi con la strategia di Vladimir Putin che considera l’Alleanza Atlantica il principale, e per fortuna insormontabile, ostacolo all’espansionismo russo verso l’Europa. Espansionismo modello invasione ucraina.

Il paradosso del paradosso è che la recente legge firmata dal senatore democratico Tim Kaine e dal repubblicano Marco Rubio, approvata lo scorso dicembre, impedisce a qualsiasi presidente di sospendere, terminare o ritirare gli Stati Uniti dall’Alleanza Atlantica senza “il consenso del Senato o un atto del Congresso “.

Surreale appare anche la tesi di una fuoriuscita dell’Italia dalla Nato per stipulare un’alleanza diretta con gli Stati Uniti, scopiazzado in latino lo slogan trumpiano Make America Great Again con un patetico Iterum Italiam Magnam Facemus, rendiamo di nuovo grande l’Italia.

Evidente anche in quest’ambito la singolare coincidenza con gli obiettivi della strategia della Russia di Putin: spaccare l’Europa e la Nato, isolare l’Italia rendendola baricentro logistico di un Mediterraneo in balia dell’Africa russo-cinese e dell’incandescente Medio Oriente.

Dopo aver rimosso l’ignominia della guerra nazifascita, aver contribuito a fondare l’Europa ed essere faticosamente ritornata protagonista internazionale, già soltanto ipotizzare un’uscita dell’Italia dalla Nato si manifesta come una tesi davvero incerta, un’incertezza che prefigura l’agonia del Paese.

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