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Il governo spinge sul Pnrr. La tabella di marcia

​Roma resta primatista in Europa per quanto riguarda gli obiettivi del Piano raggiunti, ma dalla relazione discussa a Palazzo Chigi emerge un ritmo di spesa non così veloce, con una quota di fondi utilizzati non ancora superiore alla metà di quelli ricevuti. Ma il premier e il ministro Fitto danno la sveglia e richiamano l’esecutivo al gioco di squadra

L’Italia marcia spedita sul Pnrr, senza il quale non sarà possibile trasformare l’anemico +0,7% di Pil previsto nel 2024, stime della Commissione europea, in un più solido 1% e oltre. In queste ore il governo italiano e in particolare il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, a cui Giorgia Meloni ha affidato le chiavi dell’intero Piano, ha fatto il punto della situazione nella cabina di regia convocata a Palazzo Chigi, poco prima di mezzogiorno, quando mancano, salvo complicazioni, pochi giorni al pagamento della quinta rata e a due mesi dall’atteso via libera dell’Europa alla revisione del Pnrr italiano.

Bisogna partire da un dato, che è quello diffuso da Bruxelles, poche ore prima del vertice. Ad oggi l’Italia è il Paese che ha soddisfatto il numero più alto di traguardi e obiettivi del Pnrr: 178 su 527. Segue la Spagna, con 121 su 416 traguardi e obiettivi e la Croazia con 104 su 372. Poche tracce, invece, di Francia e Germania. Roma e Madrid sono i due Paesi ad aver i maggiori fondi con il Pnrr tra prestiti e sovvenzioni e, calcoli alla mano, degli 800 miliardi complessivi del Piano sono stati chiesti rispettivamente 194,4 miliardi dall’Italia e a 163 miliardi dalla Spagna.

Di certo la valutazione di metà periodo e recante la firma della Commissione, presenta luci e ombre per l’Italia. Tra gli aspetti positivi c’è il fatto che il Paese è quello nell’Unione europea che ha incassato più rate del proprio Pnrr: quattro, contro le tre di Grecia, Spagna e Portogallo. Relativamente rassicurante è anche il fatto che l’Italia sia anche il Paese europeo più avanti nel numero assoluto di traguardi e obiettivi legati agli investimenti raggiunti secondo Bruxelles, oltre cento (in tutto ne ha oltre 370). Avanti rispetto agli altri Paesi l’Italia è anche nel numero di traguardi e obiettivi centrati sulle riforme, un’area su cui solo la Spagna sembra aver fatto meglio.

A metà percorso, si legge nella relazione discussa nella cabina di regia e che ora dovrà essere illustrata in Parlamento dallo stesso Fitto, la spesa rendicontata del Pnrr ha raggiunto quota 45,6 miliardi di euro su 191,49 totali da investire entro i prossimi due anni e mezzo. Di questi, 24,48 miliardi sono stati spesi nel 2021 e 2022, in gran parte dal governo di Mario Draghi. Nel 2023 invece sono stati spesi 21,17 miliardi di euro, a fronte di un target di 40.

Il problema è però un altro e cioè che i miliardi spesi al 31 dicembre, rappresentano meno del 50% dei 101,93 miliardi di euro ricevuti. “Il nostro Paese, al 31 dicembre 2023, ha ottenuto 101,93 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 52% del totale del Pnrr, comprensivi del prefinanziamento iniziale. Alla data del 31 dicembre 2023 le spese sostenute risultano pari a circa 45,6 miliardi di euro. Considerando che alla scadenza naturale del Pnrr, fine 2026, mancano due anni e mezzo, un lieve ritardo c’è.

Ma per il governo italiano non è tempo di allarmi, anzi, l’esecutivo è pronto a imprimere un’accelerazione. Come ha scritto la stessa Meloni nell’introduzione alla relazione, “per l’attuazione del Pnrr il lavoro non è finito, abbiamo ancora molto da fare, ma i tanti obiettivi centrati finora ci rendono fieri e ci incoraggiano a dare sempre di più. Nell’interesse dell’Italia e degli italiani. Sapremo farlo al meglio solo se continueremo a interpretare questo impegno come un lavoro di squadra, determinando un’accelerazione decisiva per l’incremento della spesa delle risorse stanziate e per la rapida implementazione delle nuove misure inserite nel Piano. È un lavoro di squadra, che sarebbe impossibile senza la capacità, la determinazione e la competenza dei tantissimi servitori dello Stato che ogni giorno fanno il loro dovere nelle amministrazioni centrali e negli Enti locali. A loro va il mio più grande ringraziamento, perché senza di loro il Governo non avrebbe potuto raggiungere i risultati che ha ottenuto”.

Ancora, “l’introduzione nel Pnrr di nuovi investimenti (alcuni ricalibrati sul costo della vita, ndr) e riforme permetterà all’Italia di rispondere alle sfide del mutato scenario internazionale e di salvaguardare le risorse e la realizzazione delle opere già pianificate. Il tutto inserito in una visione di crescita e di sviluppo di lungo periodo della Nazione. Con la revisione (di dicembre, ndr) l’Italia si è dotata a tutti gli effetti di un nuovo Piano caratterizzato dall’introduzione della missione RepowerEu, da sette ulteriori riforme mirate all’ammodernamento e alla semplificazione normativa e dal finanziamento di investimenti aggiuntivi per circa 25 miliardi di euro”.

E anche Fitto ha suonato la sua personale carica, puntando l’attenzione alla quinta rata. “Con l’approvazione delle richiesta di pagamento della quinta rata l’Italia avrà conseguito 113 miliardi di euro, pari a oltre il 58% dei 194,4 miliardi stanziati in sede europea per il Pnrr. Il Pnrr non concede soste” e richiede un “costante monitoraggio per la concreta messa a terra degli investimenti e delle riforme previsti”. Nei prossimi mesi “completeremo la fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi della sesta e della settima rata”.

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