La protesta degli agricoltori arriva davanti al Parlamento Europeo. Elettoralmente, gli interlocutori che si sono accreditati con il settore primario sono di centrodestra. Eppure molte delle rivendicazioni che portano avanti i cittadini sono legate ai cambiamenti climatici. Tema caro al centrosinistra. Conversazione con il consulente di YouTrend, Francesco Cianfanelli
La protesta divampa a Bruxelles. I trattori verdeggiano di fronte alla sede del Parlamento Europeo. Malcontento, rabbia. E soprattutto una comune rivendicazione: la richiesta di stoppare la Pac (la politica comunitaria sul comparto primario) e il Green Deal. Scenograficamente, il divampare delle fiamme nei pressi di Place du Luxembourg, fa da sfondo a un disagio che lascia attonita l’opinione pubblica ma che spesso fatica a penetrare i gangli delle istituzioni comunitarie. Quanto vale, elettoralmente, questo movimento? Per tentare di rispondere a questa domanda abbiamo chiesto a Francesco Cianfanelli, consulente dell’agenzia Quorum-YouTrend.
Agricoltori in protesta in tutta Europa e manifestazione con i trattori davanti alla sede del Parlamento. Chi si farà carico di portare avanti politicamente queste istanze?
Si tratta di una protesta organizzata, che ha una caratteristica peculiare: la compattezza del settore primario. Per cui, penso che sia proprio questo l’elemento di forza. Numericamente, secondo Eurostat, circa il 3% dei lavoratori italiani lavora in campo agricolo, il 4% a livello europeo. Non stiamo quindi parlando di un numero straordinario di persone in senso assoluto, ma di una straordinaria capacità di mobilitazione. E, al momento, è il centrodestra che si sta facendo carico di queste istanze.
Queste dinamiche assomigliano un po’ a quelle che hanno favorito l’affermazione del leader sovranista di Pvv, Geert Wilders in Olanda.
Esattamente. E il fatto che le istanze del settore primario siano rappresentate più che altro dalle forze conservatrici è per lo meno singolare. Ma al momento, anche internamente, è il governo ad essersi accreditato come interlocutore del mondo agricolo.
Perché è così strano che siano i conservatori a rappresentare il mondo agricolo?
Gran parte delle rivendicazioni che portano avanti i contadini e gli allevatori sono ascrivibili agli effetti del cambiamento climatico in corso. Un tema tradizionalmente caro alla sinistra. Eppure, il centrosinistra non riesce ad accreditarsi come interlocutore.
Quanto può pesare elettoralmente, sia in Europa che in Italia, questa “fetta” di settore primario?
Secondo me numericamente non stiamo parlando di grandi cifre, anche se qualche punto lo può anche muovere. Sarà invece interessante capire quanto questa protesta possa essere portata avanti e avere un effetto traino su una parte degli astensionisti. È evidente che, sia in Europa che in Italia, in ogni caso sarebbero voti che confluirebbero nei partiti di area conservatrice.
C’è chi, tra i partiti di centrodestra, potrebbe beneficiarne maggiormente?
Mi verrebbe da dire istintivamente Fratelli d’Italia in quanto partito egemone della coalizione. Tuttavia le istanze del mondo agricolo in qualche misura appartengono a tutti i player del centrodestra.
Presi dalla foga della mobilitazione, si omette di ricordare un aspetto importante: molte risorse del bilancio europeo, annualmente, vengono destinate al comparto agricolo. Non c’è il rischio, rafforzando gli schieramenti euroscettici, che questo impegno venga meno?
È un rischio concreto, sì. Infatti, pur dovendo prestare orecchio a questa grande mobilitazione, occorre sempre tenere a mente che circa un terzo delle risorse del bilancio europeo viene proprio destinato al settore primario. Per cui, dall’Europa non arrivano solo misure nefaste per gli agricoltori.