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Retroporto, Zes e Gateway ferroviario. Così il porto di Gioia Tauro cambia pelle

Si offre a un porto, che fino a ieri era dedicato solo al transhipment anche se con volumi importanti, la possibilità di trasferire le merci anche su ferro. Ciò lo renderà competitivo, per il mezzogiorno e, in prospettiva, per le merci su rotaia verso la dorsale adriatica

La visita a Gioia Tauro della presidente del Consiglio Giorgia Meloni per siglare l’Accordo per il Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 con il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto si è svolta in un luogo simbolico, dove è in atto un’idea che potrebbe risultare non poco innovativa, per il mezzogiorno e per lo sviluppo futuro del Paese: l’intermodalità nave-treno-merci-Ue.

Retroporto, Zes e Gateway Ferroviario infatti rappresentano una combinazione del tutto nuova a queste latitudini, che in verità si sarebbe potuta affrontare già due decenni fa, mentre la Cina è stata più rapida con l’acquisizione del Pireo, in Grecia (e con tutto ciò che ha comportato sia a livello di container che geopolitico). Ma oggi Gioia Tauro può guardare con fiducia al domani.

Il gateway

L’urbanizzazione dell’area Ex Enel da 10 milioni di euro, entro il 2026, consentirà al territorio di essere messo al passo con i nuovi investimenti. In sostanza la nuova infrastruttura permetterà il trasporto delle merci su binari verso il resto del Paese e verso l’Europa: in questo modo un porto che era dedicato esclusivamente al transhipment sarà in grado di trasferire le merci anche su ferro.

Così tramite il gateway ferroviario a Gioia Tauro si aprono scenari interessanti, sia per la portualità italiana, che per il business ad essa connesso: l’infrastruttura è un progresso oggettivo che consente al porto calabrese di evolversi. Se da un lato non verrà messa in discussione la centralità di hub nazionali come Trieste e Genova, che restano di prima fascia, dall’altro Gioia Tauro può diventare punto di riferimento per il Centro-Sud Italia al fine di sviluppare i suoi asset logistici.

Dopo l’operatività del gateway ferroviario il porto diventerà fortemente competitivo, perché il trasbordo su ferro non è paragonabile per tempi di percorrenza alle navi lungo la tratta adriatica. In questo modo le merci che viaggiano su ferrovia potranno contare su una nuova “finestra” logistica di ricezione e invio.

Il progetto

Realizzato dall’Autorità portuale che lo ha progettato, costruito e collaudato, è costato quasi 20 milioni di euro e si estende su una superficie di 325 mila metri quadrati, con una lunghezza complessiva dei nuovi binari di 3,825 metri ed aste da 825 metri ciascuna, che consentono il transito di convogli lunghi 750 metri: è questa la misura standard internazionale di competitività del cargo ferroviario. È collegato agli hub intermodali di Nola, Bari, Bologna e Padova.

Inoltre sull’asse Gioia Tauro-Bologna è stato attivato ormai da un anno il fast corridor ferroviario, che comprende le nuove procedure digitali in grado di trasferire la merce extra Ue in entrata nel porto direttamente all’interporto emilio-romagnolo. Si tratta in assoluto del primo fast corridor che interessa un porto del sud Italia ed è il più lungo finora mai attivato.

Vantaggi

In primis va citata la possibilità di creare mille posti di lavoro, tra porto e indotto, in secondo luogo il porto può diventare un polo attrattore per l’economia non solo calabrese ma anche dell’intero Mediterraneo. Le aree-obiettivo infatti sono molteplici, dall’Africa settentrionale al nord Europa, che ne fanno in prospettiva uno scalo dalla vocazione euromediterranea.

Il gateway permette di valorizzare un porto collocato in un sito strategico, che gode di un fondale da 18 metri in grado, come solo altri nove al mondo, di ospitare portacontainer da migliaia di Teu. Per il futuro, non troppo lontano, sarà inoltre necessario portare le merci sull’Adriatico, “tagliando” la Calabria quindi intervenire anche sulle reti stradali, connettendole in questo modo ad un bisogno preciso.

Scenari

In Italia persistono ancora i cosiddetti colli di bottiglia che ostacolano i treni merci, a causa della scarsa integrazione (rispetto agli altri Paesi) tra ferrovie, porti e interporti alla luce di una potenzialità oggettiva, data dalla posizione del Paese che è una sorta di molo naturale nel Mediterraneo.

Prima criticità rispetto agli standard europei è rappresentata dai volumi di traffico: l’Italia è al 12% contro una media Ue del 17%. Nel vecchio continente primeggia l’Austria con il 30%, seguita dalla Germania con il 18%. Per ovviare a questo trend, il Gruppo Fs entro due lustri intende raddoppiare la quota di merci trasportata su rotaia tramite un piano di investimenti del valore di 3 miliardi di euro. Il governo è al lavoro per implementare queste esigenze, come dimostra lo stanziamento di altri 15 milioni per il completamento degli interporti.


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