La sicurezza di una nazione si giocherà essenzialmente sulla sua capacità di individuare nuove risorse e di essere indipendente dai mercati altrui. Dalla tecnologia un valido aiuto, ma anche tante minacce. Ecco cosa scrivono gli 007 italiani
Le materie prime sono il futuro. Lo sono sempre state, nel corso della storia. Ma ora, con la popolazione globale in aumento e nuove, imprevisti, conflitti, la questione di una loro corretta gestione e utilizzo diventa ancora più urgente. La relazione dell’Intelligence, presentata oggi, dedica un capitolo alle materie prime e ai rischi ad esse connessi. “In un contesto nel quale l’attenzione è spesso focalizzata sulla progressiva espansione, soprattutto nelle economie più avanzate, del ruolo dei servizi nella generazione di valore aggiunto, le materie prime continuano a costituire l’input fondamentale dei processi produttivi”, è la premessa dei servizi italiani.
L’IMPORTANZA DI ESSERE INDIPENDENTI
“Sebbene l’evoluzione tecnologica comporti cambiamenti nella domanda delle singole merci, si pensi al progressivo abbandono del carbone in Occidente, o alla crescita del fabbisogno mondiale di metalli impiegati per sostenere la transizione energetica, si tratta di fenomeni incrementali, che dispiegano i propri effetti su scale temporali pluri-decennali, determinando una relativa stabilità nelle dinamiche di approvvigionamento. Di conseguenza, le materie prime energetiche fossili (petrolio, gas e carbone), come pure quelle di base per le attività industriali (quali ammoniaca, plastiche, acciai) e anche quelle alimentari non solo rimangono centrali per il funzionamento delle economie avanzate, ma conoscono anche una continua espansione a livello globale in ragione del costante aumento della popolazione e del progressivo miglioramento degli standard medi di vita”.
Per questo, è il primo messaggio, la salvaguardia delle materie prime è la priorità. Al pari della necessità di essere il più indipendenti possibile dai mercati altrui. “Nel complesso, l’approvvigionamento di materie prime, benché con gradi diversi, espone ogni sistema economico a fattori largamente fuori dalla possibilità di essere direttamente controllati dai decisori politici nazionali, determinando la necessità di adottare, a fronte di un contesto geopolitico in costante evoluzione, contromisure finalizzate a limitare le vulnerabilità derivanti dalla dipendenza dai mercati internazionali. Le principali strategie di mitigazione dei rischi, la cui implementazione risulta efficace soprattutto quando si inserisce in uno sforzo coordinato tra Paesi politicamente affini, sono finalizzate a incrementare la diversificazione geografica delle filiere di produzione, trasporto e trasformazione delle materie prime, al fine di ridurre la capacità degli attori coinvolti di influenzare il funzionamento del mercato, nonché, in uno scenario ottimale, di favorire lo sviluppo di filiere di approvvigionamento distribuite tra sistemi economici non potenzialmente ostili”.
IL FATTORE TECNOLOGIA
Non è tutto. Un altro passaggio è dedicato alla scelta, decisamente strategica, di attrezzarsi della giusta tecnologia per individuare materie prime di nuova generazione e dunque più disponibili sui mercati. “Un’altra linea d’azione cruciale, soprattutto per le materie prime (incluse le terre rare) sempre più necessarie al fine di consentire la transizione energetica, è quella di sostenere lo sviluppo di soluzioni tecnologiche e processi industriali innovativi che consentano, a parità di uso finale, di impiegare materie prime diverse da quelle attualmente più usate, come nel caso della realizzazione di batterie elettriche senza l’impiego del litio. La ricerca di tecnologie avanzate mira anche ad accrescere, per molte filiere industriali, la capacità di utilizzare come input dei processi produttivi materie prime derivanti dal riciclo, per finalità anzitutto di sicurezza degli approvvigionamenti, oltre che ambientali. Nell’attuale contesto internazionale, le dinamiche relative ai mercati delle materie prime appaiono dunque destinate a mantenere un ruolo centrale nella sicurezza economica”, scrive l’Intelligence.
LE NUOVE MINACCE ALLA SICUREZZA
Attenzione, tecnologia non vuol dire solo nuove materie prime, ma anche nuove minacce. “I rapidi sviluppi di tecnologie quali Intelligenza Artificiale, cloud, blockchain, big data&analytics, tecnologie quantistiche, reti 5G e 6G, tecnologie satellitari, stanno alterando profondamente il panorama delle minacce, che non cessa di divenire sempre più esteso e complesso, in particolare per quanto riguarda la sicurezza digitale, con riflessi anche in diversi ambiti della sicurezza nazionale. Queste tecnologie sono in larga parte strettamente interdipendenti tra loro, perché il progresso dell’una è condizione direttamente o indirettamente necessaria per l’avanzamento delle altre, e nel loro insieme formano un cluster tecnologico il cui impatto è sistemico”. Dunque, “saremo chiamati ogni giorno di più a confrontarci con minacce cyber e ibride, comprese le campagne di disinformazione, e l’uso dannoso di tecnologie emergenti sempre più sofisticate, come l’intelligenza artificiale, per fini malevoli”.
“Le tecnologie moderne e il cyberspazio costituiscono, quindi, un fattore strategico per l’interesse nazionale e per la sicurezza degli Stati. Sebbene gli sviluppi tecnologici abbiano da sempre plasmato la natura delle minacce globali e l’evoluzione del concetto di sicurezza, le possibilità conferite dalle nuove tecnologie, in particolare per ciò che concerne la portata, la velocità e il loro potenziale impatto in ambito sociale, culturale, politico, militare ed economico, così come la loro rapida evoluzione, non hanno precedenti”. E “nonostante alcuni Paesi abbiano finora provato a elaborare meccanismi per mitigare o gestire tali dinamiche, la portata globale e gli effetti di molte delle tecnologie di frontiera richiederebbero nuove soluzioni di governance multilaterale su cui è difficile trovare un accordo, alla luce di importanti differenze strategiche e ideologiche tra gli attori statuali di maggiore influenza in questo dominio”.
Riforma dell’intelligence. Ecco cosa dicono Mantovano e Guerini