Nel Paese è vivo il dibattito attorno a un macro quesito: energia costosa e mobilità elettrica potrebbero provocare la sconfitta dell’industria nazionale? Il governo socialista, trainato dai verdi, sta vedendo franare le proprie certezze politiche e certi propri valori. Soprattutto il fenomeno green, che aveva intercettato una buona fetta di elettorato (anche in uscita dalla Cdu) si è sgonfiato e ora vede più vicina la fine dell’esperienza di governo
Non migliora la situazione economica e industriale tedesca dove lo spettro della recessione si fa più intenso, mettendo a rischio posti di lavoro, imprese e settori interconnessi. Il primo punto di caduta, quello più vicino, potrebbe essere quello italiano, dove un certo sistema produttivo è legato strutturalmente a quello tedesco. In una lettera indirizzata a Olaf Scholz, la Cdu, che con la guida di Fredrich Merz (cancelliere ormai in pectore) è più vicina al mondo industriale di quanto non fosse la Spd, ha proposto un programma per combattere la recessione. Una criticità che si lega a doppia mandata alle difficoltà del governo federale, al cui interno la crisi di Spd e Verdi è un dato oggettivo.
Le crisi tedesche
Uno dei settori più in difficoltà è quello dell’edilizia, come dimostra l’ultima ricerca dell’Istituto Ifo che ha riscontrato un dato preoccupante e senza possibilità di invertire il trend nel breve periodo, anzi, esiste il concreto rischio di ulteriore peggioramento a causa della mancanza di ordinativi. A gennaio il 52,5% delle aziende ha lamentato la mancanza di ordini. Nello scorso gennaio il barometro del clima economico è sceso da meno 56,9 a meno 59,0 punti: è il valore più basso mai misurato. L’Istituto Ifo raccoglie i dati dal gennaio 1991.
Inoltre nel Paese è vivo il dibattito attorno ad un macro quesito: energia costosa e mobilità elettrica possono provocare la sconfitta dell’industria nazionale? Il punto di partenza è dato dall’alto prezzo dell’energia sommato al passaggio politicamente forzato alla mobilità elettrica: per questa ragione i rappresentanti dell’economia continuano a mettere in guardia dalla deindustrializzazione in Germania, circostanza messa nero su bianco anche da due esponenti politici di prima fascia, come il ministro delle Finanze Christian Lindner e quello dell’Economia Robert Habeck. Hanno dichiarato apertamente che la posizione geografica tedesca rappresenta un problema e non sembra più invitante per molte aziende.
Verso le europee
Una situazione che sta avendo riverberi anche politici, oltre che prettamente industriali, alla vigilia di elezioni europee molto significative. L’ultimo sondaggio offre la palma dei più suffragati al centro (27%) composto da Cdu e Csu, con al terzo posto l’estrema destra di AfD data al 22% dei voti. I perdenti sarebbero i Verdi, che alle ultime elezioni erano ancora oltre il 20%. In questo modo per AfD si aprirebbe la possibilità di raddoppiare i risultati elettorali del 2019 da un lato e accrescere al contempo il proprio peso politico, dentro e fuori i confini nazionali. Crollo della Spd al 16% e dei liberali di Fdp al 3%.
Numeri che sono corroborati da un ragionamento: il governo socialista di Olaf Scholz, trainato dai verdi, sta vedendo franare le proprie certezze politiche e valoriali. Soprattutto il fenomeno green, che aveva intercettato una buona fetta di elettorato (anche in uscita dalla Cdu) si è sgonfiato e ora vede più vicina la fine dell’esperienza di governo.
Qui Berlino
Il governo punta rinnovare il suo sistema di immigrazione e le leggi sulla cittadinanza per rendere più facile per i lavoratori qualificati stranieri arrivare in Germania e occupare le posizioni aperte. Gli analisti giuslavoristi osservano che il Paese ha sì l’obbligo di essere maggiormente attraente per gli imprenditori innovativi di tutto il mondo se vuole restare economicamente competitiva, per cui la nuova legge sulla cittadinanza potrebbe spingere fino a 50.000 turchi a presentare domanda: nello specifico il parlamento ha deciso di allargare le maglie dei requisiti di cittadinanza, consentendo a più persone di ottenere la doppia nazionalità.
Ma se la mossa del governo punta ad ottenere potenzialmente più lavoratori, in un ambito dove si moltiplicano le richieste delle imprese, di contro così facendo si è attirato la contrarietà di una certa fetta di elettorato che potrebbe scegliere di votare i conservatori della Cdu e l’estrema destra di AfD.
Il legame Italia-Germania
Nel mezzo ci sono le valutazioni su come la crisi tedesca possa avere conseguenze sull’Italia. Il legame tra i due Paesi è e resta solido, ma vi sono indizi oggettivi che producono una certa ansia. A far scattare l’allarme vi sono due elementi di un certo peso: la recessione e l’inflazione, passaggio che ha fatto osservare a Confindustria che è a rischio la crescita dell’interscambio. La premessa è rappresentata dalle difficoltà accusate in seno alle filiere e lungo le catene di approvvigionamento globali prima dalla pandemia e, in secondo luogo, dalla guerra in Ucraina. Un quadro di per sé già complesso, a cui i dati attuali si stanno aggiungendo in maniera preoccupante. Il solo settore manifatturiero incide per più della metà del valore totale degli scambi tra Italia e Germania.
Ma nell’ultimo anno vi sono stati campanelli di allarme anche riguardo un calo in alcuni settori dell’interscambio, come il settore chimico- farmaceutico e quello siderurgico che rispettivamente accusano un calo da 14,95 a 11,81 miliardi di euro e da 11,3 a 10,02.
Come è noto nel novembre scorso i due paesi hanno siglato un Piano di azione per implementare la cooperazione in ambiti chiave come i flussi migratori, il Patto di stabilità, i diritti, la Difesa e sicurezza e la lotta alla criminalità organizzata.