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Buone notizie per Kyiv. Il pacchetto di aiuti verso lo sblocco al Senato Usa

Mentre negli Usa il pacchetto di aiuti per l’Ucraina sembra fare passi avanti (anche se gli ostacoli non mancano), l’Europa alza il tiro. Intanto, la cooperazione militare tra Cina e Russia si fa più stretta

Febbraio potrebbe rivelarsi un buon mese per Kyiv. Sembra infatti che al Senato di Washington sia stato trovato l’accordo sul pacchetto di aiuti destinati all’Ucraina, ma anche a Israele e a Taiwan (con la recentissima aggiunta di alcuni miliardi stanziati per gestire la crisi nel Mar Rosso). La componente repubblicana del Senato avrebbe acconsentito a far cadere il veto nei confronti del provvedimento in cambio di un restringimento dei controlli sull’immigrazione lungo il confine con il Messico. Il nuovo accordo, annunciato lo scorso 4 febbraio, dovrebbe essere sottoposto alla votazione del Senato in data 7 febbraio. Immediatamente dopo la diffusione della notizia sull’accordo, il presidente statunitense Joe Biden ha esortato il Congresso ad “approvarlo rapidamente” così da potervi apporre il prima possibile la sua firma. “Abbiamo raggiunto un accordo bipartisan sulla sicurezza nazionale che include la più dura e più equa riforma delle frontiere degli ultimi decenni. Lo sostengo con forza” si legge in un comunicato rilasciato dallo staff di Biden, attraverso il quale la Casa Bianca cerca di prevenire l’emergere di resistenze dell’ultimo minuto da parte degli esponenti del Grand Old Party.

Di opinione opposta a quella del presidente statunitense è invece Donald Trump. “Non siate STUPIDI!!! Abbiamo bisogno di una legge separata sulle frontiere e sull’immigrazione. Non dovrebbe essere legato agli aiuti esteri in nessun modo, forma o forma!”, sono alcune delle parole utilizzate dal Tycoon in un suo post sul social network Truth, in quello che è solo l’ultimo attacco al provvedimento di aiuti impantanato da mesi al Senato Usa. Verso il quale l’opposizione più grande è arrivata proprio dal gruppo di senatori repubblicani più vicini a Trump. E anche il passaggio dalla Camera sembra preannunciarsi piuttosto difficoltoso: “Ho visto abbastanza. Questo disegno di legge è persino peggiore di quanto ci aspettassimo e non si avvicinerà nemmeno lontanamente a porre fine alla catastrofe dei confini creata dal Presidente[…] Se questa legge arriverà alla Camera, sarà morta all’arrivo”, ha dichiarato in un post su X lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson.

I progressi registrati nell’ambito degli aiuti statuntiensi a Kyiv arrivano a pochi giorni di distanza dal superamento di un altro ostacolo, stavolta a livello europeo. Al summit svoltosi a Bruxelles lo scorso primo febbraio, i leader dei Paesi-membri dell’Unione Europea hanno raggiunto l’unanimità necessaria per dare via libera al pacchetto di aiuti non-militari destinati all’Ucraina, superando il veto posto dall’Ungheria di Viktor Orbàn. E dall’Europa arrivano altre notizie positive per Kyiv: alla luce dell’incapacità di produrre un milione di proiettili da inviare in Ucraina, come promesso lo scorso, La Repubblica Ceca si è fatta promotrice della proposta di acquistare all’estero le munizioni mancanti. Proposta che, a quanto riportato da alcuni funzionari, è stata presa in considerazione anche dall’ Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, che avrebbe individuato nella Corea del Sud il Paese prescelto per l’acquisto del materiale militare, alla luce delle capacità produttive dell’apparato industriale-militare di Seoul e, soprattutto, del suo allineamento geopolitico.

Ma anche dall’altra parte del fronte si preannunciano all’orizzonte nuove forme di sostegno. Mosca ha infatti diffuso un video in cui il ministro della Difesa cinese Dong Jun offriva il “pieno supporto” del suo Paese alla Russia impegnata nel conflitto in Ucraina; Dong Jun ha espresso l’intenzione di rafforzare la fiducia strategica tra le due forze armate, di espandere la loro cooperazione sul piano pratico e di elevare i rapporti tra i due apparati militari, contribuendo così in modo significativo all’approfondimento del coordinamento strategico globale tra Mosca e Pechino. La Cina, secondo quanto riportato da un’analisi dell’Atlantic Council, ha già fornito a Mosca un certo grado di sostegno sotto la forma di materiale non letale, ma comunque utile ai fini bellici (come ad esempio le macchine impiegate per scavare le trincee). È difficile capire se le parole del plenipotenziario cinese preannuncino un’evoluzione anche dal punto di vista del supporto materiale alla Russia, ma non è possibile escludere a priori una simile eventualità.



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