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Nella corsa alle biotecnologie, Washington può battere Pechino. La ricetta del Cnas

Durante gli ultimi anni il ruolo delle biotecnologie è cresciuto costantemente in evidenza e costanza. Divenendo anche oggetto della competizione tra grandi potenze. L’esperta del Cnas suggerisce come gli Usa possano mantenere il primato mondiale rispetto alla Cina che sta avanzando sempre più velocemente

In totale, si calcola che il numero di vittime causate dal Covid-19 a partire da gennaio 2020 ammonti a circa 6,9 milioni. Accanto al costo umano, la pandemia di Coronavirus ha avuto anche un costo economico: solo negli Stati Uniti, tale costo è stato calcolato in una somma che si aggira intorno a 14.000 miliardi di dollari. Numeri alti, che però sono virtualmente molto più contenuti di quelli che potrebbero essere stati senza il lavoro di ricerca e sviluppo biotecnologico culminato nella produzione del vaccino per il Covid-19.

Una complessa operazione che ha dimostrato il potere del governo degli Stati Uniti di indirizzare le capacità biotecnologiche nazionali verso un obiettivo condiviso, capacità che possono essere sfruttate anche in aspetti come salute, difesa, clima, sicurezza energetica, agricoltura, resilienza della supply chain, e altro ancora. In un report pubblicato dal Center for a New American Security Hanne Kelley, Research Associate del Technology and National Security Program dell’istituto, affronta nel dettaglio questo argomento, suggerendo alcune possibili opzioni di policy per riaffermare la leadership biotecnologica statunitense, non solo per la propria sicurezza economica e nazionale, ma anche per garantire che i principi democratici siano alla base della biorivoluzione globale.

Le biotecnologie possono giocare un ruolo pivotale nel futuro, contribuendo a combattere il cambiamento climatico attraverso il biorisanamento, a sostenere le industrie alimentari e agricole con la fortificazione delle colture e a creare soluzioni sanitarie che cambiano la vita e la salvano, come il nuovo trattamento della malattia falciforme basato sull’ingegnerizzazione del genoma cellulare. Ma c’è un altro lato della medaglia: questo potenziale impressionante può infatti essere anche abusato, attraverso lo sviluppo di nuove e terribili armi biologiche o la sperimentazione genetica non-etica, fino ad una sorveglianza potenziata nello stile del “Panopticon” di benthamiana memoria.

Con un impatto economico stimato in circa 4.000 miliardi di dollari spalmato attraverso i prossimi vent’anni, la leadership nel settore biotecnologico globale potrebbe, nel bene o nel male, influenzare le strutture economico-finanziarie globali. L’ordine esecutivo sulle biotecnologie promosso dall’amministrazione di Joe Biden nel settembre 2022 sembrava indirizzare il settore statunitense verso una leadership globale più forte e affermativa, soprattutto in seguito alla pubblicazione dei “Bold Goals for U.S. Biotechnology and Biomanufacturing” della Casa Bianca nel marzo 2023. Tuttavia, lo slancio federale nelle biotecnologie è stato in gran parte eclissato dall’IA.

Mentre ciò accade, Pechino non sta certo a guardare. La Repubblica Popolare Cinese si sta impegnando per superare gli Stati Uniti nella corsa alla leadership biotecnologica e dare la propria “impronta tecno-autoritaria” in questo settore, prioritizzandolo nel suo piano strategico “Made in China 2025” e fissando ambiziosi obiettivi anche per il decennio successivo. L’ecosistema dell’innovazione statunitense è ancora leader nel settore biotecnologico nel suo complesso, mantenendo circa il 59% del valore biotecnologico globale rispetto all’11% della Cina nel 2021. Ma la strategia nazionale cinese di investimenti statali, combinata con massicci investimenti privati, sta riducendo la differenza, e gli Stati Uniti non riescono a rispondere in modo decisivo.

I governanti statunitensi devono affrontare diverse questioni nel breve e lungo periodo, se vogliono che Washington realizzi appieno la sua leadership nel settore biotecnologico. A partire dalle normative nazionali esistenti sul settore biotech e dal loro impatto, che devono garantire efficacemente la sicurezza e la protezione, consentendo al contempo l’innovazione. Concentrandosi anche sul partenariato pubblico-privato nel settore delle biotecnologie, riadattato per catalizzare al meglio il settore nazionale e soddisfare le esigenze della nazione. E ancora, sfruttare le opportunità date dall’intersezione tra biotecnologie e IA, pur stando attenti a mitigarne i rischi.

“Se non si riesce a garantire la leadership degli Stati Uniti nel settore delle biotecnologie, si rischia di perdere non solo un vantaggio tecnologico ed economico nei confronti della Cina”, conclude Kelley, “ma anche il potere di stabilire e far rispettare le regole del gioco, man mano che queste tecnologie si inseriscono nella vita quotidiana. Sebbene il rafforzamento e l’espansione della leadership bioeconomica statunitense richieda tempo, volontà politica e risorse dedicate, gli Stati Uniti non possono permettersi di aspettare. La Cina non può certo permettersi di aspettare”.



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