Sorellanza, condivisione di obiettivi, a livello nazionale e internazionale, l’importanza di fare “rete”, proposte per azioni all’interno dei programmi dei governi per un’inversione di rotta sulla condizione femminile e per una valorizzazione delle donne, ispirano l’attività del Gruppo Women 20 del G20. Ecco chi c’era e cosa si è detto all’incontro promosso dal titolo “Contro la violenza sulle donne. I diritti negati”
Violenza in tutte le sue forme. Fisica, psicologica, economica. A volte estrema, lascia il segno dei maltrattamenti con ferite, spesso, invisibili. Discrimina le donne anche nel mondo del lavoro, attraverso disparità occupazionali e salariali.
Un terreno sempre fertile per una violenza che non arretra. Parlano i dati. Nel 2023, su 330 omicidi, le donne risultano vittime in 120 casi, di cui 97 in ambito familiare o affettivo. Mentre il tasso di abbandono del lavoro per le donne lavoratrici è circa il 19%, con prevalente motivazione nella difficoltà di conciliare l’impegno con la cura della famiglia, specie dopo la nascita del primo figlio (63%).
Sorellanza, condivisione di obiettivi, a livello nazionale e internazionale, l’importanza di fare “rete”, proposte per azioni all’interno dei programmi dei governi per un’inversione di rotta sulla condizione femminile e per una valorizzazione delle donne, ispirano l’attività del Gruppo Women 20 del G20.
Lo conferma l’incontro dal titolo “Contro la violenza sulle donne. I diritti negati”, tenutosi martedì 20 febbraio presso la sala stampa della Camera dei deputati, promosso da W20 Italia alla guida della presidente AW20 Elvira Marasco, con Linda Laura Sabbadini, già direttrice Istat e chair W20 2021, e Katia Petrini, capo delegazione W20, insieme alla presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, Martina Semenzato, e alla senatrice della Commissione Valeria Valente, con intervento di Janaina Gama, co-head W20 Brasile. Ha coordinato Monica Baldi, AW20 ambassador, già parlamentare europea.
Semenzato ha evidenziato l’importanza di promuovere un “patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola, società civile e politica”. Per un cambiamento culturale che parta dalla donna, “indipendente da se stessa”, libera da condizionamenti, con capacità di agire senza costrizioni e con autonomia economica, tematica legata alla violenza di genere, come ha spiegato la presidente.
Il sesso non consensuale deve essere considerato stupro, come previsto dalla Convenzione di Istanbul ratificata dall’Unione europea nel 2023, per condannare a livello sovranazionale la violenza di genere. È tra i punti più sensibili, oltre a mutilazioni genitali, molestie, specializzazione degli operatori della giustizia, di una direttiva della Commissione europea e approvata dal Parlamento ma dalla quale il Consiglio ha, di recente, stralciato la nuova definizione di reato di stupro a causa dell’opposizione di alcuni Stati, in particolare Francia e Germania, in quanto non rientrerebbe nelle materie di competenza europea.
“Vuol dire che lo stupro non diventerà un reato europeo se passa questa direttiva e che ogni Paese si comporterà come vorrà, sarà legato alla normativa nazionale. Paesi come la Svezia o la Spagna hanno la loro legge che prevede il consenso esplicito della donna, altri, compresi il nostro, non lo hanno”, ha affermato Sabbadini lanciando, quindi, un appello “a tutti i gruppi dell’Europarlamento perché non votino questa direttiva, e la boccino in Parlamento” e rivolgendosi, soprattutto, alle parlamentari. Il voto è previsto ad aprile.
E mentre la cronaca italiana, in una visione maschilista, continua a svelare identità incapaci di riconoscere il consenso “esplicito”, l’appello del W20 è anche per la revisione della legislazione nazionale, che, attualmente, richiede la difficile prova processuale della minaccia e della costrizione per configurare la violenza sessuale, come evidenziato da Valente. “Una violenza culturale, strutturale, da leggere per quella che è”, senza infingimenti, ha affermato la senatrice, sottolineando lo straordinario contributo del W20 nel fare “massa critica”. “Filo rosso da non spezzare” che “mette insieme idee, esperienze” in un percorso di emancipazione e diritti delle donne, per le scelte dei governi.
Il W20, quest’anno a presidenza brasiliana, ha raccolto il testimone delle priorità definite dall’Italia nel 2021, ha dichiarato Gama. Dal monitoraggio all’educazione emotiva, a partire dall’infanzia, all’adeguamento normativo e alla promozione di strutture pubbliche e politiche sociali a supporto delle donne vittime di violenza.
“Osservatorio privilegiato della società civile”, voce femminile di associazioni del territorio in ogni settore, imprenditoria, medicina di genere, clima, il Gruppo Women 20, ha affermato la presidente Marasco, ha bisogno, tuttavia, della politica per realizzare gli obiettivi prefissati.
Per dare piena attuazione a un lavoro corale di confronto e dialogo che, in aree e per culture diverse del mondo, manifesta la capacità di assumere decisioni comuni ad unanimità, come ha ricordato la delegata W20 Petrini. Per i diritti di tutte le donne e contro la violenza, violazione dei diritti umani.