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Anche la Finlandia punta il dito contro gli hacker cinesi

Dopo Washington e Londra, Helsinki punta il dito contro il gruppo legato al governo di Pechino per il cyber-attacco contro il Parlamento del 2021. Gli investigatori parlano di “complessa infrastruttura criminale”

Martedì la polizia finlandese ha accusato l’APT31, gruppo di hacker legato al ministero della Sicurezza di Stato cinese e noto anche come Zirconium, Violet Thypoon, Judgment Panda e Altaire, di aver violato il Parlamento di Helsinki nel marzo 2021 riuscendo a ottenere l’accesso a diversi account email, tra cui quelli di alcuni deputati.

Da allora, i servizi di sicurezza e di intelligence finlandesi e i partner internazionali hanno condotto indagini per diversi reati, tra cui spionaggio aggravato, violazione del segreto di comunicazione e violazione dei sistemi informatici del Parlamento finlandese. L’indagine ha messo in luce una “complessa infrastruttura criminale”, secondo l’ispettore capo Aku Limnéll del National Bureau of Investigation. Si sospetta che i reati siano stati commessi tra l’autunno del 2020 e l’inizio del 2021, ovvero nello stesso periodo in cui la campagna ha colpito le istituzioni democratiche negli Stati Uniti e nel Regno Unito (i cui governi lunedì hanno sanzionato alcuni soggetto ed entità legati al gruppo e pubblicato alert sugli attori cinesi, compreso Volt Typhoon, specializzato in attacchi alle infrastrutture critiche). “Questi collegamenti sono stati ora confermati dalle indagini e la polizia ha anche identificato un sospetto”, ha spiegato Limnéll.

In un contesto segnato dalle minacce ibride, è interessante leggere questa notizia – il semplice fatto di puntare il dito contro i colpevoli è tale quando si è nel cyber-spazio – assieme a un recente rapporto del Centro di eccellenza Nato per le comunicazioni strategiche (Stratcom Coe), con sede a Riga, in Lettonia. Ciò è vero anche alla luce della grande attenzione posta dall’intelligence finlandese verso le minacce ibride ormai da alcuni decenni. Quel documento evidenzia come le narrazioni dei media cinesi attorno all’adesione della Finlandia alla Nato puntassero su elementi come la perdita di autonomia per il Paese nordico, l’egemonia americana e l’erosione della sicurezza europea causata dalla stessa Alleanza atlantica. Ovvero, destabilizzare il Paese. Lo stesso obiettivo degli attacchi cyber.

E lo stesso obiettivo della Russia. Tanto che, scrive l’intelligence finlandese nel recente rapporto annuale, Pechino “nella pratica appoggia con cautela” Mosca, in particolare sull’invasione dell’Ucraina. “La Cina e la Russia hanno obiettivi comuni che promuovono congiuntamente quando ciò serve ai loro interessi”, si legge nel documento. “Entrambi cercano di minare la posizione dei Paesi occidentali, e in particolare degli Stati Uniti, nelle arene internazionali”.



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