Si è aperto in Turchia l’Antalya diplomacy forum (Adf), palcoscenico da cui il presidente turco ha lodato gli sforzi diplomatici del suo Paese e ha sottolineato che la diplomazia è il miglior strumento per la risoluzione dei conflitti. Ma poi è andato all’attacco di Israele
La crisi a Gaza? Spia del collasso dell’ordine globale. Questa la certezza che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha posto come base per aprire i dibattiti del terzo Antalya diplomacy forum (Adf), appuntamento che ospita 147 Paesi, con 4.500 partecipanti, tra cui 19 capi di Stato, 73 ministri e 57 rappresentanti internazionali impegnati in 52 panel. Una tregiorni di relazioni e partnership, oltre che di analisi, legati dal fil rouge tessuto con costanza dallo stesso Erdoğan: riuscire ad essere player in tutte le partite che si giocano, sia nel Mediterraneo che in Medio Oriente, in Africa e nel Caucaso. Ankara attore globale, questa l’intenzione del suo ras.
Dalla diplomazia all’influenza fisica
La diplomazia è il miglior strumento per la risoluzione dei conflitti. Parole che Erdoğan, tuttavia, ha fatto seguire da un altro ragionamento più pragmatico: la diplomazia da sola non è sufficiente a risolvere le crisi, per cui ecco che la Turchia si dice pronta a esercitare un’influenza fisica sul terreno. Il presidente ha affermato che il suo Paese è al terzo posto nel mondo in termini di rete diplomatica, mentre non condivide il percorso dell’attuale sistema internazionale in quanto “privo di concetti fondamentali come solidarietà, giustizia e fiducia, incapace di adempiere anche alle sue responsabilità minime”.
Mosso da questa consapevolezza, ecco che ha disteso ai presenti quali saranno i capisaldi delle policies turche: “La Turchia non può permettersi il lusso di guardare qualsiasi evento da lontano. È nostro dovere verso il nostro popolo e verso tutta l’umanità dire ciò che sappiamo essere vero”.
Stivali sul terreno
Come si attua più potere se non attraverso gli strumenti bellici? Secondo Erdoğan Ankara è riuscita ad implementare la propria crescita economica, il proprio potere d’acquisto, le proprie esportazioni senza dimenticare il Pil legato al turismo. Sembrano lontani anni luce i tempi della crisi della lira turca, dell’inflazione alle stelle e delle decisioni ambigue della banca centrale del paese, guidata da manager non troppo indipendenti.
Il riferimento più solido Erdogan lo riserva a primo volo del nuovo aereo da guerra di quinta generazione Kaan con cui è stato raggiunto “un nuovo livello, abbiamo portato la Turchia a un livello dove ogni passo viene osservato da vicino. La Turchia è ora una grande potenza che può costruire una cooperazione basata su un principio vantaggioso per tutti, sia con l’Occidente che con l’Oriente, cooperando con l’Unione Europea, tendendo la mano agli oppressi senza alcuna discriminazione, un potere che può adottare qualsiasi misura sul campo quando la sua esistenza è minacciata”.
Gaza uguale collasso
Primo punto di caduta, evidentemente, è la crisi a Gaza, dove secondo Erdogan è in atto il collasso dell’ordine globale. “Il 21° secolo si sta trasformando in un’era di crisi contrarie alle aspettative e l’ordine internazionale basato sulle regole è ormai solo uno slogan”. Questo il gancio per il suo attacco alle politiche di Netanyahu: non sono stati solo le donne e i bambini a essere massacrati da Israele in Palestina, dice, ma anche la “fede di miliardi di persone nel diritto internazionale”.
Accusa inoltre Israele di genocidio a Gaza e punta il dito contro l”amministrazione Netanyahu per la sua sconsiderata politica di massacri e il fatto che le potenze occidentali abbiano avuto “un ruolo” con le loro “politiche ipocrite”. Candida il suo paese, quindi, a fondare uno Stato palestinese e a ricostruire Gaza.
Cultural diplomacy
Non solo dibattiti e geopolitica, ma spazio anche ad iniziative di carattere culturale come la mostra “Il secolo della Turchia”, che mette in mostra gli aspetti turchi applicati nei campi dell’arte, dell’energia, della difesa e dell’industria. Il forum includerà anche la “Bulletproof Dreams: Gaza Children Painters Exhibition”, organizzata dalla Direzione delle Comunicazioni di Türkiye, per evidenziare la crisi umanitaria a Gaza attraverso la prospettiva dei bambini. Durante la sessione di apertura saranno disponibili traduzioni in diverse lingue (francese, spagnolo, arabo e russo).
In precedenza Erdoğan ha avuto colloqui con il presidente bulgaro Rumen Radev e l’ex presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov.
(Foto: X/@RTErdogan)