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Con l’astensione Usa, passa la risoluzione Onu per il cessate il fuoco a Gaza

Cessate il fuoco a Gaza. La risoluzione dell’Onu passa con l’astensione americana, e Netanyahu blocca l’invio di una delegazione a Washington che avrebbe dovuto dialogare su ciò che accadrà a Rafah e nella Striscia dopo la guerra

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato oggi una risoluzione preparata principalmente dall’Algeria che chiede un cessate il fuoco “immediato” nella Striscia di Gaza per onorare il mese di Ramadan – con l’obiettivo non esplicitato di fare in modo che lo stop alle armi prenda una consistenza ulteriore.

Gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto sulla risoluzione, che è stata sostenuta dagli altri 14 membri del consiglio. L’Algeria, insieme a Russia e Cina, aveva bloccato venerdì scorso una risoluzione preparata da Washington che parlava di un “cessate il fuoco immediato e sostenuto” come “imperativo”, collegando però la pausa dei combattimenti all’altrettanto immediato rilascio degli ostaggi che Hamas detiene dal mostruoso attentato del 7 ottobre, che ha aperto la stagione di guerra in corso.

A differenza del testo di venerdì, l’appello per un cessate il fuoco nella nuova risoluzione passata oggi non è direttamente collegato ai colloqui in corso, guidati dal Qatar con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Egitto, per fermare i combattimenti in cambio del rilascio di Hamas degli ostaggi.

La scelta americana è di rilievo, a maggior ragione se si considera che l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva minacciato, sempre oggi, di annullare una visita di una delegazione a Washington prevista per questa settimana se gli Stati Uniti non avessero usato il veto per bloccare la risoluzione algerina. Scelta arrivata a stretto giro dal voto, con un annuncio ufficiale del rinvio della visita.

“Gli Stati Uniti – accusa il comunicato israeliano – si sono ritirati dalla loro posizione coerente in seno al Consiglio di Sicurezza, dove solo pochi giorni fa avevano stabilito un collegamento tra il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Questo ritiro danneggia sia lo sforzo bellico che quello per la liberazione degli ostaggi, perché dà ad Hamas la speranza che la pressione internazionale gli permetta di accettare un cessate il fuoco senza la liberazione dei nostri ostaggi”.

Le evoluzioni sono l’elemento da osservare, perché quella delegazione aveva l’obiettivo di continuare a dialogare con l’amministrazione Biden, che da settimane chiede un piano per il post-bellico a Gaza e una exit strategy per interrompere la guerra. Evidentemente, se gli Usa hanno scelto l’astensione qualcosa si è rotto in modo per ora difficilmente riparabile.

Come membro permanente del Consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti hanno a lungo difeso Israele nell’assise principale delle Nazioni Unite. Prima del voto subito venerdì, avevano a loro volta posto il veto a tre risoluzioni sul cessate il fuoco, citando la loro mancata menzione del diritto di Israele all’autodifesa o alla condanna di Hamas.

L’amministrazione Biden sta lavorando per scongiurare un’offensiva israeliana a Rafah, la città di confine dove si rifugia più della metà della popolazione di Gaza, mentre dai dati del ministero della Salute palestinese – gestito da Hamas e però in passato risultato credibile sulle stime – almeno 32.333 persone sono morte in questi cinque mesi di guerra.

“Abbiamo apprezzato la volontà dei membri di questo Consiglio di prendere alcune delle nostre modifiche e migliorare questa risoluzione. Tuttavia, alcune modifiche chiave sono state ignorate, comprese le nostre richieste di aggiungere una condanna contro Hamas. E non eravamo d’accordo con tutto nella risoluzione. Per questo motivo, purtroppo non siamo stati in grado di votare ‘sì’. Tuttavia, come ho detto prima, sosteniamo pienamente alcuni degli obiettivi critici di questa risoluzione non vincolante. E crediamo che sia stato importante per il consiglio parlare e chiarire che qualsiasi cessate il fuoco deve venire con il rilascio di tutti gli ostaggi”, ha commentato la rappresentante permanente statunitense all’Onu, Linda Thomas-Greenfield.

Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono vincolanti ai sensi del diritto internazionale, ossia Israele ora è chiamato a rispettare la richiesta di cessate il fuoco per non incorrere in altre risoluzioni potenzialmente contenenti sanzioni. Però la sottolineatura di Thomas-Greenfield sembra fare intendere che non si tratta di una risoluzione secondo i dettami del Capitolo 7 (ossia quello che autorizzerebbe l’uso della forza per farla attuare).



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