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Così Shape torna ad essere il centro nevralgico della nuova Nato

Il comando militare supremo della struttura militare Nato si è rinnovato profondamente negli ultimi anni, adattandosi all’eventualità di un conflitto su larga scala con Mosca. All’interno della più ampia rinascita dell’Alleanza stessa

Negli ultimi anni il Supreme Headquarters Allied Powers Europe dell’Alleanza Atlantica, situato nei pressi della cittadina belga di Mons, ha affrontato un processo di totale rinnovamento. Dopo la fine della Guerra Fredda, durante il quale era arrivato a controllare tre milioni di soldati organizzati in cento diverse divisioni sparse per l’intero continente europeo, il comando militare centrale europeo si era “adattato” alla nuova realtà e alle nuove esigenze emerse in tempo di pace, delegando le sue funzioni militari ai comandi integrati di Brunnsum e Napoli o al quartier generale integrato di Lisbona, e perdendo le sue capacità di operare come vertice in un contesto bellico, dedicandosi principalmente a contribuire al processo decisionale civile dell’alleanza.

Ma con l’invasione russa dell’Ucraina iniziata poco più di due anni fa, questo trend sembra essersi invertito. Da una parte si è spinto per una revisione del processo decisionale e della catena di comando, ad esempio riportando in seno a Shape la capacità di identificare bersagli militari in suolo russo così da incrementare la prontezza nella risposta in caso di escalation militare, oltre che la facoltà di regolare il livello di copertura della difesa aerea in Europa, di far salpare le due task force marittime permanenti di cui dispone l’Alleanza, e anche di incrementare la dimensione dei battlegroup schierati al confine con la Russia da quella di battaglioni fino a quella di brigate (trasformazione in corso proprio in questo momento). Dall’altra sono state realizzate vere e proprie ristrutturazioni fisiche, atte ad ampliare capienza e capacità delle sezioni del quartier generale dedicate al crisis management, al monitoraggio, alla comunicazione e a tante altre ancora.

Riportando il sistema di edifici e bunker di Mons a rappresentare il “centro nevralgico” dell’apparato militare dell’Alleanza, per utilizzare il termine impiegato da Jack Detsch, autore dell’articolo pubblicato su Foreign Policy che segue nel dettaglio i vari step seguiti da questa palingenesi di Shape. La scelta linguistica di Detsch non è certo casuale: il riferimento (azzeccato) ad un sistema nervoso funzionante ed efficiente si pone in diretta contrapposizione con l’immagine di “morte cerebrale” che il presidente francese Emmanuel Macron aveva evocato pochi anni fa. Ma tante cose sono cambiate da quel novembre.

Compresa la Nato stessa. Lo sforzo nel riadattamento del suo quartier generale è solo una delle più ambiziose riforme militari che l’Alleanza ha intrapreso negli ultimi mesi. La Nato sta aumentando le dimensioni della sua forza di risposta di otto volte rispetto a prima; la war room di Mons è stata ristrutturata per richiamare rinforzi di truppe e pianificare attacchi militari a lungo raggio sul territorio russo anche prima dello scoppio di una guerra; piani che le forze della Nato metteranno in atto sul territorio dei Paesi membri durante le prossime settimane, all’interno della mastodontica esercitazione pubblicamente nota come Steadfast Defender. Supervisionata direttamente dal “centro nevralgico”, che ne approfitterà per apprendere le dinamiche di funzionamento della nuova struttura di difesa militare della Nato, ed adattarsi al meglio per comandarla nel peggiore degli scenari possibili. Quello per cui era stata originariamente creata.

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