Nella settimana in cui Trump ha messo in cassaforte la candidatura per il Partito repubblicano, la grande sorpresa arriva dal discorso del presidente sullo Stato dell’Unione. Il perché lo spiega Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico a Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti
L’esito del Super Tuesday sembra aver messo il vento in poppa a Donald Trump: con il ritiro di Nikki Haley dalle primarie, la candidatura del tycoon newyorkese per il Partito repubblicano sembra ormai in cassaforte. Niente colpi di scena, almeno fino al momento: anche se non è da escludere che Haley si presenti come candidata indipendente, nel tentativo di rubare voti a Trump portandolo alla sconfitta.
Paradossalmente, le sorprese maggiori sono arrivate da Joe Biden, che in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato ieri al Congresso americano ha sfoderato una prestazione davvero inattesa. Un Biden così tonico e assertivo non si vedeva da tempo: contrariamente a critici e oppositori che non perdono occasione di sottolineare ogni sua gaffe per metterne in dubbio le condizioni psicofisiche, ieri il presidente ha mostrato i denti. A cominciare dalla politica estera, ambito nel quale ha ribadito che gli Stati Uniti non indietreggeranno rispetto al sostegno all’Ucraina, riferendosi al suo “predecessore” (Trump non è mai stato nominato direttamente) e alle minacce di privare del supporto militare gli alleati Nato europei che non dovessero contribuire a sufficienza a livello finanziario.
Tuttavia, l’ambito su cui Biden ha voluto insistere maggiormente è stato quello economico. Riprendendo il vecchio adagio (ma sempre attuale) che aveva caratterizzato la vincente campagna elettorale di Bill Clinton, “It’s the economy, stupid!”, il presidente in carica si è concentrato sulle questioni economiche ben sapendo che la partita elettorale a novembre si deciderà non tanto sui dossier di politica internazionale (a cui l’americano medio presta poca attenzione) quanto sulla percezione di come sta andando l’economia. Nel corso della sua campagna per le primarie, infatti, Trump ha battuto molto su questo tasto dipingendo una situazione a tinte fosche, con le famiglie statunitensi messe in ginocchio dall’inflazione, i conti pubblici disastrati dall’eccessiva spesa pubblica destinata all’accoglienza degli immigrati, e un tessuto produttivo e industriale in crisi per la concorrenza cinese.
Ma è proprio così? In realtà, contrariamente alla retorica trumpiana, l’economia americana sta andando a gonfie vele. Il prodotto interno lordo cresce al ritmo più veloce dell’intero Occidente (nel 2023 l’economia si è espansa del 2,5%, più del doppio della stagnante Europa), l’inflazione è scesa al 3% (anche se manca ancora un po’ prima che possa convergere verso il target del 2%), il mercato del lavoro è in ottima salute con la disoccupazione stabile ai minimi storici (3,9%, come hanno confermato anche i dati pubblicati oggi dal Bureau of Labor Statistics). Inoltre, l’enorme quantità di soldi pubblici (circa 370 miliardi di dollari) che saranno iniettati nel sistema economico nell’arco di un decennio grazie all’Inflation Reduction Act sono proprio finalizzati a rivitalizzare il tessuto industriale americano puntando sulle nuove tecnologie green e rubando così quote di mercato alla Cina (che oggi fa la parte del leone in questo ambito). Biden, però, non si è limitato a rivendicare i buoni risultati della sua amministrazione ma ha anche rilanciato, promettendo una riforma fiscale volta a ridurre le disuguaglianze sostenendo i ceti meno abbienti attraverso una tassazione più pesante sulle grandi aziende. Difficile che simili promesse possano vedere la luce nel Congresso attuale, così polarizzato, ma i messaggi del Presidente sperano di cogliere nel segno di quella fascia di popolazione sempre più numerosa che si sente delusa e a novembre potrebbe non presentarsi al voto.
Insomma, attenti a ridurre Biden alla caricatura di “Sleepy Joe”. La partita per la Casa Bianca resterà molto aperta fino al momento del voto: il Presidente in carica è più forte del previsto, proprio grazie a un’economia che sta andando più forte del previsto. Nei prossimi mesi, inoltre, se la Fed dovesse iniziare a tagliare il costo del denaro il credito potrebbe giungere più facilmente a imprese e famiglie restituendo ancora più ossigeno al sistema economico. È dunque evidente che se i democratici riusciranno a capitalizzare su questi successi, respingendo la retorica trumpiana ferocemente anti-globalista, allora potranno rafforzare significativamente la posizione di Biden in vista del voto.