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Eni spinge su rinnovabili e dividendi nel nuovo piano

Il Cane a sei zampe presenta le nuove linee guida. Investimenti a quota 27 miliardi, mentre le dismissioni porteranno in cassa circa otto miliardi. E il dividendo sarà più ricco. La spinta sull’energia verde con Plenitude

Messi da parte i conti del 2023, chiusi con un utile netto a 4,7 miliardi di euro, in calo del 66% ma influenzato dal calo dei prezzi energetici nella seconda metà dell’anno, Eni mette a terra il nuovo piano industriale, che guarda al 2027. Piano che poggia su investimenti netti pari a 27 miliardi (al netto anche  della cassa derivante dall’attività di portafoglio) per una media annua pari a 7 miliardi.

Portata questa inferiore di oltre il 20% rispetto al Piano dello scorso anno, “grazie all’ottimizzazione della spesa, al miglioramento della qualità dei progetti e al maggiore contributo della gestione del portafoglio”, hanno subito chiarito dal Cane a sei zampe. Dunque, le basi gettate con lo scorso piano sono più che solide e lo stock di investimenti messi in campo con l’aggiornamento odierno è più che sufficiente. Eni prevede poi di generare un cash flow from operation prima del capitale circolante di circa 13,5 miliardi nel 2024 e di 62 miliardi nell’arco del piano quadriennale, in crescita del 30% a scenario costante.

Guardando agli altri obiettivi del gruppo, nel Piano strategico 2024-27 Eni prevede che la produzione Upstream cresca “a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027, estendendo tale crescita di un ulteriore anno rispetto al piano precedente e con un tasso di crescita medio annuo del 2% al netto delle attività di portafoglio previste”. Un capitolo importante lo avrà poi lo sfoltimento degli asset di Eni, con cui il gruppo guidato da Claudio Descalzi mira a generare cassa. In tale senso si prevedono entrate derivanti dalla differenza tra dismissioni e acquisizioni, con un contributo netto in termini di cassa pari a circa 8 miliardi nell’arco del piano.

Non è finita. Buone notizie sono attese anche da Plenitude, l’ormai ex matricola per l’energia verde, la cui capacità installata sarà pari a 4 GW nel 2024, e più che raddoppierà a oltre 8 GW nel 2027, per poi raggiungere gli oltre 15 GW entro il 2030 registrando una significativa tendenza di crescita. Tale crescita è sostenuta da una pipeline di 2 GW di progetti in esecuzione, 4 GW a maturità elevata/media e ulteriori 15GW a bassa maturità. Ultimo capitolo, il fronte della remunerazione degli azionisti.

Eni intende distribuire tra il 30%-35% del Cffo annuale (flusso di cassa da attività operative) attraverso dividendi e buyback (riacquisto di azioni proprie, ndr), in aumento rispetto al precedente 25%-30%. Il dividendo proposto per il 2024 è pari a 1,00 per azione, in aumento di oltre il 6% e il buyback è fissato a 1,1 miliardi. In presenza di upside si prevede di destinare fino al 60% dei flussi di cassa incrementali rispetto al Piano, in aumento rispetto al precedente 35%.

“Affrontiamo le sfide poste dalla transizione energetica con la nostra strategia distintiva di crescita e creazione di valore, in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e competitività delle forniture energetiche, conseguendo nel contempo gli obiettivi di decarbonizzazione. Stiamo aumentando significativamente la nostra generazione di cassa, anche attraverso la diversificazione delle fonti, la riduzione dei rischi e l`espansione in nuove aree di opportunità legate alla transizione”, ha rimarcato Descalzi commentando il piano.

“A sostegno di questo, stiamo valorizzando il nostro ampio portafoglio di attività in modo disciplinato, bilanciando gli investimenti con maggiori ritorni per gli azionisti. Grazie a queste azioni, stiamo rendendo Eni ancora più profittevole, meglio diversificata e con fondamentali più solidi, potenziando la remunerazione agli azionisti. In conclusione, riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili, e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business. Ed è proprio quello che stiamo facendo”.

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