A livello mondiale, gli Stati Uniti restano saldamente in testa alla lista di Paesi esportatori di materiale militare, mentre Mosca rallenta, superata da Parigi, con Pechino che preferisce il made in China alle importazioni dalla Russia. L’Italia, intanto, quasi raddoppia le sue esportazioni, diventando il terzo Paese fornitore a livello globale, sopra al Regno Unito. A registrarlo, i dati Sipri sull’import/export globale della difesa
L’Europa ha quasi raddoppiato le sue importazioni di materiale d’armamento negli ultimi dieci anni, la metà delle quali provenienti dagli Stati Uniti. A certificarlo lo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’autorevole think tank svedese che monitora lo stato delle spese e del mercato interazionale della difesa. Oltre al suo più conosciuto report sulle spese militari globali, la nuova ricerca dell’istituto certifica le nuove tendenze del trasferimento di materiali militari non solo per quanto riguarda il Vecchio continente, ma anche per la regione indo-pacifica e medio orientale, dove attualmente si trovano nove dei dieci grandi importatori di armi.
Crescono le importazioni europee
I nuovi dati del Sipri, dunque, registrano l’aumento del 94% tra il quinquennio 2014-2018 e quello tra il 2019 e il 2023 delle importazioni in Europa. Naturalmente, una larga parte di questo aumento è dovuto dall’import dell’Ucraina (con un aumento record del 6633%) in seguito all’invasione russa del 2022. Kiev è diventata, infatti, il primo importatore di armi nel Vecchio continente, e il quarto a livello globale (dopo l’India, l’Arabia Saudita e il Qatar). Il 55% delle importazioni di armi da parte degli Stati europei è stato fornito dagli Stati Uniti nel 2019-23, con un aumento sostanziale rispetto al 35% del 2014-18, seguiti Germania e Francia, che hanno fornito rispettivamente il 6,4% e il 4,6% della quota di acquisti fatti dai Paesi europei. Per Pieter Wezeman, ricercatore senior del programma sull’import/export militare del Sipri, grazie a ordini per piattaforme di alto livello “tra cui quasi ottocento aerei ed elicotteri da combattimento, le importazioni europee di armi rimarranno ad un livello elevato”, anche in futuro.
Washington salda in testa, ma Parigi supera Mosca
A livello mondiale, Stati Uniti restano saldamente in testa alla lista di Paesi esportatori, occupando il 42% della quota globale di esportazioni militari, registrando una ulteriore crescita rispetto allo scorso lustro del 17%. Gli Stati Uniti hanno consegnato armi a 107 Stati, più di quanto abbiano fatto in qualsiasi altro quinquennio precedente e molto più di qualsiasi altro esportatore di armi. Gli Stati Uniti e gli Stati dell’Europa occidentale insieme hanno rappresentato il 72% di tutte le esportazioni di armi nel periodo 2019-23, rispetto al 62% del periodo 2014-18.Cala invece la Russia, che ha dimezzato le sue vendite all’estero arrivando all’11%, venendo superata per la prima volta dalla Francia, diventata così il secondo Paese esportatore al mondo. La quota maggiore delle esportazioni di armi francesi (il 42%) è stata destinata agli Stati dell’Asia (in particolare l’India, che con il 30% degli acquisti da Parigi è stato il principale destinatario delle esportazioni transalpine) e dell’Oceania, mentre un altro 34% è in Medio Oriente, dovuto in gran parte alle consegne di aerei da combattimento a India, Qatar ed Egitto.
Cresce l’export italiano
Guardando al nostro Paese, l’Italia ha visto quasi raddoppiare il volume delle proprie esportazioni, con una crescita all’86% (il doppio rispetto al +47% di Parigi), arrivando ad occupare il 4,3% della quota globale del mercato della Difesa (per un confronto, la Germania copre il 5,6% e la Cina il 5,8%). Un incremento significativo, tra i più importanti in Europa, se messi a paragone di volumi (la Polonia è cresciuta del 1138%, andando a occupare però lo 0,7% di quote globali, e il Belgio di 430%, con lo 0,3%). La maggior parte delle sue esportazioni sono state dirette al Medio Oriente, in particolare verso Qatar, Israele, Bahrain (di cui siamo il terzo fornitore dopo Parigi e Washington), Egitto, Kuwait e Turchia (dove siamo secondi dopo Berlino). L’Italia, inoltre, è il terzo contributore anche della Norvegia, del Brasile e della stessa Francia, che acquista da noi il 18% dei suoi sistemi d’arma.
Il resto del mondo
Circa il 37% dei trasferimenti di armi nel periodo 2019-2023 è stato destinato all’Asia e all’Oceania, la quota maggiore rispetto agli altri continenti, anche se in leggero calo. Nella regione, per la prima volta in un quarto di secolo, sono stati gli Stati Uniti il principale fornitore di armi, con il 34%, rispetto a Russia (19%) e Cina (13%), tradizionalmente in vantaggio nel loro continente. L’India è stata il primo importatore di armi al mondo (+4,7%), con Mosca che è rimasta il suo principale fornitore. Tuttavia, questo è stato il primo quinquennio in cui le forniture russe a New Dehli hanno rappresentato meno della metà delle importazioni totali. Un’evoluzione importante si è avuta in Cina, le cui importazioni si sono ridotte del 44%, soprattutto grazie alla sostituzione delle armi importate (principalmente dalla Russia) con sistemi di produzione propria. Un segnale del cambio di passo di Pechino da ricettore di sistemi d’arma a fornitore. Pechino, infatti, ha rappresentato il principale fornitore di forniture militari agli Stati africani, al 19%, superando la Russia come principale fornitore della regione, Seconda regione per numero di trasferimenti internazionali è stata il Medio Oriente (30%), dove si trovano tre Stati nella top ten dei Paese importatori: Arabia Saudita (2°), Qatar (3°) ed Egitto (7°). La maggior parte delle piattaforme è stata fornita dagli Stati Uniti (52%), seguiti da Francia (12%), Italia (10%) e Germania (7,1%).