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I conflitti di domani saranno sottomarini. Ecco la strategia underwater di Fincantieri

Di fronte alla crescita economica e strategica dei fondali marini, una dimensione nella quale il Mediterraneo è destinato a giocare un ruolo centrale, Fincantieri punta a rafforzare ulteriormente le sue capacità nel dominio underwater, sfruttando le collaborazioni con l’industria nazionale per lo sviluppo avanzato di sistemi subacquei, a partire dagli assetti unmanned

Il mondo sottomarino sarà dove si combatterà la guerra ibrida del prossimo futuro, e il Mediterraneo – e soprattutto i suoi fondali – sarà la regione dove questa dinamica si svolgerà al suo massimo, e per questo l’Italia, e la sua industria navale, devono svolgere un ruolo da protagonisti. È stato questo il cuore dell’intervento, dagli Stati Uniti, di Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri, che ha sottolineato come oramai “fa più male tagliare un cavo sottomarino che sparare o usare carri armati sul terreno”. E del resto, che l’underwater rappresenti il futuro dell’azienda triestina lo aveva sottolineato sempre l’ad presentando gli ultimi risultati della società, definito “la nuova frontiera in cui vogliamo guidare sempre più l’industria ed il Paese”. Il gruppo è stato protagonista di diverse iniziative proprio sulla dimensione sottomarina, a partire dall’adesione al progetto del Polo nazionale della dimensione subacquea. Obiettivo del gruppo è puntare sulle proprie capacità per diventare leader e integratore per l’industria nazionale nello sviluppo della filiera dell’underwater.

L’economia dei fondali

Il mare copre circa il 70% della superficie terrestre, e sotto di esso passa oltre il 98% dei dati a livello globale, con transazioni giornaliere misurate in trilioni di dollari. In generale, si stima che il mercato possa raggiungere il valore di circa quattrocento miliardi di dollari entro il 2030. Oltre ai dati, l’aumento delle capacità di lavorare nelle profondità marine sta aprendo nuove potenzialità in diversi campi, dallo sfruttamento delle risorse minerarie a quelle energetiche, come petrolio e gas, oltre alla prodizione di cibo. Tutti comparti che contribuiscono alla cosiddetta Blue economy che, da sola, già produce nel nostro Paese quasi il 9% del Pil. A questi settori si uniranno anche una crescita continua della produzione di energia offshore e del deep-sea mining, oltre a un continuo aumento della rete di cavi sottomarini. Le previsioni della Banca mondiale dicono che l’intero settore dell’economia oceanica potrebbe arrivare a generare un valore annuo aggiunto di oltre tremila miliardi di dollari.

L’industria nazionale

Ma la dimensione economica non è la sola a rendere cruciale l’interesse del gruppo per il dominio underwater. Non solo tutti questi nuovi settori vedranno lo sviluppo di nuove infrastrutture, che dovranno essere di conseguenza protette, ma lo spazio sottomarino diventerà esso stesso un campo di battaglia, molto più di quanto successo in passato. Tranciare cavi o condotti energetici potrebbe, infatti, paralizzare la funzionalità di base di un Paese. È per questo che Fincantieri si è posta quale capofila dello sforzo nazionale per potenziare le capacità underwater del Paese. Ne è un esempio il memorandum d’intesa con Leonardo per definire iniziative e sviluppi legati a sistemi (inclusi droni subacquei) di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, con l’obiettivo indicato da Folgiero di “creare una task force stabile comune per mettere insieme le expertise dei due grandi gruppi nell’underwater”.

Il ruolo dei droni

A questo si lega anche la nuova iniziativa del memorandum d’intesa stretto con Saipem, specializzata nella realizzazione di infrastrutture per il settore energetico offshore, rivolto proprio alla collaborazione nel comparto underwater. L’estensione del dominio sottomarino, infatti, e la natura particolare del suo ambiente, renderanno necessario affidarsi sempre di più a sistemi autonomi senza pilota, le cui capacità di agire anche in autonomia (sotto l’acqua le onde radio non si propagano) richiederanno un profondo sforzo di ricerca e sviluppo. Ed è proprio su questo che verte l’accordo tra le due aziende, prevedendo progetti comuni per integrare le capacità di Fincantieri nella realizzazione di mezzi di superficie e sottomarini con il programma di sviluppo dei droni Hydrone di Sonsub, il centro di eccellenza di Saipem che realizza tecnologie e soluzioni subacquee. Del programma fa parte un’intera famiglia di mezzi unmanned, capaci di agire a tremila metri di profondità, in autonomia grazei a spiccate capacità IA, e in grado di ricaricare le batterie direttamente sott’acqua in apposite stazioni. Tra questi, sono già qualificati i droni FlatFish, per l’ispezione avanzata, l’HydroneR per le attività di intervento, e HydroneW, completamente elettrico.


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