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Forza Italia e il volo del calabrone. Il commento di Cangini

Morto il fondatore, si attendeva la morte prematura della sua creatura politica. Mai previsione si dimostrò tanto infondata. Nel suo rappresentarsi come una forza politica realista, Forza Italia marca la differenza nel centrodestra. E la chiarezza adamantina rispetto al conflitto ucraino così come all’ancoraggio europeo e atlantista fa il resto. Il commento di Andrea Cangini

La sopravvivenza, e ora addirittura la crescita, di Forza Italia sorprende i politologi tanto quanto il volo del calabrone sorprende gli zoologi. Posta la natura personale di un partito che tutti consideravano indissolubilmente legato alla figura del leader carismatico che lo aveva fondato, sembra un fatto contro natura. Morto il fondatore, si attendeva la morte prematura della sua creatura politica. Un esito inesorabile, che molti immaginavano sarebbe stato accelerato dal divampare di quel conflitto interno al partito che la presenza in vita del Cavaliere aveva per decenni sopito.

Lo pensava, confessiamo, anche chi scrive e a dir la verità lo pensavano persino diversi dirigenti del partito di scuola tajanea. Mai previsione si dimostrò tanto infondata.

Intendiamoci, è presto per dire. Un Abruzzo non fa primavera e per avere un dato più solido su cui ragionare occorrerà attendere quantomeno le elezioni europee di giugno. Ma i segnali sono incoraggianti, e poiché la politica è anche una questione di percezioni e di trend, la percezione della condizione odierna della Forza Italia di Antonio Tajani è positiva e il suo trend è ascendente tanto quanto discendente è il trend della Lega di Matteo Salvini.

In Abruzzo, per dire, il partito che fu di Silvio Berlusconi è passato dal 9% delle regionali 2019, all’11,1% delle politiche 2022, fino al sorprendente 13,4% delle regionali di tre giorni fa. È vero che l’Abruzzo è una terra a tradizione democristiana, ma il dato è questo. E il fatto che l’exploit abruzzese venga (correttamente) spiegato da molti con l’adesione a Forza Italia di politici locali dotati di preferenze provenienti tanto dal Movimento 5 Stelle quanto dalla Lega conferma il trend: se non avessero percepito che il partito è in crescita non vi avrebbero aderito. Ed ora che tale percezione si è largamente diffusa sarà più facile per Forza Italia svolgere la funzione di aggregatore naturale delle tante liste civiche politicamente “moderate” sparse per i territori italiani.

Gli argini politici dei partiti confinanti sono quantomai cedevoli: la crisi del Terzo Polo alla sinistra di FI e quella del salvinismo alla sua destra concorrono a consolidare il trend. Così come concorre a livello nazionale la disfida tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini sul terreno della destra e la loro naturale inclinazione ad un approccio tonitruante e demagogico ai problemi dell’Italia, delle sue regioni e dei suoi comuni. Nel suo rappresentarsi come una forza politica realista e, per usare lo slogan di Francois Mitterand fatto proprio da Antonio Tajani, “tranquilla”, Forza Italia marca così la differenza nel centrodestra. E la chiarezza adamantina rispetto al conflitto ucraino così come all’ancoraggio europeo e atlantista fa il resto.

Non tutti gli elettori moderati sono disposti a rifugiarsi nell’astensionismo. Orribile a dirsi, ma nel partito c’è anche chi ritiene che, venuta meno la presenza di Silvio Berlusconi, sia venuto meno il fattore che scoraggiava una quota non irrilevante dell’elettorato cosiddetto centrista dal votare per Forza Italia.

I conti si faranno dopo le europee, non c’è dubbio, ma già il fatto che siano conti aperti ci appare degno di nota e motivo di sorpresa almeno quanto il volo del calabrone.



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