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Gaza e Mediterraneo, così l’Italia punta sulla diplomazia della crescita

Obiettivo assistenza umanitaria e sicurezza alimentare per Gaza. Il modello di lavoro è quello della cabina di regia, con una piattaforma naturale come la Farnesina trasformata in base comune dove far interloquire Cooperazione allo sviluppo, Fao, Pam e Federazione della croce e mezzaluna rossa.

Accelera l’Italia alla voce “diplomazia della crescita”. Da un lato il filo tessuto da Giorgia Meloni nella cornice del G7, con un tris di tematiche dall’alto valore geopolitico come Piano Mattei, Intelligenza Artificiale ed euroatlantismo; dall’altro le iniziative mirate portate avanti dal ministro degli Esteri Antonio Tajani come “Food for Gaza” (per assistenza umanitaria e sicurezza alimentare) e “Interreg Next Med” (il più grande programma europeo di cooperazione transfrontaliero nel Mediterraneo, rivolto ai nostri territori). La concomitanza di due fronti bellici come Kyiv e Gaza è un acceleratore naturale in questo senso e, se si aggiunge il fatto che il presidente del consiglio verrà premiato a settembre con il Global Citizen Award dall’Atlantic Council, si ha un quadro d’insieme su come la postura italiana sia percepita.

Food for Gaza

La premessa logistica è che a Roma sono presenti le agenzie che fanno parte del polo alimentare targato Onu, per questa ragione l’Italia può e deve lavorare al fine di coordinare gli sforzi per Gaza e Cisgiordania, allestendo un tavolo permanente per la crisi umanitaria in Medio Oriente con un focus specifico sulla sicurezza alimentare. Questo il ragionamento di fondo del titolare della Farnesina affinché l’Italia abbia un ruolo concreto al fine di assicurare la necessaria assistenza umanitaria, per la quale la condicio sine qua non è un cessate-il-fuoco.

Puntare ai bisogni immediati, ovvero tamponare crisi sanitaria e alimentare, ma poi pensare a ricostruire Gaza, programmare immediatamente la ricostruzione fisica e sociale, è la traccia del ministro: “Intendiamo partire dal tema della sicurezza alimentare e dell’assistenza sanitaria, in particolare a favore dei bambini, impellente a breve termine, e cruciale a medio-lungo termine, nella prospettiva della ricostruzione sociale e umana della Striscia”.

Il modello di lavoro è quello della cabina di regia, con una piattaforma naturale come la Farnesina trasformata in base comune dove far interloquire Cooperazione allo sviluppo, Fao, Pam e Federazione della croce e mezzaluna rossa. Secondo Tajani l’Italia punta a intavolare un’iniziativa umanitaria coordinata nell’ambito degli sforzi della comunità internazionale e si offre come stimolo nel dialogo con l’Europa.

Far ripartire la catena della sicurezza alimentare

Non solo assicurare materialmente ciò che manca, come gli aiuti alimentari e sanitari, ma procedere per step affinché azioni sistemiche come lo sminamento, la bonifica, il recupero di terreni e installazioni agricole, sia un’azione contemporanea e non secondaria, al fine di tamponare l’emergenza ma far ripartire subito la catena della sicurezza alimentare. In questo senso un supporto oggettivo potrà venire dal contributo di competenza e tecnologia del sistema delle filiere alimentari italiano e degli altri partner che intenderanno aderire, tra i quali gli Enti Locali, gli Ospedali italiani, la rete delle Università, le Organizzazioni della società Civile.

Ma come giungere a questo scenario? Alcune raccomandazioni in questo senso arrivano dall’ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) che lo scorso 27 febbraio ha avanzato al consiglio di sicurezza una serie di indirizzi tra cui il rispetto del diritto internazionale umanitario, la ripresa dell’ingresso di generi alimentari essenziali anche da parte del settore privato, il ripristino di infrastrutture come condotte idriche transfrontaliere, l’eliminazione delle restrizioni sull’attività di pesca, l’accesso ai terreni agricoli e l’ingresso di prodotti agricoli e un maggiore accesso umanitario dentro e all’interno di Gaza, compresa l’apertura di ulteriori punti di passaggio.

Interreg Next Med

Gaza si affaccia sul Mediterraneo, altra area presidiata dall’Italia per mille e più ragioni che punta a migliorare le policies attuate in passato. Ecco che Interreg Next Med si pone come strumento per dialogare fattivamente con 200 milioni di abitanti in 15 Paesi altamente strategici come Algeria, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libano, Giordania, Malta, Palestina, Portogallo, Spagna, Tunisia, Turchia.

Quattro le priorità del progetto accanto a nove obiettivi specifici, selezionati dai rappresentanti dei Paesi partecipanti sulla base dell’insieme di obiettivi politici contenuti nel regolamento sulle disposizioni comuni dell’Ue: un Mediterraneo più intelligente, più verde, più sociale e una migliore governance della cooperazione.



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