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Cosa significano le rassicurazioni degli Houthi a Cina e Russia nel Mar Rosso

Nel caos del Mar Rosso, Russia e Cina hanno ottenuto nuove garanzie dirette e possono sganciarsi dalle attività per proteggere la sicurezza collettiva, dimostrando che le azioni degli Houthi sono anche un attacco ibrido contro l’Occidente, impegnato nel contrasto degli yemeniti, con cui non può mediare in coerenza con la difesa di diritti, valori e ordine democratico basato sulle regole

Secondo fonti anonime citate in un articolo pubblicato giovedì da Bloomberg, sarebbe stata raggiunta un’intesa politica tra gli Houthi e i diplomatici russi e cinesi dopo una riunione in Oman. Sebbene i termini dell’accordo siano sconosciuti, Bloomberg ipotizza che Cina e Russia abbiano offerto ulteriore sostegno politico ai militanti, compreso il possibile blocco delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in cambio della promessa di un passaggio sicuro.

È la formalizzazione dell’impegno ricevuto già un paio di mesi fa, quando il portavoce del gruppo aveva detto al media russo Izvestia che le navi russe e cinesi avrebbero transitato senza rischi. Evidentemente Mosca e Pechino volevano ulteriori rassicurazioni — e fanno bene, visto che, sebbene ci sia una possibile assistenza di intelligence iraniana, la raffinatezza del targeting degli yemeniti non è assicurata. L’aspetto più simbolico di quanto raccontato da Bloomberg è che gli incontri sarebbero stati mediati dall’Oman, lo stesso Paese (noto per le attività diplomatiche di questo genere) che ha supportato lo sfortunato tentativo statunitense di cercare l’Iran perché provasse a convincere gli Houthi a fermarsi.

Tant’é che gli attacchi non accennano a diminuire nonostante la maggiore presenza internazionale nella regione. E anzi, potrebbero evolvere: spiega una fonte militare che quando il 12 marzo il Central Command americano ha comunicato di aver colpito un drone sottomarino (mentre era ancora sulla costa), “il livello di preoccupazione è cresciuto”. Le rotte indo-mediterranee che segnano il Mar Rosso sono di fatto destabilizzate, la geo-economia globale è saltata, producendo anche un ritorno di episodi legati alla pirateria: “Nel 2023 si stima che il 13% del commercio marittimo globale sia transitato attraverso queste aree. Tuttavia, gli attacchi hanno ridotto del 50% il numero di navi che transitano nell’area”, scrive Bimco, gruppo d’analisi commerciale numero uno al mondo per il settore navale, nel suo report settimanale.

Le navi in transito nel Mar Rosso hanno iniziato informalmente a sottolineare la loro associazione con la Cina dopo l’inizio degli attacchi. Hanno inserito nei loro segnali AIS messaggi come “equipaggio tutto cinese” o evidenziato destinazioni in Cina. In almeno una occasione non è bastato: la True Confidence, colpita all’inizio di marzo da un missile balistico anti-nave di fabbricazione iraniana lanciato dagli Houthi (che per altro ha prodotto anche i primi morti di questa campagna di guerra) stava trasportando a Jeddah, in Arabia Saudita, acciaio e automobili imbarcati nel porto cinese di Lianyungang.

La missione dell’Unione europea “Aspides” riferisce che nel suo primo mese di attività ha fornito “protezione ravvicinata” a 35 navi mercantili e le sue azioni difensive hanno portato all’abbattimento di otto velivoli senza pilota (tre di questi per opera del cacciatorpediniere italiano Caio Duilio che è nave ammiraglia della missione e ospita il Force Commander, l’ammiraglio Stefano Costantino) e al respingimento di altri tre attacchi con droni che rappresentavano una minaccia per la libertà di navigazione. I francesi hanno pubblicato giovedì un video che mostra una delle fregate di Aspides ingaggiare tre missili balistici anti-nave (tutti abbattuti).

Un altro video, pubblicato mercoledì, riprende un elicottero (probabilmente decollato dalla fregata Alsace) che abbatte un drone Houthi che mirava alle navi mercantili. Nei giorni successivi, anche dalla tedesca Hessen si è alzato un elicottero per colpire un battello senza pilota lanciato in un punto dove c’erano “diverse navi impegnate in un rimorchiamento”, definito “Schleppverband” nella dichiarazione della Bundesweh. Non è specificato, ma potevano essere quelle impegnate a rimorchiare la True Confidence, che è senza equipaggio e si vuole evitare che vaghi per il Mar Rosso e prima di affondare produca danni secondari come nel caso dei cavi internet tranciati dalla Rubymar. Le navi che stavano assistendo la True Confidence sono state già attaccate dagli Houthi.

Il CentCom americano pubblica adesso un riepilogo giornaliero di fine giornata e ad esempio l’ultimo riporta che il 21 marzo un aereo della coalizione ha ingaggiato e distrutto con successo un veicolo aereo senza equipaggio (come successo anche il giorno precedente). Giorni prima, il 18 marzo, il Pentagono ha dichiarato che le forze hanno distrutto con successo sette missili antinave, tre veicoli aerei senza equipaggio e tre contenitori di armi nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi.

La scorsa settimana il leader degli Houthi ha giurato di estendere gli attacchi anche all’Oceano Indiano, affermando di essere intenzionato a disturbare anche le spedizioni che hanno scelto di deviare dalla rotta del Mar Rosso e risalire verso l’Europa attraverso Capo di Buona Speranza, ossia circumnavigando l’Africa. Non è chiaro per ora quanto possano essere efficaci a così lunga gittata le armi iraniane in mano agli yemeniti, ma è molto probabile che gli Houthi continueranno a compiere gli attacchi, poiché ciò ha portato il gruppo, un tempo semi-sconosciuto, all’attenzione internazionale. E questo sta garantendo ai nordisti dello Yemen di poter usare leve al tavolo negoziale pragmatico con cui si deciderà la fine della guerra civile nel Paese insieme a sauditi ed emiratini.

Nel caos, Russia e Cina hanno ottenuto nuove garanzie dirette e possono sganciarsi dalle attività per proteggere la sicurezza collettiva, dimostrando che quanto sta succedendo è anche un attacco ibrido contro l’Occidente – impegnato nel contrasto degli Houthi, con cui non può mediare in coerenza con la difesa di diritti, valori e ordine democratico basato sulle regole.



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