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Houthi, guerra di propaganda sui cavi nel Mar Rosso

Gli Houthi accusano Usa e Uk per le tre infrastrutture sottomarine danneggiate e si lanciano in garanzie su chi effettuerà le riparazioni. I miliziani yemeniti infarciscono tutto di narrazione perché intendono sfruttare il momento di forza

Gli Houthi usano la vicenda dei tre cavi Internet sottomarini tranciati nel Mar Rosso per spingere le proprie attività di propaganda, sia attaccando l’Occidente sia cercando di dimostrare la propria disponibilità a procedere con le riparazioni – ossia dimostrando comprensione davanti alle necessità di coloro che dal danneggiamento di quei cavi hanno visto ridursi il 25% di capacità di traffico dati.

La postura serve per narrazione strategica, perché dichiara contemporaneamente l’estraneità del gruppo a quanto successo, accusando Stati Uniti e Regno Unito: ossia si intende incolpare gli alleati di Israele, contro cui stanno combattendo. I miliziani yemeniti, infatti, raccontano la caoticizzazione delle rotte indo-mediterranee – attraverso il lancio di missili e droni (di fabbricazione iraniana) contro i mercantili che viaggiano tra Europa e Asia – come una mossa a sostegno dei palestinesi di Gaza, ingiustamente invasi da Israele. Colpire gli alleati dello stato ebraico è una conseguenza pratica nella narrazione, che cerca di nascondere la volontà degli Houthi di usare il contesto – compresa la dimostrazione di capacità militari, compresa la volontà di ascriversi a leader del network della resistenza filo-iraniana – per i propri interessi nei negoziati sulla guerra civile in Yemen. Gli Houthi combattono da oltre dieci anni, e ora, arrivati a un momento decisivo di trattative, vogliono mostrare i muscoli, perché sanno che è un linguaggio che può essere ricevuto dall’altro lato del tavolo – dove siede Sanaa, sauditi ed emiratini.

La leadership Houthi ha negato qualsiasi coinvolgimento o responsabilità per il presunto danno ai cavi, con la causa che non è ancora stata stabilita, ma che probabilmente è legata al danno accidentale prodotto dall’ancora del Rubymar, un cargo britannico colpito dagli Houthi e vagato alla deriva per giorni prima di affondare l’altro ieri. Gli incidenti di anchor-drag tagliano regolarmente i cavi Internet in località di tutto il mondo e il Mar Rosso ha un’alta densità di infrastrutture di telecomunicazioni sottomarine, dunque il rischio cresce. Resta che se la nave non fosse stata colpita-e-affondata dagli Houthi, l’incidente non si sarebbe verificato: dunque il gruppo armato che controlla mezzo Yemen è responsabile quanto meno indirettamente. Ma gli Houthi ribaltano la logica della narrazione: “Gli atti ostili contro lo Yemen da parte di unità militari navali da parte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti hanno causato un’interruzione dei cavi marittimi nel Mar Rosso, mettendo a repentaglio la sicurezza e la sicurezza delle comunicazioni internazionali e il flusso naturale di informazioni”, ha detto il so-called ministero dei Trasporti degli Houthi in una dichiarazione venerdì (gli Houthi amministrano ormai il territorio, e hanno creato una sistema di governo). Ancora, tanto per essere chiari del fine propagandistico di certe affermazioni: “[Gli Stati Uniti e il Regno Unito] stanno usando metodi ostili e illegali nella loro guerra contro lo Yemen per servire il nemico sionista (Israele), al fine di continuare a commettere genocidio contro il popolo palestinese a Gaza”.

Il ministero ha aggiunto che è “decisamente interessato” alla sicurezza dei cavi sottomarini al largo della costa yemenita, in particolare perché i cavi servono le nazioni con cui il gruppo ha relazioni cordiali: vale a dire parte dell’Africa e dell’Asia, ma anche del Medio Oriente. “È un dato geopolitico di rilievo”, fa notare una fonte in via confidenziale, “evidenziano di non volere problemi con Paesi amici, o quanto meno non ostili”. Non a caso, gli Houthi hanno promesso di “fornire tutti i servizi e concedere i permessi necessari” alle compagnie interessate, e consentire loro di entrare nell’area e fare riparazioni. Questa garanzia, se onorata, sarebbe di valore sia per gli operatori dei servizi digitali sia per i proprietari dei cavi. Ma la rassicurazione è credibile?

Un test per rispondere a questa domanda potrebbe arrivare presto, quando le posacavi/riparatrici dovranno intervenire per sistemare i danni: per ora le assicurazioni internazionali non si fidano a garantire copertura per certi lavori, ma se intendono far tornare il servizio di connettività a funzionare, gli Houthi devono trasformare le garanzie dalla parole ai fatti. E dalla scelta di chi sarà il riparatore, potrebbero arrivare conferme sulle volontà geopolitiche del gruppo.


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