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IA e sicurezza nazionale. La previsione di Caligiuri nel 2018

Il professore, presidente della Società Italiana di Intelligence, già sei anni fa sulla rivista “Gnosis” dell’Aisi sottolineava un tema centrale nella relazione dei servizi appena diffusa: l’intelligenza artificiale presentare opportunità e rischi per la stabilità del Paese

L’intelligenza artificiale, tema centrale della presidenza italiana del G7 nell’anno in corso, occupa un posto di prestigio anche nella relazione relativa al 2023 consegnata la scorsa settimana dall’intelligence italiana al Parlamento.

È tra i settori ad alta tecnologia che potrebbero costituire “quel volano utile a colmare i gap strutturali di produttività, in una cornice di ridefinizione dei paradigmi economici, industriali e commerciali dove gli investimenti strategici, la promozione dell’innovazione e la formazione di competenze altamente specialistiche costituirebbero, a più forte ragione, fondamentali precondizioni di crescita”, si legge. Non mancano, però, i rischi, evidenziati anche nei giorni scorsi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. In particolare, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per diffondere più velocemente e a costi minori propaganda e disinformazione. Un rischio più evidente oggi che mancano tre mesi alle elezioni europee che potrebbero avere un impatto sul sostegno occidentale all’Ucraina davanti all’aggressione russa.

L’intelligenza artificiale sta comportando modificazioni profonde non solo per le persone e per gli Stati, ma anche inevitabilmente nell’ordine mondiale, scriveva già nel 2018 il professor Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence, su Gnosis, rivista dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi).

Per questo, osservava, “deve diventare una priorità delle attività delle agenzie d’informazione. Tanto più che un dato da considerare nella massima evidenza è che gli esperimenti sull’intelligenza artificiale potrebbero essere promossi da privati e utilizzati contro gli Stati. In analogia con quanto già accade nel cyberspazio che, nato con investimenti pubblici statunitensi è adesso in mano ai privati, nell’intelligenza artificiale si potrebbe verificare uno scenario simile. Questo induce l’intelligence a guardare con la massima attenzione in questa direzione”, proseguiva.

Ricollegandosi alle parole dell’altro giorno di Mantovano, Caligiuri concludeva scrivendo: “E, forse, l’intelligence può evitare che Stati e persone rimangano spiazzati nell’era della post-verità e delle fake news, dove la menzogna diventa indistinguibile dalla verità”.

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