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Più competenze contro gli hacker. Ibm lancia la cyber academy a Roma

Per aiutare imprese e amministrazioni a proteggere le proprie attività dagli attacchi informatici, l’azienda americana apre nel centro della Capitale un hub con cui formare fino a 2.200 persone all’anno tra manager, imprenditori e professionisti. Il ministro Urso: dalle minacce sul web una grande opportunità per migliorare le proprie difese

Un’università per la cybersecurity, dove imprenditori, manager e professionisti possono imparare a proteggere le proprie attività dagli attacchi informatici, vero e proprio incubo di ogni impresa o amministrazione. Ibm rilancia così sulla sicurezza nel web aprendo a Roma la sua terza cyber academy, a due passi da Piazza di Spagna. A oggi, di hub dedicati alla protezione informatica ce ne sono altri due, a Washington e Bangalore, a cui ora si aggiunge quello capitolino, in via Due macelli, dotato persino di un cyber theatre dove è stato allestito un laboratorio interattivo che ha simulato per gli ospiti e i giornalisti convenuti alla presentazione dell’academy, l’esperienza di un’intromissione malevola, andando a ricreare un attacco informatico reale per testare le capacità di risposta di un’organizzazione in situazioni complesse e impreviste.

L’hub di Ibm è stato presentato da Stefano Rebattoni, presidente e ceo di Ibm Italia, Nunzia Ciardi, vicedirettrice dell’Agenzia per la cybersicurezza, Cristina Caballè Fuguet, vice president Ibm global government industry, Alessandro Curioni, vp security per Ibm research, Francesco Stronati, Md settore pubblico per Ibm Italia. Mentre le conclusioni sono state affidate a Paolo Boccardelli, docente di Strategie di impresa alla Luiss e Alessandra Santacroce, direttore relazioni istituzionali di Ibm Italia.

Ora, in Italia il costo medio di una violazione di dati lo scorso anno è stato di 3,55 milioni di euro, in aumento rispetto ai 3,03 milioni di euro del 2021, mentre i giorni necessari per identificare e contenere una violazione dei dati è di 235 giorni. Tuttavia, le imprese o gli enti italiani che hanno già adottato l’Intelligenza Artificiale e l’automazione nell’ambito della sicurezza hanno visto cicli di vita delle violazioni più brevi, mediamente di 112 giorni, e costi significativamente inferiori, in media di 1,56 milioni di euro in meno rispetto alle organizzazioni che non lo hanno ancora fatto.

Per questo l’hub situato al centro della Capitale propone nuovi percorsi di formazione personalizzati per aiutare le aziende italiane ad affrontare l’urgente necessità di accrescere la cultura digitale su cyber resilienza, AI e quantum safe. La struttura è progettata per aiutare manager, esperti e leader ad affrontare tutte le sfide dell’attuale economia digitale e interconnessa, con particolare attenzione alla sicurezza di sistemi e processi. Il centro sarà in grado di formare circa 2.200 persone all’anno, grazie anche alle collaborazioni con il laboratorio Ibm Research di Zurigo e degli esperti di Sistemi Informativi, società del gruppo Ibm, che ha investito sulle competenze digitali a Rieti in collaborazione con la Regione Lazio.

La cifra dell’iniziativa targata Ibm è stata data dallo stesso numero uno di Ibm Italia, Rebattoni. “La minaccia di attacchi informatici è uno dei maggiori rischi che le imprese e i Paesi si trovano ad affrontare oggi, in un mercato sempre più complesso per gli impatti determinati dalla geopolitica e da un’evoluzione tecnologica epocale. Per affrontare queste sfide è necessario che, a fianco dell’adozione delle migliori soluzioni tecnologiche, si promuova un cambiamento culturale: solo un capitale umano adeguatamente formato e preparato potrà infatti fare la differenza, nell’affrontare i rischi cyber così come nel guidare in modo responsabile l’intelligenza artificiale”, ha spiegato il manager.

“Per questo apriamo a Roma l’Ibm cyber academy, un luogo in cui assieme ai migliori esperti di Ibm in cybersecurity, intelligenza artificiale e ricerca sarà possibile conoscere le tecnologie di frontiera, allineare le priorità cyber tra settore pubblico e privato e favorire lo sviluppo di competenze per organizzazioni resilienti in grado di affrontare il futuro”.

In mattinata, in occasione della simulazione dell’attacco informatico, era stato il ministro per le Imprese, Adolfo Urso a sottolineare come “gli attacchi cyber sono un grande rischio ma, al contempo, anche una grande opportunità per lo sviluppo di nuove tecnologie sul fronte della sicurezza. Il governo è ben consapevole di quanto sia importante la materia insieme all’intelligenza artificiale. Argomenti che sono stati al centro del G7 di Verona e di Trento. La cyberè un grande rischio ma allo stesso tempo una grande opportunità e per coglierla occorre la formazione. Saluto con grande piacere la nascita di questa accademia, che può essere da esempio alla nascita di altre iniziative simili”.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe alla sicurezza e alla cybersicurezza, Alfredo Mantovano, da parte sua, ha invece evidenziato “la crescente esigenza di tecnici preparati in questo campo. Si fatica a star dietro alle necessità sia per una ancora inadeguata capacità formativa sia per le offerte molto più allettanti che arrivano dal settore privato”. Per il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, “per rendere il nostro paese resiliente rispetto al rischio cibernetico, occorre investire in persone e tecnologie Occorre, in altri termini, sviluppare le competenze digitali, sia attraverso i classici percorsi del nostro sistema educativo, sia attraverso l’impegno dei grandi player dell’economia digitale, esattamente come sta avvenendo grazie allo sforzo di Ibm”.



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