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Il fascismo si è trasferito a sinistra del Pd. L’opinione di Cazzola

Se il Pd intende combattere il risorgente fascismo deve guardare alla sua sinistra. Il vero fascismo oggi non è fra le braccia tese durante la ricorrenza di Acca Larentia, bensì nelle manifestazioni organizzate dai centri sociali nelle quali si asseconda la linea anti-israeliana di Hamas. Il corsivo di Giuliano Cazzola

Il Pd è convinto che l’argomento più efficace nella polemica con il governo e la maggioranza sia quello dell’antifascismo. Un fine dicitore come Pierluigi Bersani, partecipando da ospite ormai fisso, ai riti della “fumeria di oppio’’ di Giovanni Floris non perde l’occasione – come ha fatto martedì scorso – di insistere sul solito tema. La destra non ha risolto – ha affermato l’ex segretario del Pd-  il problema col fascismo. Ed ha aggiunto: “Come dice Ovidio né con te né senza di te posso vivere”.

A parte il fatto che ha attribuito al poeta dell’“aurea mediocritas” un verso di Catullo, non è facile comprendere quali  motivi inducano i dirigenti del Pd e compagni, a ritenere che questo leitmotiv sia appagante sul piano elettorale.

Al punto di esagerare nelle polemiche ogniqualvolta emerga una parola, un gesto o una circostanza che possa anche lontanamente collegare la destra alle sue radici, con particolare accanimento nei confronti di FdI.

Basti pensare a come sono stati usati, con la complicità dei media “amici degli amici’’ gli scontri tra studenti e Polizia a Pisa e a Firenze (è stato scorretto, a mio parere, accumunare i due episodi, perché per Pisa sono state giuste le considerazioni del presidente Mattarella, mentre a Firenze il comportamento delle Forze dell’ordine è stato ineccepibile).

La vittoria di Pirro del centro sinistra nelle elezioni sarde è stato accompagnata  dall’infelice slogan “matite contro i manganelli”, come se l’esercizio della democrazia tramite il voto avesse ricacciato indietro un clima autoritario che stava montando. Si pensi poi ai tanti casi  di eroi per un giorno: da quelli che gridano dal loggione della Scala a quei cantanti che lanciano grida di dolore dal palco di Sanremo, durante il tradizionale Festival della canzone.

Per alcuni giorni fanno il giro del talk show e vengono trattati come se avessero osato sfidare chissà quale potere, pronto a reprimerli e vendicarsi. È il dovere di ogni cittadino difendere la democrazia nata dalla Resistenza antifascista, ma è opportuno non sbagliare obiettivo e scambiare per fascista chi lo è stato (e magari ha scarseggiato nelle abiure) e non accorgersi di chi è fascista oggi. In sostanza, la sinistra somiglia a Matteo Salvini che, durante la campagna elettorale in Emilia Romagna andava a suonare ad un citofono sbagliato.

Il vero fascismo di oggi non viaggia sulle braccia levate al cielo ad Acca Larentia, ma in ciò che avviene nei centri sociali e, purtroppo, nelle Università e nelle manifestazioni di solidarietà alla Palestina, nelle quali, al dunque, viene condivisa la linea di Hamas. Che cosa contraddistingue il fascismo? Come diceva Primo Levi “Ogni tempo ha il suo fascismo”. Per individuare i segni premonitori di quello di oggi occorre saper risalire e riconoscere i canoni – fondamentali, genetici, comuni ed identificabili come tali in ogni tempo –  di questa subcultura e dei suoi “cattivi maestri”: la violenza, la prevaricazione, la menzogna, l’imposizione di un pensiero unico, il razzismo sotto forma di antisemitismo.

Diceva Abraham Lincoln che è possibile imbrogliare tutti per una volta ed uno per sempre. Ma nessuno sarà mai in grado di imbrogliare tutti per sempre. Allora, dove troviamo queste “passioni tristi’’ se non nelle manifestazioni che hanno dismesso i tradizionali infingimenti come l’antisionismo o la critica ai governi di Israele, sostenendo l’estraneità di queste posizioni all’antisemitismo. Tutti si inchinavano alla Shoah nel Giorno della memoria, perché venivano commemorati gli ebrei sterminati e non quelli vivi nel loro Stato nazionale, nato sulla base di una deliberazione dell’Onu, e circondato da implacabili nemici.

Quest’anno, in quella giornata, si sono svolti scioperi e manifestazioni con obiettivi ambigui sul conflitto nella Striscia di Gaza, senza riuscire a dire una parola sui massacri del 7 ottobre (abbiamo ascoltato il silenzio assordante dei movimenti femministi) perché gli organizzatori non avrebbero trovato un accordo per un giudizio critico di quei fatti ed hanno preferito restare in una condizione di equivoco abominevole sul piano morale.

Ma ormai è sempre più evidente l’avversità non solo per un ragionamento critico ma oggettivo su quel tragico conflitto, ma è esplosa un’ostilità verso gli ebrei in quanto tali, senza curarsi di che cosa pensa di Netanyahu e della guerra in corso, un nostro concittadino di religione ebraica.

Come ha detto Liliana Segre – una vera testimone del genocidio – adesso si abusa troppo di questa parola. E la senatrice a vita viene coperta di insulti nelle manifestazioni e sui social. Perché nessuna di queste anime belle si chiede per quali motivi Hamas ha compiuto il pogrom del 7 ottobre contro dei civili, con donne e bambini squartati e bruciati vivi? Perché non leggono che nella Convenzione IV di Ginevra sul trattamento dei civili in caso di guerra è proibita la cattura di ostaggi?

Perché nessuno chiede la loro liberazione senza condizioni Hamas ha spiegato chiaramente i motivi di quell’operazione: erano in corso trattative tra Israele e l’Arabia saudita che avrebbe rafforzato la pace in quella regione. Ma Hamas ha agito per impedire questo processo e ha messo in conto la reazione di Israele nella Striscia di Gaza, facendosi scudo della popolazione civile perché sapeva che le sofferenze dei palestinesi avrebbero orientato l’opinione pubblica mondiale contro Israele. Come sta avvenendo, perché le democrazie hanno dei vincoli e principi che le dittature non hanno.

Putin lo dimostra in Ucraina da due anni. Ma nessuno ci fa caso (nessuno ha mai manifestato per l’assassinio di Navalny). Sarà perché quelli  ucraini sono meno “civili’’ dei palestinesi. Qualcuno si è domandato perché nessuno Stato arabo è andato oltre le critiche rituali a Israele per l’occupazione di Gaza? Perché l’Egitto non apre le frontiere a Rafah? Perché teme l’infiltrazione di militanti di Hamas per mettersi in contatto con i Fratelli Musulmani che sono stati cacciati dal potere con un colpo di stato militare.

Chi consente il passaggio dei soccorsi alla popolazione se non Israele? Quei quattro gatti dei coloni di estrema destra che si mettevano di traverso (come quelli di Ultima generazone) per non far transitare i tir dei rifornimenti sono stati fatti sgombrare dai soldati israeliani. Netanyahu deve essere cacciato e a tempo debito lo sarà non per quello che sta facendo (ammesso che riesca)  ma per ciò che non ha fatto.

Non si è accorto che con le copiose risorse provenienti  dall’assistenza internazionale Hamas si riforniva di armi e costruiva una città sotterranea sotto Gaza; non è stato in grado di prevedere (tramite i mitici servizi segreti) il blitz del 7 ottobre e di difendere i suoi concittadini; non è ancora riuscito a vincere la guerra dopo 5 mesi di combattimenti. Non si può chiedere a Israele di convivere con un nemico che minaccia la sua esistenza.

Anche la prospettiva dei “due popoli, due Stati’’ è diventata un alibi: i primi a rifiutarla sono i terroristi di Hamas e non  si vede chi (e come) potrebbe imporgliela, visto che i suoi protettori in Iran vogliono  cacciare da quella terra “l’entità sionista”.

Basterebbe leggere lo Statuto di Hamas. “Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese – recita l’articolo 13 – contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione”. E prosegue: “Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad”. Se il Pd intende combattere il risorgente fascismo deve guardare alla sua sinistra



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