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In Difesa, l’Italia faccia di più. Meloni, Crosetto e Cavo Dragone concordano

La necessità per il Paese di rafforzare il proprio strumento di difesa e deterrenza è stata al centro di numerosi interventi, a partire dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal ministro Guido Crosetto e dal capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone

La pace non si costruisce con i buoni sentimenti e con le buone parole: la pace è soprattutto deterrenza, è impegno, è sacrificio. A dirlo è stata il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista ai militari italiani schierati in Libano. Le parole della premier, del resto, fanno seguito a quello che l’esecutivo sottolinea da tempo, che in un momento in cui “intere aree del Pianeta sono di colpo incendiate”, per assicurare la sicurezza delle nostre società è necessario riflettere e investire sui mezzi in grado di garantirne la tutela, e la difesa è tra i principali strumenti.

Serve investire

Sul tema, del resto, è intervenuto di recente anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che di fronte alla domanda se il Paese fosse pronto a difendersi, ha risposto seccamente “no”. Per Crosetto, infatti, è necessario oggi più che mai di trasformare la difesa, finora basata “soltanto sul valore delle persone”. In un videomessaggio su X, il ministro ha sottolineato che “abbiamo delle Forze armate straordinarie, composte da uomini, donne, ufficiali, truppa, sottoufficiali abituati a lavorare in qualunque condizione, indipendentemente dall’attenzione dell Paese gli dava”. Tuttavia, sottolinea ancora il ministro “i tempi in cui viviamo non ci consentono più di basare la nostra difesa sul loro cuore, sul loro coraggio, c’è bisogno investire in mezzi, formazione, personale, in riserve, in manutenzione e qualità dei mezzi”. L’auspicio del ministro è che si faccia di più “non perché ce lo chiede la Nato, ma perché ce lo chiedono i tempi, perché la difesa è il presupposto perché esistano democrazia, pace e libertà”. L’obiettivo, allora, diventa dare ai nostri militari “tutto ciò che gli serve per difenderci come hanno fatto in questi anni. Non basta più quello che gli abbiamo dato”.

Il numero di militari

Che l’Italia debba fare di più e meglio lo ha detto anche il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, definendo “assolutamente sottodimensionate” le risorse umane a disposizione dello strumento militare. Secondo Cavo Dragone 150mila uomini è un livello “improponibile, 160mila è ancora poco, 170mila siamo al limite della sopravvivenza, mediamente ci strutturiamo su turni di due e sono stressanti”. Come sottolineato con urgenza dall’ammiraglio “nell’Esercito abbiamo turni di impiego massacranti, sono cambiati i tempi, sono cambiate le minacce, e il nostro impegno è sempre più massivo. Vogliamo una difesa europea, e questo ci richiederà tanto. Ho fatto richiesta per avere più uomini. Continuerò a chiedere più uomini fino a che non mi cacciano”.

Difesa, presupposto di sicurezza

Quello che emerge è il presupposto per cui la sicurezza diventa la premessa per la sicurezza delle società, dei cittadini e della tenuta democratica dei nostri Paesi. Senza sicurezza le popolazioni soffrono, i diritti vengono negati, la crescita economica resta irrealizzabile e la coesione sociale va in crisi: “Il corollario di tale impostazione laica è la capacità di dialogare con tutti, senza preclusioni, avendo come obiettivo la sicurezza, la stabilità e il benessere delle popolazioni”. In questo contesto spicca il ruolo delle Forze armate che puntano a favorire il conseguimento della capacità operativa adeguata a mantenere le condizioni di sicurezza.

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