La Commissione europea ha presentato la prima strategia industriale per la difesa dell’Ue, l’Edis, accompagnata da un nuovo insieme di strumenti per favorire la cooperazione tra Paesi membri per il procurement, l’Edip. Budget previsto: un miliardo e mezzo di euro, e l’invito per la Bei a cominciare a investire nella Difesa
È racchiusa in due nuove sigle, Edis ed Edip, l’ambizione europea per aumentare la cooperazione in fatto di acquisizioni militari europee e per contrastare di conseguenza la frammentazione dell’industria della difesa del Vecchio continente. La prima sigla sta per European defence industrial strategy, e stabilisce la visione che la Commissione europea vorrebbe implementare per l’industria europea della difesa. Gli obiettivi della strategia sono mettere in pratica l’attitudine dell’industria di reagire in tempo alle necessità di sicurezza dell’Unione in tutto lo spettro delle capacità militari. Per fare questo, l’Unione dovrà approvare la seconda sigla, l’European defence industrial programme, un insieme di strumenti, finanziari, legali e di cooperazione, che materialmente dovranno aiutare i Paesi membri a aumentare il proprio livello di cooperazione in materia di procurement militare. Il budget previsto per l’Edip è di un miliardo e mezzo di euro, meno di quanto ci si aspettava (con Breton che aveva addirittura parlato di cento miliardi), un elemento che sicuramente peserà sulla valutazione dell’efficacia di questi nuovi provvedimenti.
La necessità per questo tipo di strumenti arriva da diverse considerazioni, non solo di carattere geopolitico. Naturalmente l’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato una sveglia per i Ventisette sulla necessità di dotarsi di strumenti di maggiore coesione nel campo della difesa, ma che l’Europa dovesse dotarsi di una migliore coesione industriale militare è una posizione presente da tempo nel dibattito continentale. Come sottolineato dal commissario Thierry Breton, “con il ritorno di conflitti ad alta intensità nel nostro continente, l’Europa non può aspettare oltre per rafforzare la capacità della base tecnologica e industriale europea della difesa di produrre di più e più velocemente”. Quello che è stato sottolineato in particolare da Bruxelles è che la natura della minaccia (e della guerra) è cambiata. Si è passati da un conflitto cosiddetto “di magazzino”, nel quale si sono impiegate cioè le risorse già disponibili nei vari arsenali dei Paesi membri, a una guerra “di produzione”, nella quale cioè c’è bisogno di garantire una continuativa produzione di piattaforme e sistemi se si vuole sostenere lo scontro (attraverso le dotazioni garantite alle Forze armate di Kiev) nel lungo periodo.
A questo si affianca la consapevolezza delle inefficienze del sistema europeo, rappresentate plasticamente dalla differenza tra piattaforme europee e statunitensi. Come registrato dalla vice presidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, “per ogni sistema d’arma ne produciamo in Europa tre, quattro, cinque modelli diversi”. Tutto questo crea “ridondanze e inefficienze, che non sfruttano le economia di scala”. Secondo Vestager, questo comporta soprattutto il fatto che i Paesi europei sono poi costretti ad acquistare fuori dall’Ue: “Nel 2023 i Paesi membri hanno speso per il procurement cento miliardi di euro, l’80% di questa spesa è andata all’estero. Questo non è più sostenibile”. L’obiettivo dell’Ue, dunque, deve essere passare da un sistema di gestione delle crisi a una di preparazione strutturale nella gestione della propria difesa.
Cosa prevedono allora nel dettaglio queste due misure? Per quanto riguarda l’Edis, l’obiettivo è aumentare la preparazione europea attraverso la facilitazione degli investimenti. Il motto in questo caso è fare di più, meglio e insieme. Tra le principali misure adottate ci sarà la creazione del Defence industrial readiness board, composto dalla Commissione e dai Paesi membri, e un Gruppo di europeo dell’industria della Difesa che dovranno servire da camere di coordinamento sulla programmazione coordinando i vari sforzi e aiutando nella navigazione dei vari strumenti messi a disposizione. A questi si aggiunge un nuovo framework legale, lo Structure for european armament programme (Seap), che intende facilitare la cooperazione tra Stati nel corso dell’intero ciclo di vita di una piattaforma, dalla concezione al phase-out. Importante sarà anche la mappatura delle capacità già disponibili dall’Ue e delle necessità condivise dalle diverse Forze armate, grazie all’European defence projects of common interest (Edpci).
Tra le principali iniziative di Edis si trova anche l’iniziativa tesa a ridurre i rischi di investimento per l’industria della difesa attraverso degli strumenti che facilitino la riqualificazione di stabilimenti di produzione civile per necessità militari (e viceversa). Un modo per garantire una continua capacità industriale anche in tempi di pace, evitando che una volta passata l’emergenza si ritorni al “tutto come prima”. In generale, il supporto all’industria si svolgerà anche attraverso azioni mirate a settori specifici, come i droni, e nel supporto a progetti di innovazione futuri, In questo senso l’Ucraina verrà coinvolta quasi come fosse un Paese membro, con l’apertura a Kiev di un Ufficio per l’innovazione della Difesa dell’Ue.
Fondamentale sarà poi l’accesso al credito, con la Commissione che chiede alla Banca europea degli investimenti di modificare la sua policy verso il settore della difesa. Attualmente, infatti, i finanziamenti per la difesa non sono previsti dal mandato della Bei, ma le condizioni geostrategiche attuali potrebbero portare a un ripensamento di questo principio, soprattutto dal momento che, anche nel settore finanziario, si sta imponendo la visione secondo cui non può esserci sviluppo e crescita senza la sicurezza, garantita quindi anche dalla difesa. La Commissione, in particolare, spera che un cambio di passo da parte della Bei possa rappresentare uno strumento di convincimento anche per altre banche e fondi di investimento privati, attirando verso il comparto difesa nuovi finanziamenti.
Per quanto riguarda invece l’Edip, la misura è la nuova iniziativa legislativa che passerà da misure di emergenza a breve termine, adottate nel 2023 e che termineranno nel 2025, a un approccio più strutturale e a lungo termine per raggiungere la prontezza industriale della difesa. Ciò garantirà la continuità del sostegno alla base tecnologica e industriale della difesa europea, per accompagnarne il rapido adattamento alla nuova realtà. L’Edip mobiliterà un miliardo e mezzo di euro del bilancio dell’Ue nel periodo 2025-2027, per estendere la logica già usata per l’Edirpa (trecento milioni messi a disposizione per rimborsare gli acquisti se effettuati in cooperazione da almeno tre Stati membri) e l’Asap (cinquecento milioni per il supporto all’incremento della capacità di produzione europea di munizioni, dai missili ai colpi d’artiglieria, destinati sia al sostegno militare all’Ucraina, sia per rinfoltire le scorte dei Paesi membri intaccate dall’invio degli aiuti a Kiev).
Una delle novità previste dall’Edip è il Meccanismo europeo di vendita militare, volto a incoraggiare la disponibilità e a facilitare l’acquisizione di attrezzature europee in termini di tempo e di volume. Si comincerà con un catalogo delle attrezzature europee già disponibili e con la definizione di un European defence readiness pools, che sarà gestito dagli Stati membri, nei quali verranno registrati i livelli di prontezza strategica per le forze militari degli Stati membri (come il livello delle proprie riserve militari o i contratti in corso sul mercato europeo o esportazione). In base a questa disposizione ci sarà anche una clausola di solidarietà nei contratti di appalto che permetterà ai Paesi di accedere in accordi nuovi, esistenti e passati già attivi per altri Stati membri.
Per quanto riguarda gli aspetti normativi, Edip metterà a disposizione un nuovo quadro giuridico, la Struttura per il programma di armamento europeo (Seap), che dovrà facilitare e aumentare la cooperazione degli Stati membri in materia di equipaggiamenti di difesa, in piena complementarità con il quadro Pesco. Il Programma prevede anche il potenziamento delle misure di sicurezza per le supply chain della difesa, in modo da assicurare un accesso costante a tutti i sistemi necessari per la difesa europea, con strumenti per reagire a eventuali crisi di approvvigionamento.