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Intelligence e pubblica amministrazione. La lezione di Fiorentino

Il capo Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza Consiglio dei Ministri, ha tenuto al Master in intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Ecco cos’ha detto

Un tema ancora parzialmente esplorato: “L’intelligence nella pubblica amministrazione italiana: l’esperienza di un dirigente dello Stato”. È questo il titolo della lezione di Luigi Fiorentino, capo Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza Consiglio dei Ministri, ha tenuto al Master in intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. 

Per il docente occorre prima di tutto essere consapevoli del ruolo dell’intelligence nei sistemi democratici. Infatti, per molti anni l’intelligence è stata considerata come qualcosa di inaccessibile, segreto, pericoloso.

Oggi, invece, pur conservando le caratteristiche di necessaria riservatezza proprie di questo mondo, gli apparati sono più integrati con la pubblica amministrazione. Questa tendenza si rileva soprattutto nei processi decisionali. “Al momento,” ha sostenuto, “siamo in presenza di un sistema pubblico complesso che nell’attuale società interconnessa ha un’importanza strategica per la nazione. Proprio per questo il sistema delle amministrazioni pubbliche, centrali e locali, deve essere inteso come infrastruttura nazionale al servizio della Repubblica per garantire i diritti dei cittadini e la comunicazione tra le Istituzioni dello Stato. Quest’idea è fondamentale per la condivisione di informazioni, dati, cultura, esperienze e formazione, che rappresentano il patrimonio di conoscenza dello Stato”.

Fiorentino ha poi proseguito sostenendo che la pubblica amministrazione sta vivendo una fase di grande crisi, non riuscendo più a rappresentare un’attrazione lavorativa per le giovani generazioni. Infatti, i dipendenti pubblici sono poco più di tre milioni e molti contratti sono flessibili. I concorsi pubblici, soprattutto per funzionari e dirigenti, non sono più appetibili come in passato e i giovani professionisti preferiscono il settore privato per una maggiore gratificazione sia di carriera che di retribuzione. In questo modo, secondo il docente, si registra una pericolosa carenza di capitale umano nell’amministrazione italiana e, in particolare, quello altamente qualificato, non solo nelle materie Stem, ma anche nelle scienze sociali.

Un’ulteriore criticità è costituita dallo spoil system che contribuisce a indebolire le strutture, non garantendo la continuità dei vertici e quindi la stabilità operativa degli uffici. Si constata che a ogni ciclo politico e cambio di governo, si incide sulla stabilità dell’apparato dello Stato. Per rimediare a questa delicata questione, per Fiorentino è necessaria una revisione delle regole, poiché “per ottenere tale trasformazione è fondamentale considerare il sistema amministrativo come la principale infrastruttura nazionale, che se da un lato è uno strumento del Governo per realizzare i propri programmi elettorali, dall’altro lato deve essere al servizio del Paese e quindi slegata da colori partitici. Quindi ha auspicato che, come già in parte avviene in politica estera, le politiche per l’amministrazione siano condivise dal Parlamento nel suo complesso”.

Per il docente, l’amministrazione pubblica, con tutte le sue molteplici articolazioni, produce informazioni, dati e conoscenze che sono indispensabili al sistema dell’intelligence per definire un’analisi predittiva. Questa tipologia di analisi è indispensabile per mettere in condizione il decisore pubblico di assumere le scelte più utili per perseguire l’interesse nazionale. Un altro punto di criticità è rappresentato dal ricorso sempre più frequente si commissari straordinari, per sopperire a carenze amministrative in casi determinati. Si tratta di scelte che costituiscono a dare risposte concrete nell’immediato ma non aiutano a consolidare il sistema pubblico in una prospettiva futura.

Fiorentino ha poi rilevato che un rimedio per fare fronte alla carenza di professionalità è l’affidamento di compiti istituzionali a società di consulenza, quindi a soggetti privati. Questo aspetto, comune a tutto l’Occidente, è trattato, nel libro di Mariana Mazzucato e Rosie Collington “Il grande imbroglio”. Infatti, secondo le autrici, l’espediente delle società di consulenza priva la pubblica amministrazione di quel know-how che renderebbe solidi gli apparati dello Stato, così perdendo competenze importanti delle attività e delle funzioni. Nei casi in cui le amministrazioni ricorrono a società esterne di consulenza o a strutture in-house, devono, ancora di più di quanto non avvenga già normalmente, essere ben strutturate per interfacciarsi con queste in modo solido, intelligente e soprattutto in modo tale da poter trasferire know-how al proprio interno.

Un altro aspetto, connesso al precedente, sono, secondo Fiorentino, le esternalizzazioni di funzioni che indeboliscono in prospettiva la pubblica amministrazione. Si tratta di una scelta che, nella sua opinione, non è di per sé negativa, a condizione che l’amministrazione sia in grado di governarla. Proprio per questo è necessario indirizzare, controllare e verificare con grande rigore e tempestività le attività dei privati. A questo punto, il docente ha introdotto il ruolo cruciale dell’intelligence per prevenire le possibili infiltrazioni e deviazioni nelle funzioni “delegate” alle società di consulenza e in quelle individuate per le esternalizzazioni, soprattutto in una prospettiva geopolitica e su attività estremamente sensibili come, per esempio, la gestione di sistemi tecnologici di ultima generazione, che utilizzano sistemi di intelligenza artificiale.

A questo proposito, per Fiorentino, oggi le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, devono spingere l’Italia a innovare velocemente, informatizzando i processi, le procedure e le decisioni della pubblica amministrazione. Nel fare ciò occorre tener conto delle esperienze passate, per esempio l’informatizzazione e la digitalizzazione, che però non ha portato i risultati sperati. Per rimediare agli errori del passato, secondo il docente, è necessaria una guida unica e forte per indirizzare lo Stato nel potenziamento di infrastrutture digitali e di intelligenza artificiale all’avanguardia.

Inoltre, ha posto l’attenzione sulla Golden Power, che va intesa come uno strumento di forte collaborazione tra le amministrazioni pubbliche e l’intelligence, in un costante confronto e verifica di dati e informazioni, al fine di presidiare l’interesse strategico nazionale. In questo quadro ha richiamato il ruolo delle segreterie speciali e dalle segreterie di sicurezza, utili non solo alla trattazione delle informazioni, ma da utilizzare in una prospettiva futura anche come centro di raccolta e di connessione tra l’amministrazione e gli apparati dei servizi.

In conclusione, Fiorentino si è soffermato sulla cultura della sicurezza e, in particolar modo, su quella che riguarda l’intelligence, che “deve essere sempre più diffusa nel sistema amministrativo non solo a livello centrale, ma anche in tutti quegli apparati dello Stato e pubblici, che hanno un ruolo nella raccolta e produzione di dati, come le università, gli enti locali, la sanità, le camere di commercio”.

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