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Cosa c’è dietro l’acquisto pakistano della nave-spia cinese

Il passaggio della Rizwan dalla Marina cinese a quella pakistana rafforza quest’ultima, soprattutto nell’ottica della contrapposizione con l’India. Un ribilanciamento che piace anche a Pechino

Si chiama Rizwan la nuova “nave spia” entrata nei ranghi della Marina Militare pakistana. Lunga poco meno di novanta metri, ha una poppa dotata di due grandi antenne radar responsabili, insieme agli altri sensori che la accompagnano, del processo di raccolta di informazioni. Secondo quanto riferito dal Pakistan, la nave è stata acquistata dalla Repubblica Popolare Cinese lo scorso anno. Anche se le autorità pakistane si sono rifiutate di rilasciare dichiarazioni sull’impiego effettivo del vascello, una fonte a conoscenza delle operazioni della Rizwan ha confermato sotto anonimato a Defense News che si tratta di una “nave per la raccolta di informazioni”, senza però fornire ulteriori dettagli. Date le dimensioni relativamente ridotte della Marina pakistana, una piattaforma dedicata all’intelligence elettronica e dei segnali ridurrà il carico di raccolta di informazioni sugli aerei, le navi e i sottomarini del servizio. Queste piattaforme avrebbero utilizzato principalmente misure sensoriali elettroniche per catturare le emissioni elettromagnetiche, ma senza però avere capacità di elaborazione e analisi dei segnali captati.

Collin Koh, senior fellow presso il think tank di Singapore Institute of Defence and Strategic Studies, ha dichiarato che quello della Rizwan sembra essere un progetto economico e flessibile. La nave è basata sullo scafo di una nave di supporto offshore, il che ha “senso dal punto di vista economico”, e che “a parte l’enorme radome che dovrebbe servire per l’intelligence elettronica, la piattaforma potrebbe essere in grado di accettare diversi moduli di missione, se necessario”. Koh ha anche notato la somiglianza tra la Rizwan e altre navi con funzioni simili, come le Eger e Marjata norvegesi, la svedese Artemis o la classe Oste della Germania, mentre ha espresso dubbi sul fatto che il vascello acquistato da Islamabad “abbia la capacità di potenza a bordo per il tracciamento telemetrico dei missili, come quelli presenti sulla serie cinese Yuan Wang”, spiegando che probabilmente esso si focalizza sulla raccolta di informazioni elettroniche e di segnali grazie alle “capacità di elaborazione e analisi dei segnali a bordo”. Koh ha aggiunto che la configurazione modulare del Rizwan potrebbe supportare attrezzature specifiche per le attività idrografiche e oceanografiche, come gli alianti sottomarini che possono essere lanciati dal ponte di poppa.

Mentre Mansoor Ahmed, analista pakistano e accademico dell’Australian National University,  ha sottolineato il fatto che l’acquisizione del Rizwan debba essere vista nel contesto più ampio delle relazioni sino-pakistane in particolare il sostegno di Pechino agli sforzi di modernizzazione militare del Pakistan e i tentativi di tenere l’India occupata nell’Oceano Indiano. Oltre allo sviluppo interno e ai programmi di acquisizione e produzione con i governi olandese e turco, la collaborazione con Pechino è fondamentale per portare avanti la modernizzazione navale del Pakistan. Tale sostegno è visibile nei sottomarini pakistani Hangor II, nei droni da combattimento senza equipaggio a lungo raggio e nei missili antinave. “Questi e altri progetti contribuiranno a colmare le lacune nella difesa aerea della flotta, nella gestione della battaglia, e per una potente capacità Anti-access/Area denial attraverso tre task group di superficie che operano nel Mar Arabico”, ha rimarcato Ahmed.

 



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