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Anche per Israele è tempo di moneta digitale

In scia all’Europa, anche Israele sta per portare a termine il primo progetto pilota per una valuta digitale emessa dalla Banca centrale. E così il fronte degli asset monetari virtuali si allarga

Anche Israele scende in campo per le monete digitali. Dopo Cina, India ed Europa, che con l’euro digitale fortemente voluto dal governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, è in prima linea per la creazione di una moneta legale ma digitale, ora è il turno di Israele, la cui banca centrale ha rilasciato il primo documento sulla progettazione dell’architettura della sua valuta formato Terzo Millennio, lo shekel digitale. Un asset che, come ha spiegato la stessa Banca centrale israeliano, si differenzia da altre monete digitali per diversi aspetti. Uno di essi è la capacità di pagare gli interessi. Un altro è la separazione del ruolo delle banche dalla fornitura di portafogli e servizi di pagamento.

Attualmente, infatti, le banche commerciali in Israele pagano un interesse del 4,86% sui depositi e sui risparmi in shekel. Secondo i piani della banca centrale, gli istituti sarebbero in grado di detenere lo shekel digitale come parte del loro buffer di liquidità a breve termine, che sarebbe infruttifero, cioè senza interessi. E così, dopo due anni, anche Israele si sta attrezzando sul fronte delle valute digitali. Mentre anche l’Europa marcia spedita, dopo la chiusura della fase istruttoria da parte della Bce.

E presto sarà più facile anche immaginare quali vantaggi l’euro digitale porterà concretamente nella vita dei cittadini del Vecchio continente. Per esempio, l’euro digitale poi sembra possa mantenere una prerogativa importante del contante, quella della privacy. Se da un lato la Bce spesso perde infatti il controllo di dove finiscono banconote e monete, che sono usate anche per il riciclaggio, dall’altro è vero che potenzialmente le banche possono sapere dove finiscono le monete digitali.

Un grande vantaggio potenziale potrebbe anche essere rappresentato dal tema della programmabilità. Se la Bce ha escluso per ora quella della moneta, che accomunerebbe l’euro digitale alle valute virtuali già esistenti, non è invece impossibile che l’euro digitale possa arrivare a permettere trasferimenti programmabili. Si pensi alle tasse e a un sistema che banalmente possa consentire di canalizzare su un conto lo stipendio e direttamente all’erario, l’Iva, o di ricevere un bonus governativo dopo aver verificato in automatico di avere i requisiti per ottenerlo. La programmabilità potrebbe consentire queste e tante altre semplificazioni che oggi sono difficili anche solo da immaginare.



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