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Le idee di Biagi richiedono ancora oggi il coraggio della discontinuità. Il ricordo di Sacconi

Anche oggi le sue idee impongono il coraggio di decisioni discontinue da parte delle istituzioni e dei corpi sociali. Vi si oppongono coloro che invece preferiscono erigere muri difensivi rispetto ai cambiamenti epocali. Biagi avrebbe consigliato di rifiutare le illusioni ottiche delle rigidità regolatorie e dei sussidi, tutelando “realmente” i lavoratori perché siano così protagonisti del loro destino

A ventidue anni dalla tragica morte di Marco Biagi, in una stagione segnata dal progressivo ingresso della Intelligenza Artificiale generativa nei processi di produzione di beni e servizi, si conferma l’attualità delle sue ipotesi di riforma della regolazione del lavoro.

In generale, egli fu il primo a comprendere l’esaurimento della seconda rivoluzione industriale e con essa quello dei lavori ripetitivi. I rapporti di lavoro sarebbero progressivamente diventati intense relazioni tra persone. I lavoratori sarebbero stati richiesti di partecipare al successo aziendale con pensiero critico, intraprendenza, creatività, relazionalità. E la loro dedizione completa avrebbe determinato la richiesta a loro volta di essere considerati nella integralità dei loro bisogni e delle loro aspirazioni. A partire dallo stato di salute.
In particolare, ebbe ragione a segnalare il progressivo superamento della tradizionale separazione tra autonomia e subordinazione della prestazione lavorativa proponendo il contratto a progetto che solo la polemica demagogica sulla “precarizzazione” portò a cancellare. Nella realtà, una quota crescente di lavori si realizzano per obiettivi e sono remunerati in base ai risultati. Sarà necessario riprendere presto quella tipologia, accompagnandola con adeguate tutele, proprio per dare forma a modalità lavorative desiderate e sempre più diffuse.

In una fase di crisi della offerta e di consistente mismatching si ripropone la tesi di Biagi di una pluralità di percorsi educativi coniugando esperienze teoriche e pratiche nella consapevolezza della valenza formativa del lavoro. Così come l’incontro tra domanda e offerta richiede una pluralità di intermediari dedicati a personalizzare le attività di riqualificazione di ciascuno, per la specifica impresa interessata a reclutare, secondo professionalità non riconducibili a competenze standard.

Tuttavia anche oggi le sue idee impongono il coraggio di decisioni discontinue da parte delle istituzioni e dei corpi sociali. Vi si oppongono coloro che invece preferiscono erigere muri difensivi rispetto ai cambiamenti epocali. Biagi avrebbe consigliato di rifiutare le illusioni ottiche delle rigidità regolatorie e dei sussidi, tutelando “realmente” i lavoratori perché siano così protagonisti del loro destino.



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