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Evitare escalation a Kyiv, diplomazia a Gaza, sicurezza nel Mar Rosso. Meloni parla in Senato

In vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo la presidente del Consiglio illustra la strategia internazionale dell’Italia. “Gaza? Hamas ha iniziato questa guerra, ma Israele conservi una reazione equilibrata. La difesa Ue? Permetterebbe all’Europa di compiere un indubbio salto di qualità, anche in considerazione della provenienza di alcuni attacchi. La crisi nel mar Rosso? C’entra l’Iran”

Trenta minuti per fissare i paletti non solo del prossimo Consiglio europeo, ma di una visione geopolitica che abbraccia i maggiori dossier di politica internazionale. Ucraina, Gaza, Mar Rosso, Difesa europea, Piano Mattei, cooperazione e agricoltura spiccano nelle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’aula del Senato, nella consapevolezza che “la libertà e la sovranità hanno un costo e nulla può essere concesso gratuitamente”.

Il riferimento è alla guerra in Ucraina, che sta vivendo in questi giorni la polemica per la proposta del presidente francese Emmanuel Macron, circa un impegno sul campo di truppe Nato. “La nostra posizione non è favorevole a questa ipotesi – dice chiaramente la premier – perché sarebbe foriera di una escalation”. Per cui sostenere l’Ucraina significa aiutare la popolazione ucraina a difendersi. Non si tratta di fornire a Kyiv armi per dieci anni, spiega con riferimento alle accuse fatte circolare da alcuni fronti dell’opposizione, ma costruire un accordo multidirezionale per la cooperazione e la ricostruzione, oltre a condannare le elezioni farsa in territorio ucraino.

Circa la seconda guerra in corso, quella in Medio Oriente, la premier ci tiene a sottolineare un passaggio, che in molti forse hanno già dimenticato: Hamas ha iniziato questa strage, ma il diritto di Israele di difendersi deve essere equilibrato. Esprime la contrarietà italiana ad un intervento militare di terra su Rafah “che avrebbe conseguenze tragiche”, mentre va perseguita la strada della diplomazia già avviata dal triumvirato composto da Usa, Egitto e Qatar.

C’è tempo per i tavoli diplomatici e tempo per politiche di deterrenza: questa la riflessione che Giorgia Meloni ha affidato all’Aula del Senato a proposito di difesa europea, dal momento che investire sulla propria capacità di difesa permetterebbe all’Europa di compiere un indubbio salto di qualità, anche in considerazione della provenienza di alcuni attacchi.

Il riferimento è alle operazioni degli Houthi, che secondo la premier sono parte “di un disegno più vasto che vede purtroppo l’Iran impegnato in prima linea nel sostenere non soltanto gli Houthi, ma anche Hamas e Hezbollah, nonché a rifornire di droni le operazioni russe in Ucraina”. Quel tratto di mare è fondamentale per gli interessi economici e geostrategici dell’Italia, per cui è concreto “il rischio che i maggiori costi sostenuti dalle nostre compagnie di navigazione finiscano non soltanto per comprometterne la competitività ma, anche per scaricarsi sul prezzo finale delle merci, portando a un nuovo aumento dei costi per i consumatori proprio ora che l’inflazione sta finalmente scendendo, e l’Italia si distingue per l’inflazione più bassa registrata tra le economie del G7″.

Da questa riflessione emerge la certezza della premier a proposito della reazione da programmare che deve poggiare su una chiara visione europea “a tutela dei nostri interessi e su una politica di sicurezza e difesa all’altezza delle nostre ambizioni e delle nostre esigenze difensive”.

Il tasto della cooperazione è decisivo, sia in riferimento al dossier immigrazione che alla futura progettualità in un continente che sarà il protagonista degli anni a venire come dimostra l’ideazione del Piano Mattei. Per cui non solo Meloni ribadisce la centralità di uno strumento come l’accordo Ue-Egitto siglato domenica scorsa con Al-Sisi, ma anche la strategicità di nuovi strumenti di cui l’Ue deve dotarsi. Che l’intuizione della scorsa estate con Tunisi fosse corretta lo dimostrano altresì i numeri degli sbarchi forniti da Frontex, con un calo del 60% nei primi mesi del 2024.

Infine l’agricoltura, tematica fondamentale di cui grazie ad una richiesta avanzata particolarmente dall’Italia (“che siamo lieti sia stata recepita”) il Consiglio si occuperà. Si tratta di un settore che è stato troppo a lungo dimenticato e oggetto di attenzioni non sempre benevole, aggiunge, mentre l’Europa si è così risvegliata con i trattori nelle strade, “in prima battuta in quei Paesi che avevano adottato ulteriori misure nazionali particolarmente penalizzanti per il settore, a cominciare dall’interruzione dei sussidi per il gasolio agricolo, scelta che invece non ha fatto l’Italia che ha prorogato quei sussidi”.

Infine si dice fiera, per il regolamento sugli imballaggi, del lavoro svolto dall’intero sistema Italia per preservare un modello di eccellenza per l’economia circolare e mettere in sicurezza un pezzo rilevante del nostro pil. “Se si riesce a mettere l’interesse nazionale davanti agli interessi di parte, non c’è nulla che non possa fare”.

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