Il ministro per le Imprese Adolfo Urso riunirà a Verona e Trento gli omologhi delle sette grandi economie, per arricchire la presidenza italiana di un’agenda da condividere il più possibile. Sfida alla Cina, sicurezza tecnologica e autonomia gli obiettivi
Ancora 48 ore e il G7 a guida italiana darà il suo primo, vero, colpo di gas, dopo la riunione virtuale dello scorso 24 febbraio, focalizzata sul sostegno finanziario all’Ucraina. Il14 marzo, a Verona e poi a Trento, il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, riunirà i sette ministri dell’Industria e della Tecnologia delle maggiori economie, con l’obiettivo di condividere il più possibile l’agenda italiana e rispondere nel modo più compatto possibile alla sfida dei Brics. Agenda che ha delle precise priorità, come chiaramente emerso nel corso della conferenza stampa tenutasi presso il Salone degli Arazzi del ministero del Made in Italy, a Via Veneto.
Lo slogan scelto è d’altronde abbastanza eloquente, Impresa Italia verso il G7, ovvero portare il sistema industriale ed economico italiano al centro del confronto in seno al G7, con un unico filo conduttore: la sicurezza e l’autonomia. Oltre allo stesso responsabile dell’ex Mise, all’evento hanno preso parte Marco Fortis, economista e vicepresidente Fondazione Edison, ed Emma Marcegaglia, B7 Chair Confindustria.
UN G7 FORMATO IMPRESE
La chiave di lettura dell’appuntamento in Veneto l’aveva data poche ore prima lo stesso Urso, parlando a margine dell’assemblea di Unindustria, l’associazione degli imprenditori del Lazio. “L’industria è centrale per la sicurezza dell’Italia e dei Paesi occidentali e per questo l’Italia, con la presidenza del G7, ha deciso di ripristinare la ministeriale industria. Era sfuggito dai riflettori dei grandi quanto importante è e sarà l’industria e la produzione per la sicurezza economica e la sicurezza in generale per le economie occidentali. Abbiamo voluto dare anche particolare evidenza al B7 (il lavoro di confronto e di proposta degli imprenditori dei sette Paesi, parallelo a quello dei sette governi e con Confindustria, essendo la presidenza italiana, a fare da padrona di casa, ndr), ci saranno oltre 200 imprese tra quelle più significative del G7 e non solo, perché l’industria è al centro della nostra attività, come è giusto che sia, essendo l’Italia il secondo paese manifatturiero d’Europa”.
Ma quanto vale oggi il B7? I numeri non mancano e sono proprio quelli elaborati in occasione della riunione a Verona da Confindustria, in collaborazione con Deloitte. Ebbene, la potenza di fuoco delle sette grandi economie parla di quasi 3mila miliardi e mezzo di investimenti entro il 2026 per la digitalizzazione e un valore della manifattura globale che ha superato i 16mila miliardi nel 2022.
Nel dettaglio, il settore manifatturiero globale ha raggiunto un valore di 16,2mila miliardi di dollari nel 2022, con un aumento del valore aggiunto globale del 3,6% (2024-2028) e un peso medio del 16% circa sul Pil mondiale, nonostante alcune fasi di oscillazione negli ultimi anni (-3% nel 2020, +18% nel 2021, +1% nel 2022). Inutile dire che la manifattura è traino determinante del Pil per i G7 (in particolare in Germania, Giappone e Italia) e una voce fondamentale dell’export: nel 2022, la Germania ha esportato per 1.632 miliardi di dollari, il Giappone per 751 miliardi di dollari, mentre l’Italia ha raggiunto i 623 miliardi di dollari.
TACCUINO ITALIA
Ed ecco allora le priorità dell’agenda italiana, volta ad alzare uno scudo contro l’aggressività e la concorrenza decisamente sleale della Cina. Tre sono i punti focali, secondo i documenti diffusi dallo stesso Mimit a margine dei lavori. La difesa del sistema internazionale basato sullo stato del diritto, il rapporto con le Nazioni in via di sviluppo e le economie emergenti e l’Africa, l’Intelligenza Artificiale e i suoi meccanismi di governance. Il senso della missione italiana al G7 è messo in calce nella stessa documentazione.
“Nel contesto storico attuale, caratterizzato da un ritorno della competizione tra gli Stati, la forza delle democrazie e dell’Occidente torna ad essere la capacità dei Paesi del G7 di mettere in cooperazione sempre più stretta le proprie imprese. La sicurezza politica dell’Occidente passa sempre più per il
concetto di sicurezza economica e di autonomia strategica e questa per nuove forme di collaborazione tra Stati ed imprese. Soprattutto nelle tecnologie e nei domini che saranno determinanti per il futuro, come il settore aerospaziale e le tecnologie abilitanti come i semiconduttori, l’Intelligenza Artificiale, il Quantum Computing“.
Stringendo poi il campo sul digitale, l’obiettivo del governo italiano da condividere con i suoi partner del G7 è quello di “assicurare lo sviluppo e l’adozione di tecnologie di nuova generazione all’interno dei nostri sistemi industriali, con l’obiettivo di dare un concreto slancio alla produttività e alla competitività in maniera rispettosa dei principi democratici, dell’etica e della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
POLITICA INDUSTRIALE AL CENTRO
Il messaggio sotteso all’intero G7 lo ha poi dato lo stesso ministro Urso. “Sono sette anni che la politica industriale non entrava al centro dei lavori del G7. Il B7 ci darà la cifra del confronto, collateralmente al G7, facendo da apripista. Oltre ai sette Paesi interessati, abbiamo esteso i nostri orizzonti, invitando i rappresentanti di economie che per l’Italia e lo stesso G7 possono essere strategici. Abbiamo dunque invitato la Corea del Sud, che sul digitale è senza dubbio all’avanguardia, gli Emirati che sul terreno della connettività sono certamente molto avanti e l’Ucraina. Questi tre Paesi sono invitati e parteciperanno al B7”, ha spiegato Urso.
“Credo che sia arrivato il momento di delineare l’industria italiana del futuro, lo dimostrano gli investimenti che stiamo portando avanti, soprattutto nella microelettronica (pochi giorni fa l’Italia ha siglato con l’azienda di Singapore, Silicon Box, un accordo per investire 3,2 miliardi nello Stivale, ndr) e nella space economy. Per presentarci al meglio al cospetto degli altri Paesi abbiamo predisposto questo documento, per farci anche conoscere meglio: è chiaro che il mondo è cambiato, viviamo in una nuova era geoeconomica e geopolitica, con un’Europa accerchiata da due guerre e dalle minacce alla navigazione del Mar Rosso. Anche e soprattutto per questo abbiamo chiesto e ottenuto di ripristinare il G7 dell’industria in seno allo stesso G7″.