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Obiettivo energia. Ecco i rischi per le infrastrutture di Taiwan in caso di conflitto

Taiwan energy

Una simulazione realizzata da un think thank locale mostra come l’apparato energetico del Paese non sia strutturato per essere resiliente ad un eventuale confronto militare con la Repubblica Popolare Cinese

Le ultime notizie in arrivo dal fronte ucraino, con un accanimento degli attacchi missilistici verso le centrali e gli snodi cruciali del servizio elettrico, mettono ulteriormente a fuoco la sensibilità delle infrastrutture energetiche (e non solo) in uno scenario di conflitto. Una sensibilità evidenziata anche dai risultati di un recente wargame promosso dal think thank taiwanese Taiwan Center for Security Studies, che ha visto la partecipazione di più di centottanta attori taiwanesi o meno, il quale si è focalizzato proprio sulle infrastrutture civili. Fornendo un quadro tutt’altro che ottimista.

I risultati di questa simulazione, secondo quanto riportato dal Financial Times, mettono nero su bianco come allo stato attuale le riserve energetiche, la rete elettrica, le strutture di stoccaggio e i piani di crisis management non siano capaci di garantire nemmeno le forniture di energia di base in caso di blocco navale di Pechino o di un attacco missilistico condotto dalla People’s Liberation Army. Suggerendo l’insufficienza degli sforzi del governo guidato dal Partito Democratico Progressista, il quale si è concentrato sul rendere più resiliente l’economia (compreso il settore energetico) le supply chain tecnologiche e le infrastrutture di comunicazione.

“Abbiamo carenze nella fornitura di energia elettrica anche adesso, per non parlare dei tempi di guerra”, ha dichiarato il professore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo Economico di Taiwan della National Central University Liang Chi-yuan, che ha guidato le discussioni sulla resilienza energetica durante i due giorni del wargame. Secondo l’accademico Taiwan potrebbe mantenere almeno una certa capacità di riserva nel caso di interruzione delle forniture di combustibili fossili soltanto facendo marcia indietro sui piani di eliminazione graduale dell’energia nucleare entro il 2025. Il Partito Democratico taiwanese porta avanti da anni la battaglia per l’abbandono graduale dell’energia nucleare. Ma il presidente eletto Lai Ching-te, esponente dello stesso partito, ha voluto mostrare flessibilità durante la sua campagna elettorale affermando che l’energia nucleare potrebbe essere considerata come un’opzione di riserva.

Se la Repubblica Popolare Cinese decidesse di imporre un blocco navale (anche parziale) nei confronti dell’isola, dalla simulazione si evince che Taiwan rimarrebbe senza gas nel giro di poche settimane. I partecipanti al wargame hanno suggerito di adeguare le centrali elettriche per farle funzionare all’evenienza con petrolio o carbone, di cui Taiwan dispone di maggiori scorte, come opzioni di riserva.

Interessante notare come uno dei principali promotori della simulazione citata dal Financial Times sia stato Richard Chen, ex vice ministro della Difesa e comandante della Marina, ma anche rappresentante del Kuomintang (il principale partito di opposizione a quello Democratico) dal gennaio di quest’anno. Chen ha dichiarato che i risultati dell’esercitazione saranno utilizzati per redigere una strategia di sicurezza nazionale che intende proporre. Il Kuomintang ha a lungo attaccato l’ambizione del Partito Democratico di abbandonare contemporaneamente l’energia nucleare, sostituire il carbone con più gas naturale e aumentare la produzione di energia eolica e solare in mare aperto, ritenendola irrealizzabile.

L’altra principale vulnerabilità emersa nel wargame è legata all’invecchiamento della rete elettrica del Paese, altamente centralizzata. La capitale Taipei si affida alle forniture delle centrali elettriche del centro e del sud dell’isola, ma tutta la trasmissione passa attraverso tre colli di bottiglia principali, che potrebbero facilmente essere messi fuori uso da operazioni di cyber o electronic warfare, privando così di energia non solo la capitale ma anche i centri produttivi.

Tra le possibili policies che il governo potrebbe implementare per rafforzare la sicurezza nel settore vi è la revisione delle procedure di funzionamento in tempo di guerra dell’azienda statale Taipower, responsabile della gestione della rete elettrica nonché della maggior parte della produzione di energia, le quali non sono state aggiornate dal 2007.

Ma anche l’organizzazione di simulazioni pubbliche periodiche dell’approvvigionamento energetico in tempo di guerra e di conferenze che raccolgano i contributi dell’industria per aiutare a pianificare i blackout a rotazione, il razionamento dell’energia e le forniture di emergenza di elettricità agli ospedali e alle forze armate, necessarie in caso di una riduzione delle forniture di energia dovute ad attacchi militari.

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