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L’orchestra femminile Olimpia, non solo musica ma anche motore sociale. L’intervento di Girelli

Nella Cappella Paolina del Quirinale, l’orchestra Olimpia di Pesaro ha eseguito un concerto alla presenza del Presidente Sergio Mattarella. Vasti gli orizzonti di queste musiciste che non limitano il loro impegno all’arte ma attraverso l’arte danno vita ad un vero e proprio motore sociale. L’intervento di Giorgio Girelli, presidente emerito del Conservatorio Statale Rossini

L’invito era pervenuto direttamente dal Presidente Sergio Mattarella in occasione della sua partecipazione il 20 gennaio alla inaugurazione di “Pesaro Capitale della cultura 2024”. In quella circostanza l’Orchestra Olimpia, composta da sole musiciste e diretta fa Francesca Perrotta, si era esibita in un applaudito concerto.

E nella celebre Cappella Paolina del Quirinale, presenti il presidente Mattarella, la figlia Laura, il consigliere Giovanni Grasso ed un folto pubblico, la direttrice Francesca Perrotta ha guidato di nuovo la orchestra “Olimpia” nella brillante esecuzione di musiche rientranti nella stagione “I concerti al Quirinale”, produzioni gestite da Rai-Radio 3 in collaborazione con “Rai Quirinale”. Molto elogiata anche la pianista Roberta Ridolfi, direttrice artistica dell’orchestra, che ha aperto la manifestazione con il “Concerto per pianoforte e orchestra n.4 in sol maggiore op.58”.

È quindi seguita in prima assoluta “Elegia” del compositore Danilo Comitini, nato in Inghilterra e formatosi in Italia, al conservatorio di Pesaro dove si è diplomato e dove tuttora mantiene contatti. Nell’introdurre la esecuzione il conduttore Stefano Catucci ha descritto la composizione “una forma di preghiera che non è legata a una confessione religiosa e che è stata scritta pensando alla Cappella Paolina, forse il primo pezzo che viene dedicato a questo spazio dalla fine del XVII e inizio del XVIII secolo”.

Il programma veniva completato dal brano “Shuo”, di Chen Yi, compositrice e violinista tra le più importanti della Cina di oggi, naturalizzata statunitense e nel 2006 finalista del Premio Pulitzer per la musica  con la sua composizione “Si Ji”.

Francesca Perrotta e Giorgio Girelli

La direttrice Perrotta ha commentato: “Suonare alla Cappella Paolina a chiusura della settimana in cui si celebra la Giornata Internazionale della Donna è stato un onore immenso”.  Dall’evento risulta comunque un grande onore pure per la città di Pesaro, rappresentata al Quirinale del Vicesindaco Daniele Vimini, la quale vede confermata la sua identità di “città creativa della musica” Unesco nonché di “capitale della cultura 2024”, ed anche per il conservatorio Rossini avendo la direttrice Perrotta studiato, oltre che con prestigiosi maestri e all’European Conducting Academy di Vicenza, anche con il maestro Manlio Benzi ordinario della cattedra di direzione d’orchestra al conservatorio pesarese, mentre la pianista Roberta Pandolfi, co-fondatrice e direttrice artistica della Orchestra Olimpia, si è diplomata al “Rossini” dopo aver seguito i corsi del noto maestro Giovanni Valentini.

La compagine fondata a Pesaro nel 2018 appunto dalla pianista Roberta Pandolfi e dalla direttrice d’orchestra Francesca Perrotta ha debuttato nel 2019 al Teatro Rossini di Pesaro in occasione della Giornata internazionale della Donna. Tuttavia i suoi obiettivi vanno ben al di là della musica.

Impegnata nella difesa dei diritti umani la formazione pesarese ha intessuto stretti contatti con l’Orchestra Zohra di Kabul, unica formazione femminile sorta in uno stato islamico. Ahmad Naser Sarmast, musicologo, attivista per i diritti umani, nel 2010 ha fondato a Kabul l’Istituto Nazionale Musicale Afgano (ANIM) il cui primo ensamble è stata la Afghan Youth Orchestra (AYO). Questa è composta da ragazze e ragazzi tra i 14 e i 20 anni, il cui scopo è preservare e promuovere il ricco patrimonio musicale afghano usando strumenti tradizionali locali (il sitar, il rubab, le tabla, il sarani, la dhamboura)  e strumenti musicali europei (gli archi, i legni, il pianoforte). E dalla componente femminile  dalla AYO è emersa l’Orchestra Zohra.

Da quando i «figli di Dio», cioè i talebani, hanno riconquistato nel 2021 Kabul, tutto questo non esiste più. L’Istituto è stato chiuso, gli strumenti musicali distrutti. La musica è considerata immorale. Non solo. La musica in Afghanistan è tornata ad essere un crimine ed è stata bandita dalla vita sia pubblica che privata. Fruendone, sia da ascoltatori che da suonatori, si rischia il carcere.

Grazie all’intermediazione del noto violoncellista statunitense Yo-Yo Ma, che ha chiesto aiuto al Qatar, è iniziato un lungo braccio di ferro diplomatico con i talebani per ottenere il lasciapassare per l’intera orchestra e i loro familiari. Attraverso cinque diversi voli i musicisti, molti dei quali ancora ragazzi, sono atterrati prima in Qatar dove hanno ricevuto in dono nuovi strumenti musicali e poi in Portogallo. Tutta la comunità musicale afghana è stata dunque costretta all’esilio e tramite l’aiuto del governo portoghese l’orchestra si è ricostituita a Lisbona.

Superate non poche difficoltà organizzative l’Orchestra Olimpia ha svolto insieme alla Afghan Youth Orchestra, di cui fanno parte anche le componenti della  orchestra femminile Zohra,  un concerto il 9 gennaio 2024 al teatro Rossini di Pesaro, che è stato trasmesso da Rai-Radio3. Era presente Ahmad Naser Sarmast. AYO e Olimpia sono state  guidate dal portoghese Tiago Moreira Da Silva e da Francesca Perrotta, direttrice di Olimpia.

Il titolo dello spettacolo – Musica per la libertà – è stato scelto per ricordare una delle libertà negate in Afghanistan: quella di fare musica. Un patrimonio musicale antico di oltre un millennio è diventato impraticabile. Olimpia dunque persegue “la promozione dei valori democratici, i diritti umani, la parità di genere, il rispetto per le diverse culture musicali”.

Aspetto connesso riguarda le compositrici, come rimarca Roberta Pandolfi: “La nostra proposta si allarga anche alla ricerca della musica composta da donne. Data la nostra attività anche nelle scuole, il nostro progetto per Pesaro Capitale della Cultura 2024, sarà proprio quello di raccontare 8 compositrici e direttrici d’orchestra. Storie di donne a cui spesso non era nemmeno permesso di avere una carriera pubblica”. Le puntate saranno disponibili fino al 31 dicembre di quest’anno. Gli appuntamenti risultano dedicati a: Julia Wolfe (1958), Dora Pejačević (1885-1923),  Amy Beach (1867-1944), Metaura Torricelli (1867-1893),  Chen Yi (1953), Sophie Menter (1846-1918), Sofja Gubaidulina (1931), Silvya Caduff (1937).

Ma il percorso della emancipazione è stato sempre impervio anche in Italia. Si va dal referto della Cassazione del 1883 che, in conformità alla decisone della Corte d’appello di Torino confermava, che «l’avvocheria è un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non devono punto immischiarsi le femmine». E ciò  perché, tra l’altro, le avvocate potrebbero essere “costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste». Senza considerare che la presenza di una donna al banco della difesa poteva compromettere  (addirittura!) «la serietà dei giudizi e gettato discredito sulla magistratura stessa perché, se l’avvocata avesse vinto la causa, le malelingue avrebbero potuto malignare che la vittoria sarebbe stata dovuta alla leggiadria dell’avvocatessa più che alla sua bravura». Pertanto Lidia Poet, prima donna italiana ad essere iscritta all’albo degli avvocati di Torino, ne doveva essere cancellata. Le fu possibile poi reiscriversi nel  1920  a seguito  della legge “Sacchi” del 1919, che autorizzava  le donne ad entrare nei pubblici uffici, ad esclusione della magistratura, della politica e dei ruoli militari.

Più recenti le angherie subite da Margherita Hack prima di conseguire la cattedra universitaria. Quando lavorava all’Osservatorio di Merate  il direttore teneva nascosti i risultati delle sue ricerche, ovvero  boicottava la fruizione di una borsa di studio del Cnr da lei vinta per andare ad Utrecht. All’osservatorio astronomico di Arcetri le cestinarono un invito che le era pervenuto dalla Accademia delle scienze russa.

In realtà una donna preparata e capace deve disporre delle stesse opportunità degli uomini. Ed oggi sono numerose le donne che, prevalendo nel confronto con gli uomini, hanno raggiunto posizioni in prestigiosi vertici. Non tutto però è risolto. Retaggi di assurdi pregiudizi nei riguardi delle donne persistono. Specie nel settore delle lavoratrici madri come viene illustrato nel saggio presentato da Angela Maria Bocci al convegno di studi organizzato a Milano dalla Società italiana degli storici economici nel giugno dello scorso anno. Si chiede Ida Molaro, presidente della neonata Associazione Giornaliste Italiane: “Siamo tante, siamo brave, eppure non riusciamo a imporci come dirigenti. Forse perché non riusciamo ancora a coniugare famiglia e lavoro?”.  Ma la donna è come il fiore cantato da Rose Villain in Hattori Hanzo che sboccia nonostante tutto: “Una bella metafora – rileva l’artista –  della resilienza delle donne” posta al centro di quello che Rose definisce  “un inno al potere delle donne che sanno trasformare la fragilità in forza e che creano bellezza dove c’è dolore”.

E Roberta Rodolfi  in una dichiarazione al Resto del Carlino così sintetizza il programma del complesso musicale femminile pesarese: “Orchestra Olimpia nasce per  cercare di dare al nostro percorso   artistico un ulteriore significato veicolando messaggi legati alla valorizzazione delle donne  nel lavoro musicale, ma anche  l’attenzione al sociale, alle  problematiche delle altre donne  nel mondo, degli altri musicisti, del diritto allo studio dei  bambini e dei giovani in Italia e nel mondo”. In una intervista ad “Utopia” Francesca Perrotta ha detto: “Attraverso la musica vogliamo veicolare messaggi nei quali crediamo, i diritti alla musica, alla cultura, i diritti delle donne, e di tutte le persone”.

Ce n’è abbastanza per cogliere quanto vasti siano gli orizzonti di queste musiciste che non limitano il loro impegno all’arte ma attraverso l’arte danno vita ad un vero e proprio motore sociale.

Questo fa capire come l’invito di Matterella vada ben oltre l’apprezzamento musicale e l’atto di cortesia verso una entità pesarese. La collocazione del concerto eseguito da una formazione composta di sole musiciste è avvenuto a ridosso del discorso pronunciato l’8 marzo dal Presidente e nel contesto della “giornata internazionale della Donna” nel corso della quale egli ha evidenziato che “donne e arte o, meglio, donne dell’arte è il tema che abbiamo scelto per questa giornata della donna 2024. Un argomento che vuole sottolineare il contributo femminile nella immaginazione, nella creatività delle arti”.

E l’orchestra Olimpia ha offerto apprezzata e concreta testimonianza delle parole del Presidente. Mattarella ha poi ulteriormente sottolineato come quello della donna nell’arte sia “un contributo di grande importanza – e troppo spesso trascurato o, talvolta, addirittura ignorato – in uno dei settori fondamentali per la vita stessa dell’umanità. È facile constatare che la donna, nella pittura, nella musica, nella letteratura, è stata, a lungo, feconda e continua fonte di ispirazione, celebrata, dipinta, raccontata. Ma, a ben vedere, lo è stata prevalentemente come oggetto, come motivo di ispirazione della creazione artistica. Ben di rado come soggetto operante. Ispiratrice di capolavori, ma raramente artefice e realizzatrice”.

L’Olimpia e le sue dirigenti sono invece “soggetti operanti”. E non solo nell’arte musicale come la loro articolata e benemerita testimonianza dimostra.

 

 


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