Houthi a ferro e fuoco progettano i vertici militari americani e inglesi. Dal Mar Rosso a Gaza, l’attenzione internazionale torna a focalizzarsi sull’Ucraina e sul nuovo sostegno dell’Europa a Kyiv. L’analisi di Gianfranco D’Anna
Offensiva contro gli Houthi ad una svolta. Pentagono e comando strategico inglese starebbero valutando se oltre ai raid aerei sia necessario impegnare per rapidi blitz le truppe speciali dei Navy Seal e delle Sas.
Le rilevazioni satellitari e i ripetuti attacchi contro le navi in transito nel Mar Rosso con droni e missili hanno evidenziato che, come Hamas, le milizie filo iraniane yemenite hanno realizzato una rete di depositi, rifugi e bunker sotterranei che consentono loro di continuare a prendere di mira le navi commerciali e in qualche caso tentare di attaccare anche le unità delle marine militari Usa, inglese ed europee.
Con incursioni sul terreno mordi e fuggi, la distruzione dei rifugi e delle basi degli Houthi risulterebbe capillare e definitiva, ma i vertici militari di Washington e Londra stanno valutando i notevoli rischi che comporterebbe il pur rapido impiego di truppe speciali sull’accidentato territorio yemenita, caratterizzato da pianure costiere a ridosso di altopiani e canyon fra monti e deserti.
I piani di intervento sono stati comunque già predisposti nei minimi dettagli e l’eventuale operatività prevede la massiccia copertura aereo navale e l’intervento degli elicotteri da combattimento.
Secondo gli esperti infatti la comune matrice strategica iraniana dei depositi e dei rifugi sotterranei, fotocopia dei bunker dei terroristi di Hamas nella striscia di Gaza, può essere neutralizzata soltanto con una doppia forza d’urto sul terreno e con i bombardamenti aerei che circoscrivono ed isolano l’area. “Si attacca con le forze frontali, ma si vince con quelle laterali”, sostiene lo storico stratega cinese Sun Tzu.
L’ulteriore intensificazione degli attacchi degli Houthi alle navi in transito dirette o provenienti dal Canale di Suez renderebbe inevitabili i raid dei commandos anglo americani. Per gli eventuali blitz saranno preziose le immagini e l’esperienza delle truppe di Israele, impegnate nell’offensiva contro Hamas a Gaza. L’intelligence ritiene che i progetti dei bunker sotterranei dei terroristi islamici palestinesi e yemeniti condividano le stesse planimetrie di massima con analoghe tecniche di aereazione e dislocazione delle entrate e delle vie di fuga segrete.
A Gaza il prolungarsi delle trattative lascia presagire che la tregua potrà essere raggiunta solo dopo che le forze di Gerusalemme completeranno la distruzione dei bunker sotterranei di Hamas a Rafah. L’inizio del Ramadan può avere un duplice impatto: accelerare l’accordo di tregua o acuire le tensioni con i palestinesi anche a Gerusalemme e in Cisgiordania.
Lo schema essenziale della tregua prevede una sospensione dei combattimenti per sei settimane e la liberazione da parte di Hamas di 40 ostaggi israeliani in cambio di un certo numero di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Ma Hamas appare divisa. Secondo la stampa americana vi sarebbero contrasti tra i leader del gruppo terroristico, Yahya Sinwar che si nasconde a Gaza e Ismail Haniyeh, che si trova invece a Doha. “Usano il popolo palestinese come carne da macello per accusare Israele di genocidio, ma il vero responsabile dei massacri é proprio Hamas”, accusano i media Usa e israeliani.
In concomitanza con la mobilitazione umanitaria internazionale, già scattata da parte di Washington a favore dei palestinesi, la tregua che sarà comunque raggiunta fra il mese del Ramadan e la Pasqua cattolica dovrebbe prevedere l’avvio di negoziati per un cessate il fuoco permanente.
L’interruzione temporanea o duratura del conflitto in Medio Oriente e l’intensificazione dell’offensiva contro gli Houthi per rendere nuovamente sicura la navigazione nel Mar Rosso, farà tornare nuovamente in primo piano la guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin all’Ucraina.
Secondo l’intelligence dei Paesi baltici, Mosca sarebbe in grado di continuare a combattere contro Kyiv almeno per altri due anni.
Il quotidiano inglese The Guardian denuncia che l’armata russa arruola forzatamente e spedisce in prima linea giovani indiani e nepalesi, attirandoli con annunci trappola di ricchi contratti di addetti alla sorveglianza di varie aziende.
I resoconti descrivono in dettaglio come, al loro arrivo in Russia, i giovani indiani e nepalesi siano indotti a firmare contratti scritti in russo (che sono stati visionati dal Guardian) e poi una volta che sono stati privati dei passaporti e sottoposti ad un rapido corso di addestramento militare vengono mandati allo sbaraglio a combattere contro gli ucraini. I contratti li impegnano a un arruolamento per almeno un anno nelle forze armate russe, senza via d’uscita se non con anni di prigione.
Il caso é esploso quando i familiari sono stati informati, dopo mesi, della morte dei figli in combattimento. È il destino, secondo le stime del quotidiano inglese, di centinaia di indiani che sono finiti inconsapevolmente in prima linea nella guerra russo-ucraina contro la loro volontà, dopo aver accettato offerte di lavoro per ruoli descritti come aiutanti o addetti alla sorveglianza. In alcuni casi, le famiglie affermano che i lori congiunti pensavano di volare a Dubai per lavoro, per poi scoprire che erano stati trasferiti in Russia.
L’arruolamento forzato allevia a Mosca, in vista delle votazioni presidenziali della settimana prossima per la scontata conferma di Putin, la necessità di mobilitare altri giovani russi, ma acuisce i rapporti con Nuova Delhi e la Cina che considera il Nepal un proprio protettorato. E potrebbe giustificare, come ha affermato il Presidente francese Emmanuel Macron, l’invio a sostegno delle forze ucraine di soldati europei arruolati come contractors o volontari.
Il reportage del Guardian conferma tragicamente come i russi nonostante le perdite significative, continuino a lanciare assalti, sia di giorno che di notte e ad attaccare ad ondate pur di guadagnare poche centinaia di metri, che costano decine e decine di vite. Le vite degli altri.
La reazione di Londra non si è fatta attendere. Il governo inglese si è detto pronto a devolvere a Kyiv tutti i beni congelati della Banca centrale di Mosca nel Regno Unito, sulla base della semplice constatazione che la Russia sarà costretta a pagare le riparazioni all’Ucraina alla fine della guerra. “I beni saranno usati come garanzia per il pagamento delle riparazioni”, ha detto il ministro degli Esteri britannico, David Cameron.
Il precedente inglese potrebbe sbloccare l’analoga confisca da parte della Bce e dei Paesi europei delle centinaia e centinaia di miliardi di euro di depositi e beni russi posti sotto sequestro all’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Difendersi da Putin con i soldi di Putin, rappresenterebbe il segnale più significativo col quale l’Europa potrebbe inaugurare il quinto mandato della sua presidenza illusoriamente a vita. Un messaggio razionale di perseveranza simile a Sant’Agostino: “Discernere per capire e capire per discernere”. Il problema é che Putin crede solo in se stesso…