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Come cammina il Piano Mattei. L’Africa e l’apertura di credito secondo Meloni

Lo strumento operativo del governo conferma i punti strategici dell’iniziativa di Palazzo Chigi e attende nuovi contributi in un’ottica di dialogo e condivisione. I 40mila ettari coltivati per la crescita da parte della Coldiretti dimostrano che collegialità e visione restano i pilastri del progetto che colma un vuoto italiano sul tema

Il grande interesse manifestato da parte del sistema-Italia per il Piano Mattei è la risposta d’insieme che il governo si aspettava dal paese. È questo, tra le altre cose, un passaggio caro a Giorgia Meloni che, in occasione della cabina di regia sull’iniziativa per l’Africa, entra nel merito di azioni e indirizzi. Punto di partenza è il vertice ItaliaAfrica dello scorso gennaio a Roma quando, secondo il premier, la prima iniziativa italiana del G7 ha fatto confluire nella Capitale italiana i vertici africani, europei e di istituzioni mondiali cardine. “Un grande successo italiano csenza precedenti nelle relazioni italo-africane”.

Cabina di regia

Lo strumento della cabina di regia dispone di alcune funzioni ben precise tra le quali c’è quella di coordinare le attività del Governo nei confronti delle nazioni africane; finalizzare e aggiornare costantemente il piano; monitorare la sua attuazione; approvare la relazione annuale al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno. La composizione della cabina di regia molto ampia e articolata e a differenza di quello che accade per altre cabine, non comprende solamente le amministrazioni centrali, i ministeri, la Conferenza delle Regioni e delle Province, ma anche le diverse agenzie, le società dello Stato, i rappresentanti delle imprese a partecipazione pubblica, dell’università, della ricerca, del terzo settore che si occupano particolarmente di cooperazione e sviluppo.

Il motivo? Una scelta di matrice politica al fine di coinvolgere in questa grande sfida tutto il sistema Italia per mettere in rete le esperienze migliori. Il decreto ad hoc ha previsto anche la nascita di una struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio con il ruolo di affiancare la cabina di regia, curando tutti gli aspetti operativi, coordinata dal consigliere diplomatico, l’ambasciatore Fabrizio Saggio.

Apertura di credito

Il vertice del 28 gennaio è stato una sorta di enorme apertura di credito da parte dell’Africa. Questo secondo il presidente del consiglio non deve essere un risultato di cui bearsi, ma uno stimolo a raddoppiare sforzi e progettualità. Nello specifico, ha annunciato che per la cooperazione con l’Africa verranno interessate aree di intervento come l’istruzione e la formazione, la sanità, l’acqua e l’igiene, l’agricoltura, l’energia e le infrastrutture in nove nazioni: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia.

Cosa significa quella apertura di credito? Secondo il premier l’Africa ha intravisto nel Piano Mattei delle innovazioni. “In primis l’approccio italiano, nuovo e diverso, nei rapporti e nella cooperazione con il continente africano che non è predatorio o paternalistico, né caritatevole cioè non è l’approccio di chi ti guarda dall’alto in basso e tende a spiegarti che cosa dovresti fare, come dovresti vivere e poi non è molto disponibile a dare una mano. La cooperazione che noi vogliamo mettere in piedi con i paesi africani è una cooperazione che tiene conto del fatto che l’Africa non è un continente povero”.

Il riferimento è al fatto che l’Africa è un continente che attualmente detiene il 60% di metalli e terre rare, in crescita demografica quindi anche con un enorme potenziale di capitale umano, “che chiaramente non sempre è stato messo nella condizione di poter sfruttare al meglio quelle risorse per se stesso, prima di tutto”.

Orizzonte Africa

Questa capacità di immaginare la cooperazione si concretizza, secondo Meloni, come un rapporto da pari a pari e non come un semplice aiuto verso chi è in difficoltà. In secondo luogo ampio spazio va alla condivisione, ovvero al modo di approcciarsi con altri Paesi per individuare le priorità di intervento. “Quello che noi stiamo facendo con il Piano Mattei è condividere con i Paesi nei quali operiamo per creare con loro rna cooperazione strutturale che diventa cooperazione di medio lungo periodo, nella capacità di costruire insieme risposte durature e non iniziative spot”.

Infine il terzo elemento, quello delle iniziative: in questo senso spicca quella di Coldiretti per 40mila ettari coltivati, con la creazione di posti di lavoro, la fornitura di beni e servizi, lo sviluppo delle agroenergie da fonte rinnovabile e la trasmissione di conoscenza e tecnologia per la produzione locale.

Questo progetto promosso da Coldiretti con BF, Filiera Italia e Consorzi Agrari d’Italia impatta su uno scenario di contatti e scambi a livello internazionale con la collaborazione del ministero degli Esteri e del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare per accordi per la fornitura di macchinari, tecnologia, sementi e conoscenze ma anche prodotti alimentari di base. Una collaborazione che coinvolge dall’Algeria all’Egitto, dall’Angola al Ghana e prevede la produzione di colture strategiche per il consumo locale come ad esempio frumento, soia, mais, riso, banane, ortaggi e frutta di vario tipo.

Nel progetto è previsto anche inserire il Mediterranean African Markets Initiative, realizzato in Africa e finanziato dal ministero degli Esteri svolto dal Ciheam Bari con la collaborazione di Coldiretti, World Farmes Market e Campagna Amica. Verrà costruita una rete di mercati in Tunisia, Egitto, Kenya, Libano e Albania, al fine di contrastare l’insicurezza alimentare.


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